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Con e oltre Teilhard

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È nel sottotitolo di questo volumetto che si coglie bene il percorso che l’autore ha intrapreso e portato a termine lungo queste 168 pagine: dall’universo ordinato alla Terra da costruire.
L’universo ordinato, che appare all’inizio della trattazione, è quello tipico della teologia naturale e di scienziati come John Ray o Carlo Linneo che operano con il fine di mostrare la grandezza di Dio nelle opere della sua creazione, uscita perfetta dalle sue mani di creatore. In questa visione del mondo il dolore, il male, la morte sono frutto della colpa dell’uomo, di quello che si definisce peccato originale.
Questo universo ordinato viene via via scompigliato dalle ricerche e dalle scoperte di naturalisti come Stenone a Lamark.
La crisi della teologia naturale e della sua visione del mondo arriva definitivamente con la teoria della selezione naturale di Darwin e Wallace, che mostra come l’evoluzione procede attraverso meccanismi drammatici, incrinando non tanto l’idea di un Dio creatore, quanto quella di un Dio padre amoroso e provvidente.
Nella seconda parte del libro, dedicata a Darwin e alla crisi della teologia naturale, Galleni ricostruisce in maniera approfondita l’ambiente in cui, in Inghilterra, si sviluppa il dibattito sulla teoria dell’evoluzione, mettendo in luce alcune figure fondamentali, spesso trascurate, che trattano dei rapporti tra scienza e teologia alla luce delle nuove scoperte.
Oltre a Wallace, di cui viene analizzato il contributo decisivo nella definizione della teoria della selezione naturale, ma anche l’importanza nel dibattito tra scienza e teologia (cfr. la discussione col duca di Argyll), occupano un posto rilevante Julia Wedgwood, nipote di Darwin e fine teologa, e St.George Jackson Mivart, “l’uomo dalle due scomuniche”, lo scienziato che si trovò condannato sia dai darwinisti ortodossi che dalla Chiesa cattolica. Di entrambi si esaminano le posizioni e le idee all’interno di una discussione che non ha, almeno nei primi tempi, il tono esasperato e violento che prenderà in seguito, e che si rende evidente anche nella doppia condanna di Mivart.

La Redazione ringrazia il prof. Galleni per aver citato nel suo libro La Voce delle Marche nel numero dedicato a Teilhard nel sessantesimo anniversario della sua morte dal titolo “Teilhard de Chardin: da gesuita proibito a teologo del terzo millennio”

Si è giunti – e questo viene sottolineato da Galleni come elemento estremamente positivo – alla fine di un lungo processo iniziato nel ‘600 con Stenone e con l’indagine sui fossili, “processo che ha portato la teologia a liberarsi dal compito di essere di supporto alla scienza e la scienza a riprendere in pieno le capacità esplicative delle origini”.
È però soltantoo nel ventesimo secolo che si arriva a una sintesi tra evoluzionismo, teologia, filosofia grazie alle posizioni di Teilhard de Chardin, paleontologo e teologo, e, successivamente, grazie alle posizioni espresse dal Concilio Vaticano II. È proprio questa sintesi, con le prospettive da essa suggerite, il tema affrontato nella terza parte del volume.
Per Teilhard de Chardin è vitale superare lo scontro tra evoluzionismo e teologia. A suo parere, le teorie evoluzionistiche offrono nuovi ed interessanti spunti di rinnovamento alla teologia e alla Chiesa.
L’uomo e l’umanità sono ancora in cammino, quindi è inutile guardare ad un passato perfetto mai esistito. Occorre invece progettare il futuro, perché il “muovere-verso” tipico del mondo biologico diventa il “muovere-verso” che caratterizza il mondo della Noosfera.
Nella visione espressa da Teilhard de Chardin anche la Chiesa deve essere capace di cambiamento e di evoluzione, superando i propri limiti (“le pietre friabili”) ed aprendosi sia alle voci profetiche che ha dentro di sé sia a quelle che possono venire da fuori.
Come spiega Galleni, il concetto del “muovere-verso”, che nasce da una visione dinamica e non fissista della creazione, ha indotto un profondo rinnovamento della teologia, e ha aperto nuove strade al dialogo interreligioso. Con lo sguardo rivolto al futuro l’umanità diviene infatti una nuova umanità che converge verso un fine comune, che potrebbe essere la realizzazione di quanto fissato nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Un fine comune, di fatto laico, che può essere condiviso da tutte le comunità umane.
Solo così, nella visione religiosa di Teilhard, si potrà cominciare a costruire una terra nuova in cui abbia stabile dimora la giustizia, e sia pronta per la seconda venuta di Cristo, conclusione del cammino dell’umanità. (GL) •

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