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Lex orandi lex credendi lex vivendi

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NOTA PASTORALE NUMERO 3

Nel vasto patrimonio dottrinale che si è accumulato nel corso di secoli di storia della Chiesa non è semplice districarsi agevolmente. Encicliche, esortazioni, lettere, ordinamenti, canoni, riti, istruzioni fanno parte del grande e caleidoscopico Magistero della Chiesa. Questi documenti sono tutti strettamente legati fra loro perché i rimandi e le citazioni li ritroviamo in abbondanza in ognuno di essi in una concatenazione stringente.
La loro crescita numerica è inarrestabile. Quando dieci anni fa, il nostro Arcivescovo si è impegnato nella stesura della nota pastorale n. 3 Celebrare il Sacramento della Carità con dignità e decoro, è evidente che abbia dovuto far riferimento alla multiforme ricchezza del Magistero precedente. In particolare il riferimento va alla quasi contemporanea Esortazione post sinodale: Sacramentum Caritatis dell’emerito Papa Benedetto XVI, all’Ordinamento generale del messale romano e a ulteriori contributi magisteriali. La nota, pur essendo densa di riferimenti e richiami offre una lettura agevole, concreta e sintetica trattando con “leggerezza” l’Ars celebrandi da cui dipende la vita stessa della Chiesa particolare. L’argomento è complesso perché variegato in tanti aspetti; si trattava di ordinare il rito della celebrazione eucaristica, “fonte e culmine della vita e della missione della chiesa”, per renderla decorosa, dignitosa e il più possibile uniforme senza tralasciare, gli ambienti, gli arredi, gli oggetti e gli atteggiamenti del corpo.
Ciò che conta ed è pur vero, non è l’esteriorità di un rito bensì la “fruttuosa partecipazione” dei fedeli. Una celebrazione ordinata e uniformata alle norme liturgiche è condizione necessaria per non svilire il mistero insondabile della “conversione sostanziale del pane e del vino, in corpo e sangue del Signore Gesù”. Una celebrazione sciatta, incerta, disordinata è percepita dal fedele, sempre esigente nei confronti di altri, come un rito indecoroso che distoglie la concentrazione, impedisce la contemplazione del mistero che si celebra e sarà oggetto di confronto polemico all’interno della comunità.
Ci chiediamo, dopo dieci anni, quale sia la situazione oggi?
Le difficoltà sono aumentate: le vocazioni sono al minimo storico, i parroci hanno più parrocchie da seguire e quindi spostamenti sempre più frenetici, celebrazioni in “quantità industriale” (quattro o cinque messe al sabato o alla domenica). Tutto ciò ha originato un senso di ordinarietà e di assuefazione abitudinaria che ha impedito l’osservanza e direi l’obbedienza alle disposizioni emanate.
Il nostro Vescovo, sentendo forte la responsabilità del compito a lui attribuito in materia, ha creduto opportuno richiamare l’attenzione su tale argomento e nella nota, dopo un’ampia e doverosa premessa, ha passato in rassegna le varie fasi della celebrazione eucaristica senza dimenticare ciò che concorre ad una sua decorosa e dignitosa celebrazione. I suggerimenti che propone, si legge nella nota, “sembrano essere ovvi e lo sono. Tuttavia non sempre e da tutti sono rispettati”. Forse perché sono talmente ovvi non hanno bisogno di essere messi in pratica?
Scusate una nota personale. Essendo un ex militare tengo in particolar modo all’ordine, alla preparazione di una cerimonia, a concordare e verificare ogni singola cosa che si usa, a non lasciare nulla al caso o all’inventiva, alla pulizia, all’arredo.
Mi trovo a disagio come diacono, quando c’è confusione, chiasso, quando all’altare c’è troppo movimento, quando si deve rimediare qualche lacuna e gli oggetti sacri non sono al loro posto.
È un mio limite, ma credo che per “gustare” una messa non bisogna essere distolti da tante incombenze. Quando, appena uscita, ho letto per la prima volta la nota mi ha colpito in particolar modo la concretezza e la meticolosità dell’esposizione, nessun argomento è stato tralasciato e non ci sono alibi per giustificare qualche lacuna, non possiamo dire: “nessuno ce l’ha mai detto”.
Vi si trovano suggerimenti per ogni cosa, ogni situazione, ogni ambiente e ogni fase della liturgia. Sintetizzare tutto in poco spazio è impossibile, l’invito è di leggerla o, per chi l’ha già fatto, di rileggerla. Ogni volta c’è sempre una scoperta e un “richiamo di ordine liturgico-pastorale e spirituale” da mettere in pratica. Potremo così rendere culto a Dio come Lui merita che sia. •

Angelo Talamonti

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