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Un restauro esemplare

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La cartina che riporta gli antichi sentieri ne segnala uno intricato, da ripercorrere al più presto. Un cammino che partiva da Sarnano e arrivava al Santuario della Madonna dell’Ambro attraversando una strada romana per salire a Garulla, lambire il monastero benedettino dei santi Vincenzo e Anastasio, raggiungere Casalicchio e poi Capovalle e Valle. Quello che non sapevo è che sopra l’abitato di Valle, vicino a uno sperone di roccia, era nata una pianta di fico dove i pellegrini lasciavano un sasso perché punto in cui si cominciava a intravedere il Santuario. Seicento metri prima di arrivarci, in prossimità di una croce ancora esistente, il sentiero scendeva e, proprio in prossimità della croce, veniva lasciato un altro sasso in segno di ringraziamento per l’esito buono del cammino effettuato. Un cammino la più parte compiuto in una compagnia.
Torneremo a depositare i due sassi. Perché il Santuario sarà restaurato. I lavori sono in corso. E la messa di mezzanotte del 25 dicembre prossimo vi sarà nuovamente celebrata. Stavolta dallo stesso arcivescovo di Fermo, mons. Rocco Pennacchio.
Martedì scorso, la Carifermo Spa ha presentato a un folto pubblico il progetto di restauro conservativo e miglioramento sismico della Chiesa. La cronaca dei quotidiani ha riportato ampiamente la mattinata densa di interventi e la visita all’interno dell’edificio.
Vorrei mettere però in evidenza un altro dato su cui riflettevo ascoltando le relazioni e guardando i personaggi.
Sono questi i giorni in cui a Roma si cerca di dare vita ad un’alleanza per un governo. Nessuno si nasconde le difficoltà. Più volte il Presidente della Repubblica Mattarella ha invitato i partiti e la comunità civile a un impegno unitario. L’Italia ha bisogno di ritrovarsi paese, nazione, patria. A serrare le fila.
Ho associato la stringente necessità a quanto sta accadendo di positivo a Montefortino, proprio al Santuario della Madonna dell’Ambro. Un esempio che viene dal basso, da quelle periferie che tali proprio non sono. Terre ricche di cultura e di esempi, invece.
Aver visto insieme i vertici di una banca locale (Amedeo Grilli, Alberto Palma) che si è assunta la spesa dell’intervento, il prefetto (Maria Luisa D’Alessandro), il sindaco del luogo (Domenico Ciaffaroni), l’arcivescovo della diocesi (Rocco Pennacchio), il rettore del santuario (padre Gianfranco), i rappresentanti di associazioni, i tecnici (l’arch. Giulia Alessandrini, tra gli altri), gli abitanti delle frazioni, le forze dell’ordine, gli amanti del Santuario tutti tesi ad un progetto collettivo di ripresa di un luogo impregnato di cultura e di fede, mi ha collegato al dipinto senese del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti dove il popolo tira una corda per raggiungere uno scopo comune. Senza divisioni. Con un solo cuore.
Una unità come quella espressa, sotto un aspetto squisitamente religioso, in un dipinto del Santuario dove spiccano tre santi insieme: san Benedetto, san Francesco, san Romualdo, i padri dell’Europa e dell’Italia, i cui figli (benedettini, cappuccini e camaldolesi) ebbero a che fare con la Madonna dell’Ambro.
«Quando il Divino incontra l’umano – ha detto mons. Pennacchio – diventa un tutt’uno». Al Santuario è accaduto. Cum cordis. •

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