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Un modello educativo scomparso: precettori e collegi

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musilNon stava bene che i bambini vedessero il nuovo precettore, assunto dal signor Rênal, in giacca. Le etichette contavano, eccome, presso una famiglia borghese dell’ottocento. Nemmeno i domestici avrebbero dovuto vederlo così, pena il declassamento della famiglia stessa. Al signor Rênal bastava solo un centinaio di franchi per acquistare da Durant, il negoziante di tessuti, un completo abito nero da far indossare a Giuliano, il nuovo precettore dei suoi figli. Questi, vestito con gli abiti nuovi, si sentiva impacciato: “Io, povero contadino, non ho portato che delle giacche, se mi permettete, mi ritirerò in camera mia” (Stendhal, Il rosso e il nero).

I ragazzi, ai quali era stato annunciato il nuovo precettore, tempestano la madre di domande. Giuliano, un’ora dopo esce dalla propria stanza, vestito di tutto punto e, con un’ara compassata e solenne, cosa che stupisce anche lo stesso Rênal, si presenta così ai ragazzi: “Io sono qui per insegnarvi il Latino. Voi sapete cosa vuol dire recitare una lezione. Ecco la Santa Bibbia – aggiunse, mostrando un volumetto rilegato in nero. Qui c’è in particolare la storia di Nostro Signore Gesù Cristo; è la parte che si chiama il Nuovo Testamento. Vi farò spesso recitare delle lezioni, fatemi ora recitare la mia. Adolfo, il maggiore dei bambini, aveva preso il libro. – Apritelo a caso- continuò Giuliano – e ditemi la prima parola di una riga. Reciterò a memoria il libro sacro, regola di condotta per noi tutti, fino a che non mi direte di smettere. Adolfo aprì il libro, lesse una parola, e Giuliano recitò tutta la pagina con la stessa facilità con cui avrebbe parlato il francese. Rênal guardava la moglie con aria trionfante. I bambini, vedendo lo stupore dei genitori, spalancavano tanto d’occhi. Un domestico comparve sulla soglia del salotto, mentre Giuliano parlava in latino; restò dapprima immobile, poi sparì. Subito dopo vennero la cameriera della signora e la cuoca; già Adolfo aveva aperto il libro in otto punti diversi, e Giuliano recitava sempre con la stessa facilità. – Dio mio, che bel pretino! – disse ad alta voce la cuoca, una buona ragazza molto religiosa” (Ibidem). Il signor Rênal andò via tutto soddisfatto d’aver trovato il nuovo precettore. La famiglia borgese ci teneva molto all’educazione dei propri figli. I signori Törless avevano deciso di iscrivere l’unico loro figlio presso un famoso collegio dove “Venivano educati i rampolli delle migliori famiglie del Paese, per passare, una volta licenziati, nell’università, nel servizio militare o statale. In tutti questi casi, come anche per frequentare gli ambienti della buona società, l’appartenenza al collegio di W. Costituiva ottima raccomandazione” (R. Musil, Il giovane Törless).

La mamma del giovane Törless, “una signora sulla quarantina, moglie del consigliere Törless, nascondeva, dietro la fitta veletta, degli occhi tristi, arrossati dalle lacrime. Era il momento dei saluti, e le riusciva duro lasciare ancora una volta il suo unico figliolo, per tanto tempo, fra estranei, senza la possibilità di vegliare a protezione del suo caro”. In collegio, il giovane Törless soffriva di una terribile e tormentosa nostalgia. “Scriveva a casa quasi quotidianamente, viveva solo in queste lettere… Quando, durante il giorno, nell’ora di studio o di ricreazione, pensava che la sera avrebbe scritto la sua lettera, gli sembrava d’aver nascosta addosso, assicurata a una catena invisibile, una chiave d’oro. Quando nessuno l’avesse visto, questa chiave lo avrebbe introdotto in giardini meravigliosi. L’impetuoso e struggente affetto per i genitori rappresentava qualche cosa di nuovo e di singolare per lui. Prima non ci aveva mai pensato; era entrato in collegio volentieri, di sua iniziativa, aveva persino riso quando la madre, al primo distacco, non aveva potuto trattenere le lacrime. Solo più tardi, quando da diversi giorni era solo e si trovava relativamente bene, quel sentimento scoppiò in lui di colpo, con una forza elementare”( Ibidem.).

Il signor M’Choakumchild “era passato attraverso un’infinita varietà di operazioni e aveva compulsato volumi e volumi di questioni rompicapo. L’ortografia, l’etimologia, la sintassi e la prosodia, la biografia, l’astronomia, la geografia, e la cosmografia generale, le scienze della proporzione composta, l’algebra, la geometria e la planimetria, la musica vocale e il disegno su modello, tutte queste discipline aveva su la punta delle dita. Egli si era fatta la sua petrosa strada…e aveva colto i fiori dai più alti rami delle scienze fisiche e matematiche, dal francese, dal tedesco, dal latino e dal greco” (C. Dickens, Tempi difficili). Il signor Gradgrind, padre di cinque figli, ritornando verso casa, dopo aver assistito alla lezione tenuta dal precettore M’Choakumchild ad una fanciulla, tenuta presso la scuola dove alloggiavano ragazzi e ragazze, era fiero che potesse esistere un tale modello di scuola ed un tale precettore. I suoi cinque figli che lui aveva spinto allo studio fin dalla più tenera età potevano ben dirsi cinque modelli, anzi, ognuno di loro era un modello. “Appena in grado di correre da soli, li aveva fatti correre in una sala di lettura”. Poco prima di ritirarsi dal commercio di chincaglierie all’ingrosso, aveva fatto costruire Stone Lodge, un edificio regolare che troneggiava nella campagna, ad un miglio o due da una grande città. La grande casa quadrata era stata pensata perché tutti quelli che l’abitavano si sentissero a proprio agio, ma soprattutto i propri figli: “I piccoli Gradgrind avevano anche speciali gabinetti per i vari rami della scienza. Avevano un piccolo gabinetto di conchiliologia, e un piccolo gabinetto mineralogico; e gli esemplari erano tutti ordinati e classificati coi loro cartellini; e i pezzetti di pietra e di minerale pareva fossero stati staccati dalle sostanze originarie da quei tremendi e aspri strumenti dei loro nomi”(Ibidem). Nei prossimi numeri si toccheranno altri aspetti della famiglia borghese ed operaia di fine 800- 900: la presenza dei figli, la casa, il matrimonio e l’innamoramento, sempre attraverso le opere dei classici e non solo. •

Raimondo Giustozzi

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