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Terremoto: così era, così è… Così sara? (ancora)

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Dopo un anno titolo e copertina debbono essere identici

“Un guscio di noce in mezzo all’oceano. È così che mi sento dopo il terremoto ogni giorno. Come fossi in balia degli eventi”. Pesano le parole di Maria L. una cittadina dell’entroterra montano che ha visto scomparire sotto alle macerie sacrifici di una vita.
Ora attende, come tanti, dentro ad una casetta Sae delle 1227 consegnate nelle Marche, uno spiraglio di luce almeno sui primi passi della ricostruzione. Sono passati 16 mesi dal 24 agosto, si sono spenti i riflettori delle cronache nazionali sul sisma ed i suoi effetti, ma ancora c’è tanto da fare nei territori del cratere, molto, per non dire tutto. Guardando le cifre fornite dalla Protezione Civile nazionale circa il 70 per cento dei cittadini è tornato dagli hotel nelle cosiddette Soluzioni abitative di emergenza (Sae), altri hanno trovato una autonoma sistemazione, magari lontano dai paesi in cui abitavano. Sembrerà strano, ma ci sono ancora tante altre persone che, a distanza di un anno e mezzo dal 24 agosto, sono alloggiate nelle strutture ricettive delle Marche. Persone di cui purtroppo non si parla molto ma che a distanza di tempo vivono lontane dai loro territori in un pendolarismo costante tra attaccamento alla propria terra e bisogno di normalità.
Parole come paura, terrore, incredulità e sgomento dei primi mesi dal terremoto in molti casi stanno lasciando il posto ad un altro termine: rassegnazione.
Nell’entroterra di tre regioni spesso le comunità smembrate a fatica riescono a ritrovare la quotidianità degli amici al bar, o il tempo magari trascorso in parrocchia o negli abituali luoghi di ritrovo e socialità compromessi dalle scosse.
Nel nostro peregrinare da volontari della Protezione Civile tante storie diverse quelle che incontriamo, da Arquata a Camerino, da Montefortino e Montemonaco ai comuni della costa. Tante le problematiche ascoltate e lamentate da chi il sisma lo ha vissuto e continua a viverlo sulla sua pelle.
“Qui ad Arquata, – ci dice Maria L. – siamo stati fortunati ad aver avuto solo 20 centimetri di neve. Con una pendenza così irrilevante del tetto, quando tutti sanno che ne occorrerebbe una del 35% per supportare il carico di neve, voglio vedere alla prossima vera nevicata cosa accadrà. Senza parlare degli impianti di riscaldamento”. In molte abitazioni hanno adottato misure tampone per evitare il congelamento delle tubature.
Oltre all’aspetto organizzativo degli alloggi c’è poi quello psicologico del post terremoto. Gli eventi che portano un disastro naturale ci mettono di fronte alle nostre paure più profonde. Destabilizzano. Ed insieme alla terra vacilla anche l’identità psico-fisica.
Dalle prime scosse è sempre costante il numero delle persone che hanno bisogno di assistenza psicologica nei comuni del cratere. E proprio mentre scriviamo un nuovo importante sciame sismico si fa sentire nel Maceratese.
Ricorda a tutti che, in fondo, dovremmo pensare di essere costantemente sopra ad un tapis roulant che ogni tanto decide di ripartire. Si chiama “Natura”. Con essa dobbiamo abituarci a convivere ed allenarci ai suoi ritmi come in tantissime altre nazioni del mondo adeguando le costruzioni, allenando la mente a sopportare l’idea che nuove scosse non possono rimettere in discussione la nostra quotidianità ed essendo consapevoli che una maggiore cultura della prevenzione andrebbe adottata sotto vari profili.
Le calamità hanno sempre accompagnato la nostra esistenza. Anche nella Bibbia vengono raccontati i terremoti ed emerge in modo inequivocabile che essi non sono mai rappresentati come un castigo divino. Nel vangelo di Matteo quattro gli eventi sismici accaduti al tempo di Gesù.
Seppure le calamità naturali sono sempre esistite e ciclicamente si siano ripresentate oggi accade invece che al terminare delle scosse si torni a vivere come se nulla fosse accaduto. A dimostrarlo anche il fatto che la parola prevenzione, forse perché impopolare e con poco appeal, non compariva nei programmi elettorali. Chissà quanti paesi hanno realmente adottato ed adeguato i piani di protezione civile o per quanti edifici pubblici si stanno realmente apportando misure antisismiche.
Tutti i comuni delle province toccate dal sisma a più riprese hanno dovuto fare i conti con gli effetti delle scosse: chi direttamente ed in maniera più forte, chi indirettamente per l’ospitalità delle persone colpite dal terremoto.
Ma per tutti ora vale una impellente necessità per avere la possibilità di andare avanti con la ricostruzione e gli amministratori in primis lo chiedono: la parola chiave è “sburocratizzare e presto!!”. •

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