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Al Virgilio di Roma ci si sballa

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Un’orgia aperta anche ai minori di 14 anni: si può fare a scuola?

“Mamma, vado a scuola!”, grida sulla porta di casa Giulio, 14 anni il prossimo mese. “Studia, mi raccomando, stai attento e impegnati perché il liceo è difficile!” Risponde la mamma. E Giulio: “Sì, mamma, mi impegnerò tantissimo, perché oggi a scuola c’è un’orgia e faccio tardi”.
Sembra un dialogo surreale de “I Soliti Idioti”, ma è più realistico di quanto possa sembrare. Partiamo dai fatti: al liceo classico Virgilio di Roma un collettivo studentesco occupa l’Istituto statale per protestare contro il progetto di alternanza scuola-lavoro. Nessuna autorità riesce a ripristinare l’ordine per le lezioni. Intanto le strutture scolastiche subiscono dei danni. L’occupazione dura sei giorni, al termine dei quali viene organizzato un rave-party a pagamento, il “Virgilio savage party” [Festa selvaggia del Virgilio], cui partecipano circa 1500 persone: studenti del liceo, ovviamente quasi tutti minorenni, ed esterni alla scuola, attirati dal battage pubblicitario sui Social Network. Il party  trascorre fuori da ogni controllo, trasformandosi presto in una specie di “Sodoma e Gomorra”, come lo definisce, senza troppa ironia, un docente dell’Istituto. Grazie al video segreto di un inviato de Il Messaggero, si è capito cosa sia successo all’interno dei locali di una scuola pubblica, deputati alla formazione culturale delle nuove generazioni.
Ecco un breve campionario: si è bevuto alcol senza limite e senza alcun controllo sull’età; si sono consumate – e vendute – droghe, quali cannabis, cocaina, eroina, meta-anfetamine e perfino Xanax, un tranquillante; le “pischelle” minorenni erano facilmente abbordabili; c’erano luoghi dove “fare sesso”: nei bagni, oppure in posti chiusi a chiave che gli organizzatori consegnavano ai richiedenti più conosciuti. Si è trattato, in sintesi, di un’orgia di alcol, droga e sesso in piena regola, aperta anche ai minori di 14 anni, perché a ottobre, sia detto con chiarezza, non tutti i primini e le primine li hanno ancora compiuti e nessuno ha chiesto la carta di identità all’ingresso. Nonostante la festa fosse organizzata in violazione di una quantità industriale di articoli del codice civile e penale, nessuno è intervenuto: non i NAS (come sono stati somministrati i cibi e le bevande?), non la Finanza (chi ha incassato i soldi in nero?), non le Forze dell’Ordine (chi ha fornito alcol o droga ai minorenni? Ci sono stati rapporti sessuali con minori di 14 anni e quindi violenza sessuale presunta?); non il Ministero dell’Istruzione (chi ha autorizzato o tollerato l’uso di un bene pubblico per una iniziativa privata illegale?).
Detto questo delle Istituzioni, dobbiamo anche registrare un assordante silenzio ecclesiale: purtroppo temo che anche tra i formatori cristiani si stia diffondendo l’idea che i giovanissimi si divertono così e che non si può fare nulla; che il divertimento senza alcol, droga e sesso rubato nei corridoi con la colonna sonora di artisti che invitano a farlo, in fin dei conti non è poi un gran problema e che prima o poi tutto si risolve da solo.
Invece non si risolve nulla ed ogni anno la situazione diventa sempre più problematica, come, per esempio, ci racconta un recente convegno organizzato da Federsed (Federazione Italiana degli operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze), SIP (Società Italiana di Psichiatria) e SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza): ogni anno 40mila giovani ricorrono al pronto soccorso psichiatrico per i disturbi causati da cocaina, cannabis ‘rafforzata’ e anfetamine. Inoltre, uno studio sui clienti di cinque club romani dice che il 78% dei giovani usa le cosiddette ‘nuove sostanze psicoattive’ (NPS), mentre l’89% utilizza regolarmente cocaina.
Il tempo è giunto: le comunità cristiane non possono più ignorare come i più giovani non solo spendono il loro tempo libero, ma come sono spinti a credere che si debba spendere dalla pressoché totalità delle persone che incontrano, dai loro idoli mediali, agli adulti che vivono al loro fianco come se nulla fosse; perché è in questo ambito che si gioca la partita più difficile dell’educazione, che, se non riguarda tutti i momenti della vita, diventa una terribile illusione. •

Marco Brusati

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