Home » attualità » Un incantevole ottobre

Un incantevole ottobre

Stampa l articolo
Ottobrata piena. Giornate calde. Domenica da incorniciare. Costeggio in auto la zona de “Le prese”, tra Magliano di Tenna e Piane di Montegiorgio. Case basse, un tempo. Oggi ne resta solo qualcuna. I cavalli brucano erba al di là dell’anello dell’Ippodromo San Paolo.
Arrivo all’antico Molino. Una visita da consigliare a tutte le scuole. Struttura fortificata. Luogo di lavoro e socialità. Fu dei Marozzi, poi nel 1959 divenne dei Lautizi. Resta un patrimonio storico e architettonico.
Il Tenna scorre poco lontano. Tinia o Tin: per gli Etruschi era come il Giove romano. L’Officina del Sole della famiglia Beleggia chiamerà il prossimo vino rosso Tignium, come l’antico fiume, come la terra dappresso.
Amo il fuoco e non le ceneri, il passato ma anche l’accenno di futuro, la storia e la scienza, da poco anche l’arte. E l’intelligenza creativa dell’uomo.
Ho letto un articolo del mio amico astrofisico Mario Gargantini. Dava l’annuncio che è «stato catturato il segnale generato dalla fusione di due stelle di neutroni, così dense da costituire uno stato estremo della materia». Creato che stupisce!
Raggiungo la piana tra Belmonte Piceno e Servigliano.
Ho deciso di risalire il viottolo sino alla strada che collega Belmonte a Curetta. L’erba è bagnata. Il sole è lontano. Il proprietario della terra ha messo una catena per impedire l’ingresso alle moto da cross e ai quad che hanno rovinato il percorso: ci sono dislivelli di mezzo metro. Salgo tra prugnoli spinosi e bacche rosse. Attraverso una specie di tunnel. Gli alberi sono flessi gli uni sugli altri. A farsi compagnia o ad amarsi. Canticchio “Luci a San Siro” di Vecchioni. Oggi non si canta più per strada.
In cima, due cani mi raggiungono. A destra, verso Curetta, c’è un colle più alto degli altri. In cima, un piccolo serbatoio idrico del CIIP. Vado. Si apre il mondo. Dal Monte San Vicino al Gran Sasso, dall’Ascensione irta di antenne alla quinta dei Sibillini sino a quella del mare Adriatico. Un giro d’orizzonte in un batter d’occhio. L’erba è molto verde. Mi informo sul tipo: c’è coda cavallina, c’è tarassaco, c’è valeriana, ed anche malva. Un cesto di cespugli è diventato un quasi albero solitario, come a guardia di un luogo incantato. Rifletto che da noi la civiltà contadina manda ancora qualche barlume. In altri parte è stata cancellata, e, a dirla con Peguy, è stato «il più importante avvenimento della storia dopo la nascita di Cristo». Non il migliore, però.
Dallo zaino pesco “La natura del bastardo” di Davide Rondoni. Leggo ad alta voce: «O fissare lei nella tutta perdita nella tutta pioggia la beatitudine estrema d’essere quasi niente…». Attraverso un campo di zolle rivoltate. Hanno sete e lo si vede.
Mi viene da pensare che qui andrebbero condotti i tour operators; proprio qui a scorgere Penna San Giovanni e Santa Vittoria, Monte Rubbiano, Fermo e la costa. Qui, nella poesia della natura, nel vibrare del cielo.
Il gabbiotto del CIIP è un cubo grigio sul punto più alto. Quasi a voler imporre la mano dell’uomo su quella del Creatore. Telefonerò al presidente Alati: che camuffi con edera e rampicanti quel manufatto. Perché sembra di stare in Paradiso ma con una porta sul Purgatorio. •

About Adolfo Leoni

Vedi anche

Sfoglia e scarica il numero 18

Il numero 18 in formato pdf è online. È possibile sia consultarlo online (da pc, smartphone …

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: