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No a una società tribalizzata

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Civitanova: parrocchie e associazioni in marcia per la pace

Archiviata anche la terza edizione della marcia per la pace. Tutto ha avuto inizio sabato 17 febbraio 2018 alle 15,30 come da programma. Il raduno dei partecipanti, più di trecento, si è tenuto presso il varco sul mare che sta diventando nel panorama cittadino di Civitanova Marche il luogo ideale per incontrarsi. L’iniziativa dal tema Uomini e donne in cerca di pace è stata promossa dall’Azione Cattolica e in collaborazione con tutte le parrocchie cittadine e da quest’anno, anche con la parrocchia San Bartolomeo di Morrovalle. Nonostante un’acquerugiola fastidiosa e il freddo reso umido per la pioggia, già dalle 15,00 lo spazio dell’ex Ente Fiera era invaso da ragazzi accompagnati dai propri educatori e dalle famiglie. L’accoglienza è stata animata a suon di musica e di balletti da ragazzi e ragazze della parrocchia San Marone.
Ci si è messi in marcia alle 15,30 circa dopo una breve presentazione dell’iniziativa fatta da don Massimo Fenni che ha spiegato ai presenti il percorso da coprire: Piazza XX settembre, Corso Umberto I, via Duca degli Abruzzi, Chiesa di Cristo Re. Le quattro tappe scandivano le quattro parole d’ordine suggerite da Papa Francesco nel messaggio della cinquantunesima giornata mondiale per la Pace, celebrata il 1 gennaio 2018: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. In ogni sosta, alcune brevi riflessioni hanno suggerito l’importanza di compiere azioni che permettano l’inserimento e l’inclusione di chi è diverso per cultura, religione e lingua. La marcia prima che un traguardo è un cammino. Un nuovo modello di cittadinanza va costruito a piccoli passi.
Mirko, un ragazzo di Santa Maria Apparente, lungo il tragitto leggeva alcuni slogan gridati al megafono: La pace è di tutti i colori, è di tutte le nazioni, di tutte le razze, di tutte le religioni, è la speranza di vivere, è felicità, è amore, è un dono di armonia, ci fa tutti amici, è vita, è nei nostri cuori. Tutti rispondevano a ogni invito: cerchiamola. Altri slogan s’indirizzavano all’azione: La pace è andare contro corrente, è saper resistere alle cattive tentazioni, è correggere con gentilezza e umanità chi sbaglia, è non perdere l’opportunità di generare amore, è far sentire ai potenti del mondo la nostra voce, è rinunciare a tutto per salvare una relazione, è dare una seconda opportunità a chi è in difficoltà, è pregare Maria, regina della pace, affinché ci guidi. A questi richiami, tutti rispondevano: facciamolo. Lungo il cammino, i bambini più piccoli lasciavano in regalo il loro messaggio di pace con disegni e illustrazioni.
Geniale è stata la trovata di consegnare a ogni ragazzo e ragazza alcune strisce di diversi colori. Più cerchi concentrici, costruiti dai ragazzi che si tenevano per mano, hanno disegnato davanti alla chiesa di Cristo Re, l’ultima tappa della marcia, quasi un grande arcobaleno. Rimarrà in tutti il ricordo che insieme si può fare tutto. I sogni, se coltivati, generano pace. L’indifferenza e il rancore ammorbano il quotidiano. Queste piccole strisce di colore diverso sono state poi appuntate su una colomba bianca all’interno della Chiesa di Cristo Re al termine di una breve ma toccante liturgia della parola presieduta dall’arcivescovo mons. Rocco Pennacchio.
Il canto Danza la vita ha accolto in chiesa i partecipanti della marcia: “Canta con la voce e con il cuore, / con la bocca e con la vita, / canta senza stonature, / la verità del cuore”. Due le letture proposte, la prima presa dal libro del Levitico (19, 33- 34), la seconda dal vangelo di Matteo (25, 33- 36). Il forestiero che dimorava fra gli Ebrei doveva essere trattato come colui che era nato tra loro: “Tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto”. Nella sera della vita saremo giudicati sull’amore: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Anche i nostri emigranti, ha detto l’arcivescovo, sono stati costretti a rifarsi una vita in una terra che non era la loro. Sapevano accettare il distacco e le privazioni se avvertivano che attorno a loro una rete di solidarietà. Anche noi dobbiamo fare lo stesso con chi proviene da zone di guerra o perché perseguitato. Chi viene qui non ci arriva per trascorrervi una vacanza ma per trovare altre opportunità che gli vengono negate nella propria patria.
Al termine della breve omelia dell’arcivescovo, due rappresentanti della “Comunità Volontari per il mondo”, una piccola organizzazione marchigiana che si batte per i diritti dei poveri, hanno portato la propria testimonianza. Un ragazzo proveniente dal Gambia ha raccontato i motivi che l’hanno portato a scappare dal proprio paese d’origine, funestato dalla guerra. Caterina, ragazza italiana, ha spiegato la propria attività svolta in Etiopia in difesa dei ragazzi di strada e di tutte le persone che vivono nella miseria. La preghiera, il canto Pace sia, lo scambio della pace tra i fedeli, il canto finale La strada si apre hanno concluso la manifestazione. Due incaricati per ogni parrocchia hanno attaccato i nastri colorati con gli impegni presi dai ragazzi per un mondo di pace, sulla sagoma della grande colomba dispiegata ai piedi dell’altare. •

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