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Scoprire l’Altro

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Il volto della Quaresima-Pasqua 2017 ha per me i lineamenti “dell’altro”. Papa Francesco ci ricorda spesso che il nostro prossimo è un “dono”. L’altro va accolto fino a divenire per noi familiare, noto e di conseguenza una ricchezza preziosissima. Ogni persona che incontriamo sul nostro cammino è degna di amore, rispetto e sostegno, perché nel suo viso possiamo ritrovare quello di Cristo.
Ogni volta che compiamo un gesto di amicizia o di apertura verso l’altro, quando lo aiutiamo a vivere con serenità e letizia, allora lì rendiamo concreta la Pasqua.
Su questa scia si pone l’argomento di riflessione presentato dalla Caritas Diocesana alle comunità cristiane in questa fase quaresimale: “Ricostruire i cuori per ricostruire le comunità”.
Ricostruire nel senso di aprirsi alla contiguità del prossimo, all’ascolto, alla solidarietà, aiutandosi vicendevolmente con l’amore di Dio vivo nel cuore. Dischiudersi all’altro, “guardarlo negli occhi”, “toccarlo”. Instaurare con lui una relazione, un rapporto. Questo è lo spazio primo in cui la carità matura e accresce. La carità non si dimostra nel piccolo gesto di un’occasione speciale, ma in quell’opera che si perpetua nella quotidianità di ogni giorno, nell’aiuto al bisognoso o semplicemente rivolgendo attenzione a un amico.
Noi della Caritas della parrocchia di Morrovalle abbiamo accolto entusiasti questo invito proposto e abbiamo ospitato i ragazzi delle scuole e del catechismo del Comune, facendo fare loro esperienza dei luoghi in cui si vive la carità e l’ascolto dell’altro. Abbiamo cercato nel nostro piccolo di educare alla carità, spiegando che essa non si adempie nell’atto isolato, ma si esplicita in tutto l’arco della vita.
Il senso dell’accoglienza e della prossimità è espresso in modo preciso dalla parabola del buon Samaritano che descrive il Samaritano mentre cammina accanto all’uomo mezzo morto e non passa oltre, ma lo «vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; […] si prese cura di lui» (Lc 10, 25-37). Quindi stabilisce con lui una relazione e l’estraneo non è più tale, bensì diventa familiare.
Lo “addomestica”, crea un legame, volendo impiegare un’espressione di Antoine de Saint-Exupéry. La volpe, infatti, nello spiegare al Piccolo Principe il significato dell’addomesticare dice: «Tu fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me, […] ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica la mondo». In questo modo si può riconoscere l’altro, lo si fa prossimo ed è questo il guadagno, poiché «non si conoscono che le cose che si addomesticano». •

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