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Solidi e solidali

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Dalle macerie emergono i valori e la forza di un popolo.

“Con tutta la nostra tenacia ripartiremo”. È quanto si legge in uno striscione appeso dopo le devastanti scosse di Ottobre, a Visso, all’ingresso del paese, di quel gioiello unico e inconfondibile che stentavo a riconoscere, piagato da tutte le sue ferite. Le proporzioni del dramma non si possono certo apprezzare appieno in una fotografia sbirciata su un giornale online o in un filmato trasmesso in tv o guardato su YouTube. La ferita inferta dal sisma a quello che amo da tempo definire il posto più bello del mondo è ben più grave di quanto le immagini possano documentare. Soltanto camminando a piedi tra le strade di Visso ti rendi conto di cosa possa significare muoversi in un paese fantasma, oggi senza più anima, deserto, oscuro, e soprattutto senza l’odore del fumo dei tanti camini che nell’inverno incipiente sarebbe stato il più inequivocabile segno di vita e di presenza.
L’anima di Visso è la sua gente, oggi quasi interamente deportata, ma con nel cuore il desiderio tenace di ripartire, come recita quello striscione. E presto. Conoscendo i vissani, popolo all’apparenza rude, ma temprato, forte e capace di resistere a tutto, sono certo che sarà così.
Pochissimi coloro che sono rimasti: gli allevatori, che da sempre vivono di questa tenacia, anche nei tempi in cui il terremoto è solo un ricordo lontano. Stanchi, piegati dalla doppia fatica di questi giorni, ma con la speranza di rialzarsi presto e, appunto, ripartire.
Ma tutti coloro che, solo temporaneamente, sono stati costretti a cambiare paese e stile di vita, non hanno un approccio diverso: continuano a sognare, sperare, e rinnovare i propri progetti; anche lontani da Visso è assai difficile trovare gente rassegnata.
La migrazione forzata di un popolo sta facendo sì che un’intera provincia, dai monti alla costa, in questi giorni di dolore si stia veramente sentendo una cosa sola, dimostrando solidarietà ed accoglienza incondizionata.
Tutto ciò è già molto, ma in una tragedia di questa portata purtroppo non è sufficiente. La tenacia e i valori di questo popolo non possono solo essere oggetto di ammirazione. Perché essi siano rispettati fino in fondo dovrà essere garantita una ricostruzione rapida e basata su regole chiare, trasparenti e prive di ingiustizia.
Speriamo vivamente che l’egoismo e l’insaziabilità (cose che si sono verificate nelle precedenti ricostruzioni…) di chi è stato colpito solo marginalmente, e con danni lievi, non diventi il pretesto per rallentare, se non addirittura impedire, un’equa distribuzione delle risorse e, soprattutto, una pronta ricostruzione delle zone epicentrali.
La ricostruzione, per essere seria, deve osservare questa priorità, perché le zone montane svantaggiate non siano doppiamente penalizzate, ed i loro abitanti possano tornare quanto prima nelle loro terre natie.
Non resta che continuare a sperare nella saggezza di chi ci governa, nella competenza di chi amministra, e nel buon senso di tutti i cittadini; così Visso e i tanti altri gioielli del nostro entroterra ferito torneranno a splendere, belli come in questa immagine che ho estratto dal mio archivio fotografico, e soprattutto a vivere. •

 

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