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Anna non trova lavoro

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Abbiamo ascoltato Anna R. per capire il lavoro autonomo giovanile, in base alle confidenze di chi lo vive. L’esperienza quotidiana lavorativa è sempre significativa. Anna è nata nel 1983 e vive con la famiglia in un paese fermano della valle del Tenna. Dopo il liceo, ha conseguito a Macerata la laurea quadriennale in Lettere. Le graduatorie del provveditorato di Ascoli nel suo settore erano sovraccariche. Si è iscritta al sindacato per la scuola, sperando almeno in un posto di bidella, senza esito.
La prima sua esperienza lavorativa, a 26 anni, avvenne, quando la proprietaria di una pelletteria, per urgenti consegne a fine luglio, le chiese se voleva in quel mese lavorare. Di fatto sostituì una lavoratrice che si era gravemente ammalata. Lavorò 27 giorni. Seguirono nella ditta le ferie di agosto. Tutto finì lì.
Anna, ripetute volte, poi è andata a Fermo al Centro per l’impiego. Rimase in attesa di una chiamata che non arrivò. Nel frattempo frequentò il corso di perfezionamento di lingua tedesca raggiungendo un buon livello. Ha seguito poi con impegno un corso fiscale tributario. Ma di lavoro neppure l’ombra.
Ha insistito sui portali Web ed ha frequentato un corso di qualificazione contabile ad Ancona. A 33 anni, vista la inutile diffusione di curriculum, ha deciso per l’autonomia. Da due anni, ha aperto una partita IVA come consulente nel settore assicurativo. Sono seguiti ventidue mesi di lavoro indipendente, non privi di perplessità. Ascoltiamo:
“Mi sono sentita precaria, senza un guadagno sufficiente a sostenere tutte le spese. Nell’incertezza potrei andare a Milano, ma dovrei allontanarmi dal mio ragazzo. I miei genitori hanno sempre compreso le difficoltà dandomi aiuti per la vita quotidiana e per varie spese. Fortunatamente non mi fanno pesare la situazione, pur tra risorse economiche limitate. Sperano con me per migliorare”.
Ora Anna, a 35 anni, preferirebbe non avere deciso di aprire una Partita IVA, avrebbe preferito un contratto da dipendente perché uno stipendio fisso, anche basso, fa risparmiare vari costi. Vorrebbe una base economica serena per metter su famiglia.
Non ha modo di fare progetti sicuri. Dice: “Se volessi chiedere un prestito piuttosto che un mutuo, nella mia condizione attuale non mi verrebbe accettato”.
Due anni fa si è fatta supportare dalla Camera di Commercio, nell’aprire la Partita IVA. Ora non trova altri servizi pubblici né privati che supportino il suo impegno di realizzare con soddisfazione la sua dimensione lavorativa.
Nei percorsi professionali dei vari lavoratori autonomi, ci sono motivazioni differenti da persona a persona: talora per la necessità, talora per un incontro favorevole, talora per la propria indole professionale, talora per un’occasione del tutto casuale. Per Anna c’è stata la necessità.
Si può pensare con Papa Francesco che la pace delle persone non richiede il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti. •

Antimo Lorcassi

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