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Addio a Sua Eccellenza

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“Ricordati che ti ho generato con le mie mani”. “Siete tutti miei figli”. E riusciva sempre ad esprimere la sua paternità spirituale. Ora non alzerà più la cornetta del telefono per far sentire la sua voce ai suoi figli spirituali. Mons Cleto Bellucci, infatti, per un malore improvviso ha lasciato questo mondo, giovedì 7 marzo. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118, che hanno tentato di rianimarlo. Monsignor Bellucci avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 23 aprile.

Era puntuale con noi sacerdoti. Un orologio svizzero. Non mancavano mai il suo affetto, la sua presenza e la sua preghiera in ricorrenze particolari, come il compleanno, la data di ordinazione, un lutto. “Vi tengo sempre nei miei pensieri – diceva -. Ho un’agenda in cui ho tutti i vostri nomi con le date significative di ognuno. Ogni giorno vi ricordo e prego per voi. Come posso dimenticarvi?”. Era padre e pastore. Ha imparato anche a diventare monaco. Infatti dopo aver lasciato il suo ministero episcopale, nel 1997, si è “rinchiuso” nel suo eremo a Torre di Palme dove trascorreva il suo tempo leggendo e studiando la Parola di Dio. Ha affinato il suo spirito e si è preparato all’incontro con il Padre. Lo ripeteva spesso. Ogni volta che si andava a trovarlo o si incontrava, alla domanda “Come va eccellenza?” rispondeva: “Mi sto preparando all’incontro con Dio. Non ho paura, perché so che è misericordioso”.

La messa funebre si è svolta sabato 9 marzo con il concorso dei vescovi delle Marche, di tutto il presbiterio fermano e di molti altri sacerdoti che sono stati ordinati o educati da mons. Bellucci. L’arcivescovo di Fermo, mons. Luigi Conti, che ha presieduto le esequie, ha incontrato mons. Cleto negli anni della sua formazione al sacerdozio.

Nella sua omelia ha detto: “Ho visto per la prima volta don Cleto a 15 anni, quando cominciavo il liceo nel seminario di Fano. Gli sono grato perché mi ha educato e mi ha fatto conoscere, con la sua amabilità e la sua discrezione, l’amore del Padre. Mi è stato sempre vicino. Anche quando sono stato ordinato vescovo in S. Giovanni a Roma mi ha fatto visita e mi ha donato la sua croce pettorale. Gli sono grato perché ho ricevuto la sua amicizia rispettosa e la sua preghiera”. L’arcivescovo ha raccontato della sua ultima visita a mons. Bellucci, avvenuta lunedì 4 marzo. Era salito a Torre di Palme per portargli la relazione quinquennale che i vescovi delle Marche avrebbero dovuto consegnare al Santo Padre nella visita ad limina, poi annullata per le dimissioni del Papa. “Abbiamo sfogliato insieme la relazione – ha continuato il celebrante, quindi mons. Bellucci si è congratulato non tanto per le cose materiali realizzate in diocesi, ma soprattutto per le cose spirituali”.

“Giovedì 7 marzo eravamo a Montegranaro per il ritiro mensile del clero – ha raccontato il celebrante -. Don Tonino Nepi ci aveva predicato il ritiro sul tema: Credo la vita del mondo che verrà. E aveva narrato come un Targum racconta e commenta la morte di Mosè. Dio è sceso ad accogliere la sua anima con queste parole: “Ora è giunta la tua fine; parti e non tardare”. E l’anima replicò. “O re del mondo, io amo il corpo puro e santo di Mosè e non voglio lasciarlo”; Allora Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della sua bocca. Poi il Santo, benedetto Egli sia, pianse. Ho appreso la triste notizia mentre eravamo tutti in preghiera. Subito mi è tornata alla mente l’immagine di Dio che si china su Mosè. Ho pensato che lo abbia fatto anche su don Cleto. Dio si è chinato su di lui, con un bacio ha preso la sua anima e ha pianto”. Il Vangelo proclamato nella messa funebre è stato il capitolo 15 di S. Giovanni. La scelta è stata fatta pensando al motto di mons. Bellucci: “Dixi vos amicos”.

Mons. Cleto si è sentito amico di Gesù prima di tutto poi ha riversato tale amicizia con la gente che incontrava. Don Armando Muccichini, che ha vissuto con lui da sempre, ha confessato che duranti i pasti non si era mai soli, spesso erano in compagnia degli innumerevoli amici che mons. Bellucci si era conquistato. Tutti i ragazzi cresimati da lui lo ricordano se non altro perché lui voleva sapere il nome per rivelarne il significato etimologico. Durante l’omelia, mons. Conti ha ricordato anche il saluto di mons. Bellucci al momento di lasciare la diocesi. Era il 4 settembre 1997. In quell’occasione due sono state le parole di mons. Cleto: “Grazie” e “perdono”. “Mons. Bellucci ha ringraziato Dio per il dono della vita, della chiamata presbiterale, e di quella episcopale e ha chiesto perdono per le immancabili colpe dovute al limite umano”. Poi mons. Conti ha concluso dicendo: “Grazie, grazie vescovo Cleto. Noi ti ringraziamo, ti benediciamo e ti accompagniamo nell’abbraccio con il Signore. Amen”. Tanta gente ha affollato la Cattedrale di Fermo dove sono state celebrate le esequie. Tanti i messaggi di cordoglio pervenuti al Vescovo. Tante le persone che hanno ricordato, magari con una lacrima, il bene ricevuto dal pastore che ha guidato per tanti anni la Diocesi di Fermo. La sua tomba, preparata da tempo, si trova nella cripta della cattedrale. •

Nicola Del Gobbo

About Tamara C.

Direttore de La Voce delle Marche

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