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Comparse nostrane

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Casolare abbandonato. Campagna tra Amandola e Comunanza. Silenzio per lungo tempo. Musica a palla in un giorno d’estate 2015.
90 giovani (70 amandolesi) dimenantesi in un rave scatenato.
Un ingegnere ascolano-sangiorgese, dal baffo autorevole, trasformato in titolare di pompe funebri. Un titolare sangiorgese di pompe funebri diventato autista delle stesse.
Due gentilissime signore maceratesi, discrete quanto schive, tramutate in comari tanto impiccione quanto caritatevoli.
È uno spaccato di “Come saltano i pesci”, il film firmato Alessandro Valori, con Simone Riccioni, protagonista ed anima, girato tra Sibillini e costa.
S’è divertito molto l’assessore alla cultura di Amandola Pierluigi Lupi. È stato lui a trovare, grazie ai social e alla Consulta dei Giovani, i 70 ragazzi del rave.
«Un po’ stancanti le riprese, ma un clima da festa popolare», gli scrivevano per sms i partecipanti.
Pino Tombolino è il titolare vero delle pompe funebri. Ora, per le strade di Porto San Giorgio, la gente lo riconosce, lo ferma, gli sorride. Un attimo di celebrità. A contattarlo è stato l’assessore Vesprini. Il sig. Pino ha sorriso: «Ma dai… ». Poi, Marco, suo figlio, s’è ricordato di aver giocato a basket con l’attore principale: Simone. Il ghiaccio s’è rotto, il provino è andato bene, il trucco appropriato. E la consulenza (nella scena di un funerale) è stata gratuita.
Gli chiediamo del prossimo film. «Con Tornatore» si prende in giro.
Domenico Talamonti è l’ingegnere baffuto, presidente del Kiwanis. Il regista Valori gli ha riconosciuto un talento già in occasione della presentazione del libro di Riccioni. Così lo ha sottoposto al provino. Superato! E superato ampiamente: «Buono il dialogo con Biagio Izzo».
Com’è stata l’esperienza? «Positiva. Piacevole vedere come si costruisce un film, cogliere la dedizione e la capacità di tutti». A colpire l’ingegnere «la cortesia e disponibilità degli attori». Nessuno che se la tirasse.
«Se la crisi dell’edilizia perdura, cambio mestiere» dice sornione.
Ed ora le comari, che sbagliano tomba, che pregano dinanzi alla lapide sbagliata: Lucia e Fulvia, da Macerata. Inseparabili.
La signora Lucia è timida. Per superare i rossori, a 60 anni (ora ne ha 78) aveva deciso di frequentare i corsi di teatro, entrando poi a far parte del C.T.R. Compagnie Teatrali Riunite Macerata. 18 anni dopo, le è toccato un film. «Senza lo sprone di Giandomenico Lisi (un’altra comparsa) e della mia amica Fulvia, non avrei accettato».
L’esperienza cinematografica è completamente diversa da quella teatrale. «Un altro approccio, abbiamo iniziato a girare dalla fine: il funerale». Lucia ha sorriso di cuore nella scena del camposanto, pur se «martoriata dal caldo e dalle zanzare». Nei giorni scorsi ha ricevuto i complimenti di un’amica milanese.
Anche Fulvia Zampa s’è divertita molto.
Sulle prime, dopo la proposta, aveva rifiutato. Poi, a decisione presa, la sua giovane età (66 anni) poteva… comprometterle il ruolo. E’ bastato un po’ di trucco ed il gioco è stato fatto. Ora è celebre per una battuta spontanea, che il copione non conteneva: “«Sci proprio guale, pintu e cacatu». Applausi.
E i prossimi film delle due signore? Risate a crepapelle… •

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