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Il corso: un dono di fede

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I coniugi Pezzoni, Federico e Susanna, di Civitanova Marche, avvocato il marito, fiscalista la moglie, dedicano tempo, energie e competenze nel seguire le giovani coppie della Parrocchia San Marone, che si preparano al matrimonio. Si sono interessati da sempre delle problematiche che ruotano attorno al pianeta famiglia. Hanno partecipato nello scorso anno al Forum delle famiglie, che si è tenuto a Milano. Si incontrano periodicamente con altre famiglie che si interessano della Pastorale Familiare a livello diocesano.

“La Voce delle Marche” ha sempre cercato di dare voce a chi nelle parrocchie svolge un prezioso lavoro di volontariato su più versanti. Questa volta lo ha fatto, intervistando due testimoni che dedicano il loro tempo libero alla famiglia.

Come, quando e perché è nato in voi questo interesse verso la famiglia?

Appena sposati, l’allora parroco don Remo ci chiese di aiutarlo nell’organizzare in modo nuovo la preparazione al matrimonio dei giovani fidanzati, trasformando il “corso” fatto di lezioni in un cammino di preparazione in cui dare voce alla famiglia. Non avevamo ancora figli, quindi avevamo molto tempo libero da dedicare agli altri ed in più eravamo desiderosi di rendere partecipi gli altri della meravigliosa avventura che è vivere insieme nel Signore.

Qual è stato il percorso di formazione che avete seguito?

Ci veniva chiesto di essere degli animatori dei diversi gruppi di fidanzati, di condurre e stimolare le discussioni e gli scambi di idee, quindi all’inizio abbiamo sfruttato la formazione fatta come giovani nell’oratorio salesiano; inoltre seguivamo dei sussidi che proponevano alcuni spunti di riflessione anche per noi. Con il passare del tempo ci siamo resi conto che questo non bastava, abbiamo incominciato a partecipare agli incontri diocesani sulla Pastorale Familiare e alle altre occasioni che la Chiesa, non solo quella locale, offre a chi desidera approfondire le tematiche familiari.

Da quanti anni seguite le giovani coppie che si preparano al matrimonio?

Il cammino che è terminato qualche giorno fa è stato il diciottesimo.

Qual è il bilancio del lavoro fatto?

Ogni anno il bilancio, secondo noi, è sempre positivo; è stimolante essere in mezzo ai giovani che hanno ancora il coraggio di scegliere il matrimonio cristiano; all’inizio ascoltano con un po’ di diffidenza, poi pian piano si aprono alla proposta di un Amore che trova il suo fondamento in Cristo. Riscoprono il volto della Chiesa che è madre, che li accoglie così come sono e fa alzare loro lo sguardo verso il cielo, verso chi di Amore se ne intende. Certo siamo consapevoli che questo è solo l’inizio, è un primo annuncio, mentre l’amore coniugale per essere felice e duraturo deve essere nutrito e coltivato ogni giorno per non appassire, ma intanto il seme è stato lanciato! Siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà in cui versa la famiglia oggi, non c’è giorno che non si parli di crisi della famiglia: non sa più assolvere ai suoi compiti educativi verso i figli, non riesce a resistere all’usura del tempo, le unioni matrimoniali, civili o religiose durano lo spazio di pochi anni. Inoltre sulla famiglia vengono scaricati tutti i pesi di una società onnivora.

C’è qualche speranza che le cose possano cambiare in un futuro prossimo?

Le cose stanno già cambiando. Nelle famiglie c’è maggiore consapevolezza dell’importanza del ruolo che rivestono e della necessità di difendersi dagli attacchi della società: sapere chi siamo e la forza che abbiamo è già un bel punto di partenza. Tutto questo soprattutto nella Chiesa attuale, che sta cercando di proporre le illuminazioni del Concilio.

Le giovani coppie che si formano sono seguite negli anni dopo il matrimonio?

Negli anni passati, nella nostra parrocchia, si sono svolti diversi tentativi per incontrare le coppie sposate da pochi anni e offrire loro degli spunti di confronto insieme, ma sono tutti falliti in breve tempo. Quest’anno per la prima volta, si è formato, direi quasi spontaneamente, un gruppo di giovani coppie che sono desiderose di incontrarsi e di mettersi in relazione con la Parola di Dio: siamo solo all’inizio, la strada da percorrere è lunga, ma con l’aiuto del Signore…

Perché questa difficoltà, secondo voi?

Viviamo tutti in modo frenetico, siamo oberati da mille impegni e fatiche quotidiane, vere ma talvolta indotte da una società onnivora; molti non hanno più neanche il tempo o il desiderio di alzare lo sguardo da terra, di rivolgerlo a Cristo che solo può rinnovare il nostro amore nelle difficoltà di ogni giorno, nel quotidiano spesso banale, per ricordarci che essere famiglia è la nostra vocazione.

Quali possono essere le strade da percorrere?

Crediamo che siamo proprio noi famiglie a dover essere più presenti nelle parrocchie e nella società, per testimoniare la bellezza e la verità dell’amore cristiano vissuto nella vita di ogni giorno. È così che possiamo trasmettere la fede (Grazie, Federico e Susanna). •

Raimondo Giustozzi

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2 commenti

  1. «La famiglia è la prima sede dove si comprende il significato dell’esistenza. In un mondo in cui prevalgono i valori del profitto, della ricchezza, del piacere, la cultura dell’accoglienza mira a coltivare i valori del servizio e del dono.»(N. Galli)

  2. Il fumo (di Bertold Brecht)

    “La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
    Dal tetto sale il fumo.
    Se mancasse
    Quanto sarebbero desolati
    La casa, gli alberi, il lago!”

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