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L’asse Fermo-München: una alleanza nel segno della fede

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Un momento di pausa, tra una riflessione e l’altra, mi ritrovo con Francesco e altre persone seduto attorno un tavolo di legno nello “Stube”, il salone dell’ostello “Miriam” gestito dalle Suore di Don Bosco a Benediktbeuern, un paesino ai piedi delle Prealpi Bavaresi, in Germania.

“Ormai sono più di sei anni che va avanti quest’iniziativa… – gli altri annuiscono: come passa veloce il tempo! – peccato che non siamo riusciti a coinvolgere ancora quelli di Francoforte…”; “Beh, sai – intervengo io – Monaco – Francoforte sono quasi 400 Km…”; “Ah! – si illumina Francesco – … allora è vicino!”. 400 Km è “vicino”… in effetti per Francesco lo è perché lui, insieme a Sara e Massimiliano, i responsabili diocesani del settore giovani di Azione Cattolica di Fermo, di chilometri se ne è fatti circa il doppio per arrivare sabato mattina al ritiro adulti dell’AC di Monaco di Baviera, viaggiando tutta la notte di venerdì. Esiste infatti da diversi anni una sorta di gemellaggio tra la AC di Fermo e l’associazione missionaria di AC a Monaco di Baviera che opera al servizio della Missione Cattolica Italiana presente nel capoluogo bavarese.

Partire il venerdì sera, partecipare attivamente a un ritiro adulti con tanto di veglia notturna e ripartire la domenica pomeriggio per l’Italia è qualcosa che lascia il segno, non solo a livello di occhiaie per la settimana successiva. “Come mai siete venuti?”, “Ma vi pagano bene?” sono domande che sono circolate fra i partecipanti al ritiro, domande legittime che non si aspettano quella riposta così semplice e altrettanto spiazzante; “Siamo venuti perché ci avete invitato…”. Mi torna in mente l’estate del 2004: io già in Germania da qualche anno per motivi di lavoro, che mi trasferisco con tutta la famiglia definitivamente nel quartiere di Waldperlach di Monaco.

Troviamo una chiesa dove si dice la Messa in italiano, conosciamo altre famiglie che ci accolgono, decidiamo insieme di “far qualcosa” per i ragazzi, per la comunità. Già, ma cosa? Passa un anno e durante le vacanze estive del 2005, trascorse come sempre al nostro paese di origine, Potenza Picena, incontriamo i vecchi “colleghi” di Azione Cattolica, alcuni dei quali ora con cariche diocesane. “Pensate che si potrebbe fare un gruppo di Azione Cattolica a Monaco di Baviera?”, domando… “Potrebbe essere un’idea, proviamo a sentire in Diocesi!”.

La cosa è più o meno partita così e adesso, dopo anni di contatti con la Presidenza Diocesana di AC, dopo un numero imprecisato di viaggi di notturni di “delegazioni” inviate da Fermo e conseguenti occhiaie, dopo un congruo scambio di casse di birra e “Weißwürste” (insaccati tipici della Baviera) contro bottiglie di Rosso Piceno e ciauscoli – i miracoli più eclatanti non sono forse avvenuti a tavola? -, adesso a Monaco ci sono 4 gruppi ACR, un gruppo giovanissimi e uno adulti. Un successo? Domanda mal posta. Da un punto di vista “aziendale” questo sarebbe un progetto in perdita, da chiudere immediatamente. Costi e impegni di risorse umane spropositate per il “ritorno” in termini di adesioni. Per grazia di Dio però c’è anche una Chiesa che non ripone la sua fede nel ROI (Return on Investment, indicatore dell'”efficienza” di una somma investita) ma in Gesù Cristo che ha donato sé stesso per la nostra salvezza.

L’importante dunque non è sia “un successo” ma “che sia successo” e che stia succedendo, ovvero che ci siano persone che dedicano parte del proprio tempo ad aiutare altre persone, a costruire e tenere in piedi un ponte di 800 Km tra Fermo e Monaco di Baviera, che rendono disponibile quel pane e quel pesce che hanno, nella speranza che possa servire. E io, qui a Monaco, l’anno prossimo, quando Francesco, con le occhiaie, mi guarderà di nuovo fraternamente rammaricandosi un po’ “che non siamo riusciti a contattare quelli di Francoforte” dovrò inventarmi una scusa più plausibile che non la distanza. È proprio vero: chi sta più avanti di te nella via che porta alla santità a volte ti crea dei problemi… •

Dario Aquilani

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