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Un uomo di parola

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“Per me celebrare la Messa qui non è un fatto straordinario ma deve essere una cosa ordinaria, per entrare in comunione e in dialogo con chi mi ha preceduto. Ho bisogno del vostro consiglio e vi ringrazio per la vostra preghiera offerta nella sofferenza e nell’anzianità, che è ancora più preziosa”.
Con queste parole l’Arcivescovo Rocco Pennacchio ha iniziato la celebrazione Eucaristica che si è svolta domenica 3 dicembre nella cappella della casa del Clero. Lo aveva promesso. Ha mantenuto la parola.
L’Arcivescovo è stato accolto dal rettore del seminario, don Nicola Del Gobbo, e da tutti i sacerdoti anziani residenti. Molto affettuoso è stato in particolare l’abbraccio con il vescovo Angelo Fagiani. Inoltre ad accoglierlo i seminaristi e tutti i dipendenti del seminario con le loro famiglie.
“Con l’Avvento la nostra vita deve essere ricalibrata perché il Signore si manifesta a noi in modo rinnovato – ha affermato nell’omelia Monsignor Pennacchio -. L’anno liturgico non è una ripetizione stanca dei riti ma una esperienza mistica che deve entrare nella nostra vita e cambiarla. L’Avvento ci prepara alla celebrazione della venuta del Signore della carne ma, soprattutto in queste prime settimane, al ritorno del Signore nel suo secondo Avvento. La Parola di Dio ci da indicazioni su come vivere questo tempo. Siamo invitati a vegliare e vigilare in attesa del ritorno del Signore. Isaia prende atto della propria indegnità ma poi ricorda che tutti noi siamo opera del Signore: tutti siamo peccatori che amiamo il Signore. C’è questa continua tensione tra il nostro essere argilla, fragili e peccatori, e il nostro desiderio profondo di incontrare il Signore. L’Avvento è il tempo in cui dobbiamo coltivare il desiderio di incontrarLo. Cosa vuol dire vigilare? Non vuol dire stare sempre svegli ma interpretare e vivere la vita da svegli, non da persone superficiali. In questa vita il Signore ci offre tante occasioni per incontrarLo: ad esempio attraverso le persone che abbiamo intorno, in particolare nei sofferenti. Vigilare vuol dire non rinviare continuamente le cose che dobbiamo fare ma dare valore alle piccole cose di ogni giorno perché non sappiamo se avremo l’occasione di riviverle in quella maniera e così intensamente. Siamo vigilanti dunque, nella consapevolezza dell’amore che il Signore ha per noi. Egli ci giudicherà nella sua misericordia e sulla nostra misericordia”.
Sono stati consegnati all’Arcivescovo tre regali: un maglione e un fermacarte celebrativo dell’inaugurazione del seminario, a ricordo del contributo che tutti i fermani hanno dato per costruirlo. E infine le chiavi della casa del Clero e del seminario. “Eccellenza questa è casa vostra – ha concluso Don Nicola Del Gobbo -. Venga quando vuole”. •

Marco Zengarini12

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