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Il successo della Comunicazione Religiosa

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papa2“ (…) Così la razionalità comunicativa non ha il potere di selezionare le nostre passioni o di valutare i nostri desideri. Tutto quello che può fare è agire da schiava ingegnosa al loro servizio. I fini sono selezionati dal “Pathos”, e tutto quello che può fare il “Logos” è cercare la maniera strumentalmente migliore di realizzare lo stato di cose desiderato”.

Margaret Archer, Essere Umani, Marietti, Genova, 2007

Non si fa fatica a comprendere come la credibilità sia una componente essenziale di ogni influenza o rapporto sociale. La credibilità è la condizione intrinseca di ogni relazione comunicativa. Nelle loro relazioni gli attori sociali (Mamme ed avvocati; poliziotti e banchieri; negozianti, librai ecc) si attribuiscono reciprocamente una maggiore o minore credibilità in tutte le relazioni umane possibili. Ma attribuire all’altro in ogni caso, una qualche credibilità costituisce la forma di accordo strategico su cui si regge ogni relazione comunicativa interumana.

Se sulla Terra vi fossero solo due individui, essi potrebbero imparare a comunicare e a comprendersi. Se però, anche uno solo dei due attribuisse all’altro sistematicamente opinioni e credenze false, se non gli riconoscesse nessuna capacità di parlare sensatamente e di dire il vero, ciò comporterebbe l’impossibilità di una qualsiasi relazione. Anche il fraintendimento (non voluto) o la menzogna (voluta) sono preceduti da una forma di intesa o di accordo, che ne è il succo, l’anticipazione di credibilità, la presunzione della sensatezza e della verità di ciò che l’altro afferma, cioè, ultimamente, dal riconoscimento di ciò che vi è di propriamente “umano” nell’altro. La fiducia e la credibilità possono fondarsi su tre diverse radici in base alle quali i riceventi accreditano un emittente (chi parla), come degno di fede: un ancoraggio cognitivo, uno normativo ed uno affettivo.

Diremo della prima e terza radice. La prima radice della credibilità è basata sulla conoscenza e la competenza, cioè sulla qualità accertabile di “esperto”. Il termine di paragone ideale di questo tipo di credibilità nella cultura occidentale moderna è la credibilità dello scienziato, da intendersi pure come espressione del cambio di orizzonte nel disvelamento della Verità (dalla Trascendenza alla Immanenza; dall’Al di la all’Al di qua). Vi sono anche degli ambiti dell’agire a cui aderiamo, a cui guardiamo positivamente, che reputiamo buoni, giusti, desiderabili. In questi ambiti definiamo gli altri attori degni di fiducia e credibilità perchè tendiamo spesso a ritenere più credibile colui che è solito condividere i nostri stessi valori o chi, per status sociale o per condotta di vita individuale, incarna i valori che godono di maggiore prestigio e considerazione nella nostra società (o in quelle passate).

In una società di guerrieri, ad esempio, la persona più credibile sarà verosimilmente quella più forte e valorosa. In una società che pone alla sommità della sua scala di valori sociali la ricchezza e il successo, apparirà più credibile chi è ricco, chi ha fatto una bella carriera professionale o chi compare spesso in dinamiche comunicative che fanno da cassa di risonanza al proprio status. Secondo un primo orientamento di valore, appare tanto più credibile chi occupa una posizione elevata nella stratificazione sociale, cioè nel sistema differenziato di accesso alle ricompense sociali (potere, ricchezza, prestigio). Questo tipo di credibilità si lega anche alla capacità dell’emittente di controllare risorse e ricompense sociali come pure sanzioni e punizioni, muovendo da una chiara posizione di potere individuale. In una società religiosa, in cui è fondamentale il rapporto con il Divino, questo ideale sarà rappresentato dal Santo, dal Mistico o dallo Sciamano. Ora, la nostra è una società secolarizzata che sembre però riservare una forte attenzione al messaggio ed alle novità espresse dal Nuovo Pontefice Jorge Mario Bergoglio. Sembrerebbe una contraddizione, ma non lo è.

Lo stile comunicativo di Bergoglio è innovativo perché non è magnificato dalla compiacenza, non è pesantemente cerimonioso, non è magniloquente. Non riluce di magnificenza e non intronizza gesti irricevibili perché troppo distanti da chi li osserva e tenta di interpretarli. Papa Francesco è un Papa della Secolarizzazione. Lui lo sa bene e se questa è un male (torneremo molte volte su questo tema), Lui ha compreso bene cosa è questo male e come lo si può curare. Le ironie della comunicazione orizzontale (Media, TV, Giornali, la Rete) contro quella pontificale/ canonico/liturgica sembrano dileguare, prese in contropiede dall’assunzione inattesa di un linguaggio orizzontale che sorprende e commuove. Il “Brusio degli Angeli” (P.Berger) si sta trasformando in una Parola forte. •

Rossano Buccioni

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