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Molta nebbia

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Verso le elezioni del 4 marzo

Per il momento la campagna elettorale in corso sembra dominata dalla confusione. Molta nebbia. Le forze politiche sono prive di programmi credibili. Opppure, se provviste di programmi, questi sono generiche scelte e di interventi settoriali non inseriti in organici progetti guidati da valori e da principi con un senso e una direzione ben precisi. Gli interessi in gioco non dovrebbero essere di questo o quel partito, di questo o quel movimento, di questo o quel personaggio. Dovrebbero essere gli interessi generali del Paese. Questo “dettaglio”, mi sembra, sfugge a esponenti di indubbio spessore culturale come è dimostrato dai tanti appelli volti solo all’agognata vittoria. Sono sotto gli occhi di tutti il crescente disagio originato da politiche che: non mettono in atto provvedimenti rivolti a combattere la povertà e a ridurre la disuguagnanza; non affrontano efficacemente il problema della disoccupazione promuovendo oculati investimenti pubblici e privati; proseguono la precarizzazione del lavoro e la libertà di licenziamento; mortificano la scuola; ridimensionano la sanità pubblica; non contrastano l’evasione fiscale e la dilagante corruzione. E, soprattutto, cosa che riguarda in particolare le nostre zone, hanno fatto per la ricostruzione dopo il terremoto del 2016?
Mi chiedo allora se ci sono, oggi, forze politiche che vogliono realizzare un deciso cambiamento di rotta. La campagna elettorale presenta uno spettacolo di frenesia interessata soprattutto alla ricerca del consenso e a scodellare promesse senza averne la copertura finanziaria.
Mi chiedo anora: dopo la vittoria cosa avverrà, se la politica è stata fagocitata dall’economia?
Purtroppo c’è da denunciare anche la debolezza, anzi la quasi nullità della politica di fronte al capitale finanziario e al mercato.
Dagli anni ’70, con lo slogan “Più mercato e meno Stato”, la politica è stata derubata della sua autorità fino a diventare lo zerbino delle multinazionali. La politica si riduce a trovare una soluzione immediata ad un problema immediato, cosa che esclude una qualsiasi riflessione di lungo termine fondata su pincipi e su una visione discussa e condivisa pubblicamente.
Un’altra riflessione si dovrebbe fare. I partiti non sono più fucine di pensiero e di programmazione. Si sono ridotti a semplici agenzie pubblicitarie, in gara tra loro a chi sa vendere meglio. Ecco spiegata la rincorsa alle promesse più strabilianti e impossibili: niente tasse, nuovo sviluppo, più occupazione, pensione per tutti…
Ecco il trucco delle parole: libertà per libertinaggio; progresso per consumismo; giustizia per vendetta; missione per occupazione…
Il dibattito politico è ridotto ai minimi termini, a polemica e propaganda. La personalizzazione della politica ha decretato anche la morte delle idee. “Al potere senza volto si è andato progressivamente sostituendo il volto senza potere” ha scritto Marco Damilano.
Chi ha in mano le decisioni sono sempre più i poteri economici e militari. Comunque bisogna scegliere. Arduo problema. Qualcuno è tentato di spazzare via il vecchio e fare un salto nel buio affidandosi a gente senza esperienza: persone che possono anche fare bene, ma si tratta comunque di un azzardo.
C’è il ritorno di Berlusconi, il nonno d’Italia, che ama gli animali e risulta quasi rassicurante.
Vedo l’immagine di Renzi molto intaccata dall’arroganza dimostrata nella sua carriera e anche negativa l’immagine del Giglio magico, che è la sua “Cricca magica”.
Insomma dovremmo turarci il naso e scegliere il meno peggio. •

About Tamara C.

Direttore de La Voce delle Marche

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