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La carità va veloce

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Mentre la ricostruzione va a passo di lumaca

Qualche famiglia, a seguito del rilevamento dei danni nell’emergenza sismica, da parte degli incaricati, ha avuto nella scheda un verdetto di agibilità, senza interventi segnati, per cui utilizza l’abitazione, pur con i crepacci tra un piano e un altro e con spacchi nei divisori interni. Per superare i problemi, il proprietario ha messo mano al portafoglio e fatta la pratica tecnica presso l’ufficio comunale, senza far fare perizie giurate, ha pagato i muratori, pur sapendo di perdere i pubblici contributi promessi.
Si dice di ricostruire. È perplesso chi guarda al fatto che lo Stato ha costruito un lunghissimo tunnel sotto la città L’Aquila e non vi ha riparato neanche gli edifici pubblici, ad otto anni di distanza dalla tragedia. Sono state segnalate persino speculazioni assieme con i ritardi. Per il terremoto del 2016 in alcuni comuni ferve la gestione delle macerie.
Sono state organizzate varie iniziative di beneficenza. Nelle località colpite alcuni artisti vanno a fare la “chiamata a raccolta” all’aria aperta con isole di cibo e spettacoli. Molte unità abitative sono ancora attese. È successo che alcune famiglie, per la paura, hanno installato all’aperto casette in legno per dormire al sicuro, ma prontamente sono state denunciate per abusi edilizi. La burocrazia trionfa. Chi non ha fatto una richiesta S.A.E di alloggio è tenuto a lasciare le strutture ricettive entro e non oltre il 10 giugno.
Ci sono enti con progetti di volontariato nel Servizio Civile Nazionale che h avviato la selezione di volontari da impiegare. Vari comuni informano che non è possibile portare vestiti o cibi e scatoloni di beni materiali nei luoghi danneggiati dal terremoto; solo versare con bonifico il denaro sul conto corrente apposito. La CEI e i servizi caritativi hanno chiamato tutti alla solidarietà al fine di mettere a disposizione gratuitamente stanze, medicinali, assistenza medica e psicologica e denaro. Sono stati mandati i soccorritori. L’Ufficio Stampa della Protezione civile sconsiglia i curiosi dal recarsi fisicamente sui luoghi disastrati.
Si vuole sperare in quell’etica dei valori universali condivisi per rendere effettiva la dignità umana integrata nei casi di necessità per fruire di abitazione, di lavoro e di istruzione. Ogni trascuratezza che non favorisce un dignitoso tenore di vita offende il valore della persona umana, uccide la sicura speranza che promuova giustizia, pace e libertà. In alcuni paesi non arrivano neanche i giornali.
Abitare una casa, poter lavorare, curare la salute con medicinali, poter partecipare al mondo con l’informazione e con la condivisione del vivere, sono possibilità, ma la disgrazia del terremoto le ha tolte. Se si ricostruisce la comunità, lo spirito porta a collaborare e a soccorrere. I cristiani chiedono al Padre celeste che i terremotati siano liberati da ogni negatività, da quei problemi che rattristano gli animi e che tolgono la pace. Il Padre è insuperabile nella generosità, anche quando il ricostruire facilmente immaginabile, non è facilmente realizzabile.
Andando oltre le procedure che sono state segnalate dagli incaricati chi sovrintendono alle emergenze causate dai terremoti, alcuni professionisti e artigiani del mondo della casa, volontariamente, mettono a disposizione i propri interventi, senza addebitare ai terremotati alcun costo del loro lavoro. Sono stati donati lo scuolabus o l’edificio scolastico nuovo, o un locale di ritrovo comunitario. È stato fornito qualche edificio tipo cappella per la celebrazione della Parola divina e dei sacramenti cristiani. •

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