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L’azienda non demorde

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Amandola: gravi disagi e insidiosi pericoli stimolano la resilienza. 

Terremoto, zone rosse, case danneggiate, sfollati. Ad Amandola succede anche altro. Che il sisma abbia, ad esempio, divelto le condutture idriche e che l’acqua abbia allagato interi campi. Il primo intervento del Consorzio idrico non ha risolto.
È quanto accade nella campagna che costeggia l’antica strada romana che da Amandola conduce a Sarnano. Lì, l’azienda di Roberto Filippo Di Mulo, “Angolo di Paradiso”, deve fronteggiare un’altra emergenza. Non solo quella di alcuni danni alla stalla, non solo quella di un fienile di 300 mq scoperchiato dal vento dei giorni scorsi che ha staccato le tegole saldamente legate con apposita schiuma, ma anche quella di un impensabile allagamento del terreno. Detto così, sembrerebbe poco. Ma quel terreno zuppo non può essere arato, e se non può essere arato, non si potrà procedere alla cosiddetta ferti-irrigazione. Se la ferti-irrigazione, che consente anche lo svuotamento della vasca interrata ormai piena di liquami, non può essere effettuata, i 12 mila metri cubi di liquido tracimeranno, con le comprensibili conseguenze. Roberto guarda il cielo e chiede clemenza al tempo perché asciughi il terreno. Anche la viabilità ha creato problemi all’azienda che, pluri-premiata per qualità, produce latte, yogurt e formaggi. Una casa venuta giù impedisce il passaggio a mezzi pesanti. Così il trasporto dei mangimi acquistati e dei prodotti venduti deve essere effettuato con più mezzi e più viaggi. Con lievitazione dei prezzi. Nel contempo, la vendita nei negozi vicini è calata, e i turisti, specie romani, che avrebbero acquistato nel «ponte dei morti», non si sono fatti vedere. Sono i danni indiretti del sisma.
Ma Roberto Filippo Di Mulo e i suoi collaboratori si sono già rimboccati le maniche. «Dobbiamo ricostruire, andare avanti, tenere alta la sensibilizzazione verso queste aree. Cambiare qualcosa anche noi: a volte da un male può scaturire un bene».
Angolo di Paradiso lo è di nome e di fatto. La zona è superba. L’azienda è familiare. 50 capi di bestiame che vengono nutriti esclusivamente con quel fieno e materie prime No Ogm che provengono da ettari e ettari coltivati esclusivamente a foraggio.
Nel 2010 la ristrutturazione. La stalla è stata dotata della mungitura volontaria: la mucca che avverte la necessità di essere munta si reca nella stazione di mungitura dove alcuni sofisticati apparecchi effettuano la procedura necessaria. È la garanzia del massimo benessere per l’animale. Non manca la spazzolatura e il sistema di doccia refrigerante per l’estate. Un’impresa all’avanguardia. La prosecuzione del lavoro del nonno e del babbo, siciliani e già caseari e conduttori di una piccola impresa locale.
Un’impresa che vuol continuare. In ogni modo. Il sisma non può dire l’ultima parola. •

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