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Iniziazione cristiana: segno dei tempi

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Tra gli adulti che chiedono il battesimo in Italia, la maggioranza sono immigrati. In metà delle diocesi italiane, su oltre un migliaio di battezzati maggiorenni nel 2009, ben il 59% era di origine straniera, con una leggera prevalenza delle donne. Lo raccontano i dati dell’Ufficio Catechistico della Cei.

La Fondazione Migrantes parla, invece, delle stime più recenti: 739 mila cattolici non autoctoni che frequentano comunità parrocchiali, oltre 700 centri pastorali per circa 65 gruppi etnici sparsi in tutto il Paese e più di 2.300 preti stranieri a servizio dei connazionali. Fra loro, ne sono stati scelti una quindicina come coordinatori delle «cappellanie o missioni per cura d’anime, svolgendo un ruolo pastorale volto alla conservazione della propria cultura religiosa e dell’identità». Eppure, per questi nuovi fedeli, l’integrazione nelle parrocchie è ancora rara, soprattutto nelle grandi città. Il protagonismo ecclesiale dei migranti cattolici fa ancora fatica a emergere, è un fenomeno raro. Il rischio da scongiurare è la marginalizzazione dei “nuovi” credenti, degli ultimi arrivati, poiché la fede va vissuta in tutta la comunità. Non mancano gli aspetti positivi come l’arricchimento reciproco, il confronto e il dialogo che coinvolgono fedeli che hanno la medesima fede, ma appartengono a culture diverse. Si superano in tal modo i pregiudizi e le diffidenze. A fare da ponte con i cattolici autoctoni ci sono gli stranieri adulti neobattezzati, anche se sono ancora una minoranza. Trainante è l’entusiasmo dei giovani immigrati neobattezzati o già cattolici. Costituiscono una linfa vitale per i cattolici italiani, che vivono la propria fede in maniera abitudinaria e stanca o come eredità “culturale” sclerotizzata. I credenti “tiepidi” sarebbero, nei prossimi anni, oggetto di una evangelizzazione “capovolta”, in direzione contraria: il Sud o l’Est del mondo che testimoniano la fede all’Occidente secolarizzato. Aspetto positivo questo, anche se esiste il rischio reale di contagiare gli altri con la nostra “tiepidezza” e con la estrema laicizzazione della società italiana. Conseguenza possibile sarebbe un generalizzato livellamento verso il basso del dono della fede. Nel mondo e in Italia il fatto di essere cristiani si esprime sempre più come una scelta libera e responsabile che presuppone una testimonianza controcorrente. Il cristiano, essendo invitato a vivere la sequela di Gesù, deve compiere un atto coraggioso che lo accompagna verso l’emancipazione dalla mentalità consumistica e pagana del nostro tempo. Gli idoli di ogni genere, i compromessi, l’arrivismo, la mistificazione dell’apparenza, l’egoismo, il relativismo, l’ipocrisia sono rifiutati da chi si propone di vivere coerentemente il Vangelo. Non è ovvio essere cristiani in questo tipo di società, perché “cristiani non si nasce, ma ci si diventa”. Il catecumenato, cioè “istruire a viva voce”, così come si configurò nella Chiesa dei primi secoli, è l’istituzione che ha il compito di accompagnare gli adulti nell’itinerario di fede, sino ai sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia (IC 1,13). Il catecumenato riguarda quindi specificamente coloro che, non battezzati, chiedono di accedere alla fede e alla vita della Chiesa. “Il processo di iniziazione cristiana, nel rispetto del candidato e nel discernimento dell’azione dello Spirito Santo, è un esigente cammino di conversione e crescita nella fede” (IC 1,26). Quando ci si incammina a diventare cristiani da adulti, come i tre uomini di nazionalità albanese accompagnati da don Ubaldo Ripa con la sua comunità parrocchiale, si cerca un orientamento di vita, un riferimento di appartenenza, una fede “viva, dichiarata, operosa”. Ne sono testimonianza i tre catecumeni che saranno accolti nella comunità cristiana al termine del loro percorso di formazione. Uomini che hanno maturato la loro decisione in seguito a incontri con cristiani che, in occasione di un legame affettivo o di una esperienza particolare, li hanno aiutati a riflettere. Sono ormai stabili in Italia da anni e liberi di scegliere la loro appartenenza alla fede cristiana, che qualcuno già intimamente coltivava insieme alla propria sposa. In questo nuovo percorso, hanno potuto scoprire il volto del Dio cristiano espresso da Gesù di Nazareth. Sono accompagnati anche da un gruppo di fedeli, in cammino da qualche anno, che si ritrovano ogni giovedì per la preghiera e la meditazione della Parola. Seguiti gradualmente e aiutati a familiarizzare con i gesti, i simboli, i significati e la vita dei cristiani, hanno manifestato la gioia dell’attesa in particolari momenti degli incontri. Belle e significative le loro testimonianze di vita e di fede. Il rito del loro Battesimo rappresenterà il “cardine” di tutto il catecumenato. Il discernimento dei candidati, che avverrà nei giorni precedenti il Rito, sarà finalizzato a capire se sono pronti a vivere la fede in Cristo. Certamente i “nuovi cristiani” (neofiti), confermando la scelta gratuita e libera di aderire a Cristo in tutte le dimensioni della loro vita, saranno uno stimolo per tutta la comunità a crescere nella fede. •

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Un commento

  1. Grazie di cuore per i buoni pensieri dal “Iniziazione cristiana: segno dei tempi”.
    Secondo Lei, il 59% era di origine straniera (nel 2009), possiamo trovare i nuovi dati più adatti? dove possiamo trovarne, forse dall’Ufficio Catechistico della CEI, ma in che modo possiamo averne?

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