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In cerca di sé e di Dio

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vol_okDal 10 al 17 aprile 2016, a Villa Nazareth, un gruppo di giovani si ritroverà per la “Settimana di vita comune”, un’esperienza giunta al suo decimo anno nella diocesi di Fermo.
Da un lato, credo sia una ricorrenza che rende presente la fedeltà di Dio ai nostri giovani. Dall’altro, come tutte le ricorrenze, piccole e grandi, è anche tempo di un bilancio.
Fin dall’inizio è stata un’esperienza vissuta a Villa Nazareth per i giovani del fermano e a Morrovalle per quelli del maceratese.
Il valore aggiunto della Settimana è, appunto, la vita comune. Da domenica a domenica si vive insieme proseguendo le normali attività di ogni giorno: la scuola per chi frequenta le superiori, l’università per chi è già iscritto in qualche facoltà, il lavoro per chi ha iniziato un’attività professionale.
Questa molteplicità di stili rende la settimana di vita comune simile ad una grande famiglia, in cui ciascuno non perde la propria identità e il proprio ritmo di vita, ma lo condivide con gli altri.
Un aspetto che mi ha sempre colpito sono i discorsi che si fanno a tavola o nei momenti di pausa, ad esempio quelli tra gli studenti di liceo che chiedono informazioni agli universitari.
È interessante vedere come lo scambio informale, alla pari, generi interesse, curiosità, attenzione, molto più di tanti incontri “confezionati” a tavolino da noi adulti.
Oppure è proficuo il confronto tra chi lavora e chi studia. La diversità di età non è più una barriera selettiva, ma diventa una risorsa, uno stimolo.
Molti ragazzi mi hanno confidato che questo scambio è un momento unico perché di solito ci si frequenta solo per età. Per un sedicenne, ad esempio, è difficile confrontarsi liberamente, in modo simmetrico, con un venticinquenne.
Il tutto all’interno di una proposta di fede semplice e gioiosa, impegnativa e liberante allo stesso tempo. La Settimana di vita comune è nata con un taglio vocazionale ed ha conservato fino ad oggi questo aspetto: è un tempo per fare discernimento e per maturare una scelta nella propria vita. •

Enrico Brancozzi

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