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RITRATTI: Andrea Patanè

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Faccia simpatica, quando canta – e lo fa spesso – gli vibrano collo e volto. Sacerdote dal 28 giugno del 2015, è diventato parroco di Santa Lucia di Fermo a settembre 2016, con i tanti problemi del terremoto: Santa Lucia lesionata, San Zenone lesionato, Sant’Agostino inagibile. Una bella sfida. Affrontata con decisione.
Ho di fronte a me fra Andrea Patanè, saio carta da zucchero e cordone con nodi al fianco destro. Quel che racconta mi farebbe titolare: Da Carlos Castaneda a Gesù Cristo, dalla magia al Cristianesimo. Storia di una conversione, con una coincidenza non casuale sempre presente: la Pasqua.
Fra Andrea respira l’aria degli artisti: la famiglia di sua madre Ambra Raggi annovera dal 1500 scultori e decoratori; suo padre Francesco è restauratore di mobili. Dopo aver frequentato le elementari dalle suore, Andrea già alle medie e soprattutto alle superiori viene attratto dalla magia e dall’esoterismo, legge quel che esiste sulla stregoneria, nasconde sotto il letto un baule che contiene gli attrezzi di quel mondo luciferino. Vive però la grande angoscia circa la domanda di verità sull’uomo. Poi, capita un fatto. È il sabato santo del 2004, a lui non frega niente, se ne va in discoteca con una ragazza. A notte fonda riprendono l’auto. Il sonno, l’alcol… un albero. L’impatto. La panda è «disintegrata». L’amica ne esce miracolosamente illesa, Andrea con il volto ferito, specie la bocca, in modo serio. Al pronto soccorso prega le sue divinità. Ma «capisco che non mi volevano bene, sentivo il bisogno di pregare altro: il Dio cristiano». È l’alba di Pasqua, la Resurrezione. Uscito dall’ospedale, Andrea smette di bere e di fumare. Sceglie la scuola di meditazione di Yogananda. Una frase lo colpisce: se uno si dona completamente a Dio, Dio si dona completamente a lui. Frase potente che lo interroga. Una notte dopo aver sognato a lungo, decide di disfarsi di libri e oggetti della magia. Ne fa un falò. Ma ora pensa di consacrarsi all’induismo. È ancora Pasqua – siamo nel 2006 – Andrea si sta recando di buon’ora all’alba di meditazione. Passa dinanzi alla Basilica di Sant’Agnese. Avverte come un invito – una voce? – sempre più incalzante ad entrare. Lo fa. È il momento dell’Offertorio. Avverte qualcosa di fortissimo in lui, «mai provato prima». Fa la comunione. Sceglie di partecipare ogni giorno alla messa senza recidere i legami con lo yoga. È il 24 maggio del 2006. Partecipa alla processione per Maria Ausiliatrice. È la svolta: sceglie di rimanere. Incontra Maria Elisabetta Patrizi: la fondatrice dei Fratelli Francescani Missionari. Partecipa ad un ritiro a Caprarola di fronte al Monte Soratte. La fede si rafforza. Resta. Abbandona le strade precedenti. Prende i voti religiosi. Diventa sacerdote nel 2015. È parroco oggi, sereno, in pace. Sorridente. •

Andrea Patanè, è nato a Roma il 9 aprile del 1985. La sua casa dista pochi metri dalle Catacombe di Priscilla.
Ha frequentato le elementari dalle Suore Francescane (gli è rimasta impressa suor Donata). Dopo la maturità al liceo Avogadro, si è iscritto al corso di Laurea in Fisica e Astrofisica, università La Sapienza. La tesi di Laurea, corso triennale, ha avuto come tema la Basilica sotterranea di piazza di Porta Maggiore (pitagorici?). Ha la passione per la scultura, la pittura, il teatro. Ha praticato per anni l’Aikido. All’università di Perugia, ha ottenuto il Master di primo livello in progettazione, Gestione e Coordinamento degli Oratori.
È cugino di Virginia Raggi.

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