Home » prima pagina » Kofele: primi passi di una nuova comunità cattolica

Kofele: primi passi di una nuova comunità cattolica

Stampa l articolo
Gerusalemme e una nuova Antiochia
Sorge l’alba del giorno del Signore! È la domenica 19 giugno 2016, e seguendo il calendario liturgico della Chiesa Etiopica qui si celebra la solennità di Pentecoste, è nata a Kofele una nuova comunità cristiana cattolica. Il primo annuncio del Vangelo in questa località è avvenuto ad opera di P. Angelo Antolini, quand’era parroco di Kofele, oggi responsabile della prefettura di Robe. La sua opera è stata così raccolta dal confratello P. Bernardo Coccia, cappuccino, sempre proveniente dalla chiesa di Kofele. Arrivato dall’Italia agli inizi di settembre dell’anno scorso, con già appresa qualche parola di Oromo durante l’estate e con un buon inglese, ho preso da loro il testimone, aiutato da Jamal, un catechista di Kofele, e dal caro fratello cappuccino Matteo. Ora dopo nove mesi capisco quanto importante questo nostro andare quasi settimanale, noi tre insieme, coordinandoci, come segno di una chiesa, povera e semplice, ma che va e annuncia! Ma con la preghiera eravamo lì ogni giorno, 60 km che il cuore percorreva in un battito d’ali e ci riempiva di speranza. Dopo aver cercato di conoscere la condizione di ciascuna persona che frequentava gli incontri di preghiera e catechesi (età, cultura, situazione familiare…), abbiamo ammesso coloro che ne presentavano i requisiti al catecumenato e gli altri al pre-catecumenato. Il rito di ammissione si è svolto il 23 novembre 2015. Nella preparazione a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana abbiamo seguito il percorso proposto dal RICA (Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti), con adattamenti alla cultura e alle situazioni locali. Non era difficile rendersi conto che catecumeni e pre-catecumeni provenivano dai più poveri tra i poveri. Il Signore è grande nella sua bontà, e via via che curavamo la loro formazione, sentivamo che erano un dono. Prezioso!

La vera carità fraterna
Qualcuno non aveva niente, piedi scalzi, nemmeno un paio di sandali. L’indigenza, a volte il freddo e la pioggia non li tenevano lontano dagli incontri, anzi, ci incoraggiano a non demordere e continuare. Via via che i mesi passavano abbiamo avviato una forma di micro-credito per chi non aveva nemmeno di che mangiare, provveduto per tutti a far avere una calzatura, e aver condiviso con tutti l’affitto dell’abitazione (una povera capanna) ad una vedova. Rileggo, tra le tante pagine, in questi giorni post-pasquali gli eventi della prima comunità di Gerusalemme (Atti 11, 27-30), il fervore della nuova comunità di Antiochia, la colletta che lega queste chiese, oggi potremo chiamarla un buon principio di sussidiarietà, oppure evangelicamente e semplicemente fraternità! Perché l’annuncio del Vangelo va sempre così, è preceduto dall’amore attento e fraterno, e ciò che ne consegue è la carità e i suoi gesti più belli, spesso nascosti, spesso anche indicibili.
Qui la pratica delle opere di misericordia corporale ci interpella di continuo e il cuore non può restare insensibile di fronte a tante necessità. E si sperimenta che i poveri ci evangelizzano perché ci interpellano e ci provocano sul nostro benessere e sui nostri stili di vita.

Una tenda biblica per chiesa
All’inizio del nostro andare ci avevano messo a disposizione una casupola quasi inabitabile anche secondo gli standard locali. Abbiamo pensato allora di renderla abitabile e nel frattempo, mentre si svolgevano i lavori, abbiamo collocato nello spazio libero una tenda capiente, anche perchè la stanza più grande della casupola era insufficiente per accogliere catecumeni e pre-catecumeni. È quasi superfluo dire il sentire biblico profondamente biblico che mi provocava l’entrare in quella tenda, quante immagini che mi affioravano dal sacro testo, soprattutto il celebre versetto giovanneo: “Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi“ ( Gv 1,14 ).
Una nuova Pentecoste
Per la celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana abbiamo scelto la solennità di Pentecoste, sia per disporre di maggior tempo di preparazione e sia perché Pentecoste è la pienezza del mistero pasquale e proprio nel giorno di Pentecoste ha preso avvio la Chiesa (Atti 2, 1-11), e qui ora veramente cominciava la “plantatio Ecclesiae”. La solennità di Pentecoste e la celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana è stata preparata con una tre giorni di iniziative: il giovedì c’è stato ritrovo e la condivisione, il venerdì e il sabato più spazio e tempo per la preghiera e le catechesi.
Il sabato mattina in particolare abbiamo celebrato i tre riti: il rito dell’effatà-l’esorcismo-l’ammissione nella Chiesa cattolica di persone provenienti da altre confessioni cristiane.
Poi si è letto, a brani, il Vangelo secondo Marco (Vangelo che secondo qualche esegeta veniva letto interamente nella Veglia pasquale), lasciando lo spazio per commentare e spiegare ciascun brano.

Accogliere e condividere
Un elemento di notevole importanza che merita di essere sottolineato è che agli incontri di venerdì e sabato hanno partecipato, insieme con P. Bernardo, molti membri dei consigli pastorali nascenti di Kofele, e delle comunità cristiane di Gode, Denda, Cacia, appartenenti alla parrocchia di Kofele, alloggiando a Kofele in piccole strutture di accoglienza. Il convenire, il partecipare, il celebrare insieme sono stati aspetti di particolare attenzione e di accoglienza nella comunità cristiana molto importanti, essi hanno incoraggiato i catecumeni stessi di Kofele, si sono sentiti al centro attorniati come da una corolla, come da una corona! Ed essi stessi hanno potuto vedere come nasce una nuova comunità cristiana, prendendo l’impegno di continuare a sostenere questa nascente comunità e a continuare a svolgere l’opera di evangelizzazione nel territorio. Infatti, dopo aver messo in luce come ogni battezzato e confermato nello Spirito, dev’essere un testimone del Signore e cooperare all’evangelizzazione (riferimento a At 1,8; 13,1.3 ), ho voluto conferire ad alcuni di loro un “mandato missionario”. Se dai Paesi dell’antica cristianità non ci vengono più missionari (e di questo ci si dovrebbe interrogare e anche un po’ inquietare), noi ci proponiamo di  formare laici che siano “discepoli missionari“, come ha auspicato e chiesto Papa Francesco (cf. Esortaz. Apost. EG n. 120).

Una domenica indimenticabile
Il clima degli incontri è stato di fraternità, espressa anche dal pasto condiviso, un bell’entusiasmo e una grande gioia hanno pervaso le nostre ore vissute insieme, manifestati in alcuni momenti da canti e danze locali e popolari.
La liturgia di Pentecoste, dopo questa preparazione, si è svolta in un clima intenso di preghiera, dalle ore 9 fino alle 12.30 circa, con l’ascolto della Parola, la celebrazione dei sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’Eucaristia. Queste ore hanno segnato con intensità il cuore di tutti noi!
La comunità cristiana cattolica è formata ora da 36 persone; un piccolo seme che ha bisogno di essere rafforzato con la mistagogia: per crescere, portare frutto ed espandersi. Un particolare che mi ha colpito: tra i poveri c’è sempre un più povero e non viene lasciato mai solo! Infatti alla presentazione delle offerte, si è fatta una colletta particolare per una mamma il cui figlio aveva avuto un incidente stradale e aveva dovuto essere ricoverato all’Ospedale di una città vicina. La celebrazione della prima Eucaristia aveva già portato il suo frutto, ha evidenziato che la celebrazione è autentica quando porta ad esprimersi in gesti di carità fraterna.
A seguire non poteva mancare il pranzo comunitario! Una condivisione aperta al domani, fiducioso nel cuore di questi uomini e donne che si sono lanciati in questa storia bellissima, sono una manciata di lievito, un pizzico di sale, una luce piccola ma intensa per questo grande territorio. Sono loro i discepoli sono loro i missionari che il Signore ci regala sulla strada del ritorno.
Ormai si fa tardi, l’esperienza di Emmaus l’abbiamo vissuta interamente e abbiamo riconosciuto i suoi segni, abbiamo visto il Risorto tra i volti di questi fratelli e sorelle. Fratel Matteo guida sicuro, la gioia vince ogni fatica, ringrazio il Signore per questi compagni di viaggio che mi custodiscono e condividono con me questi semi di vangelo. Sgrano il mio rosario di spago nero, e guardo l’orizzonte che si sta silenziosamente imbrunendo. Affido a Maria, Madonna del cenacolo di Gerusalemme, questa nuova comunità cristiana, perché la custodisca, la protegga, l’accompagni!
Chiudo questo breve diario di un giorno indelebile nel mio cuore di semplice apostolo del Vangelo. C’è una gioia indicibile in me, il Signore attraverso le nostre piccole scelte ha fatto nascere una nuova comunità cristiana che si è aggiunta al corpo della Chiesa Cattolica sparsa nel mondo intero. L’esperienza vissuta ci ha fatto sentire che lo Spirito Santo opera e davvero continua a soffiare forte e profuma di Vangelo questa terra, questa mia cara terra etiopica. Per questo abbiamo piena fiducia, siamo contenti e andiamo avanti. •
Vescovo Antonio
(diario pubblicato su Avvenire del 7 settembre 2016)

About la redazione

Vedi anche

Inascoltato precursore dei tempi

Un inedito di Romolo Murri riapre l’indagine sul cattolicesimo del ‘900 La pubblicazione dello scritto …

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: