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L’arte sacra è esperienza di fede

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Comunicare la fede con l’architettura, la pittura, la scultura

L’arte esprime la bellezza. Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo di alcune problematiche di questa stagione storica in cui gli oggetti dell’arte sacra vengono illustrati da chi vuol prescindere dalla fede che li ha creati.
Vorrei dare il mio contributo nel guardare l’arte sacra come realtà comunicativa che nasce dalla fede e comunica la fede a chi la comprende ricevendone un arricchimento per la propria spiritualità. I cristiani guardano il volto umano del Figlio divino che si è fatto carne visibile nascendo nel grembo di Maria di Nazareth, ragione per cui le pitture che lo raffigurano sono oggetto di culto. L’occhio giusto guarda e intuisce il contesto ecclesiale entro cui l’immagine sacra, in qualsiasi forma e materiale sia raffigurata, riceve le sue peculiari caratteristiche.
Un gruppo di scolari di scuola primaria fu accompagnato nella chiesa di piazza a Servigliano. L’insegnante di religione mi chiese di far osservare qualche immagine ed osservammo il dipinto di Filippo Ricci dell’anno 1799 ove era raffigurata in alto la Vergine con il suo divin Figlio che donavano la “corona del rosario” a due santi. Domenico di Guzman da una parte aveva sopra il capo una stella; dall’altra parte Vincenzo Ferrer aveva sul capo una fiamma. In basso si vedeva un cane con una fiaccola in bocca. Su questi tre particolari si scatenò la curiosità degli scolari che ne volevano capire bene il significato.
È in compagnia che si fa ricerca e ci si proietta nelle motivazioni condivise in una sintesi tra ideale e reale. Occorre la chiarezza nel saper leggere i significati del bello, i suoi obiettivi e realizzare il coinvolgimento tra l’autore artista e i lettori fruitori. Un pomeriggio una comitiva in gita su pullman proveniente da Ascoli Piceno si fermò a Servigliano. Mi chiesero di spiegare qualcosa ai gitanti curiosi che entrarono nella chiesa parrocchiale. Usai il microfono per dire che qui si pratica il culto del Santissimo Sacramento. Subito la guida turistica fece obiezione dicendo: “Non interessa”.
Iniziai comunque a riferire quando e come fu realizzata l’architettura dell’edificio ed indicai l’arredo liturgico facendo riferimento al culto della Vergine Maria e dei santi patroni locali effigiati nei dipinti. Di nuovo la voce del capo comitiva si fece sentire per rifiutare spiegazioni su cose di culto cristiano. Dissi che i cristiani hanno il culto delle immagini e la pronta risposta fu che non interessava a nessuno.
A fianco di chi riduce l’arte sacra ad occasione turistica e a curiosità senza senso religioso, si pongono i cristiani sinceri che recuperano la chiarezza, nel realismo scevro da pessimismi e da euforie illusorie, nella corresponsabilità del condividere i messaggi degli autori delle opere sacre con il senso sociale della vita e dell’arte stessa. L’arte sacra potrebbe risultare senza idealità e venir guardata con inquietudine, con scarsità di senso, soltanto con intenti consumistici. Ciò dipende da molti fattori, anzitutto dal vivere sociale senza grandi aspirazioni e con un forte pragmatismo tra l’autosufficienza e l’appiattimento dei valori.
I cristiani sono ispirati da quello spirito di fede per cui chi crede fa comunicazione e i cristiani che credono e comunicano hanno la convinzione che il nostro cammino ci porrà accanto a Gesù Cristo nella vita eterna.
Ai Membri del Corpo Diplomatico presso la Sede apostolica, l’8 gennaio di quest’anno, papa Francesco ha spiegato qual era lo spirito dei costruttori delle cattedrali medioevali che costellano l’Europa. Tali imponenti edifici raccontano l’importanza della partecipazione di ciascuno ad un’opera capace di travalicare i confini del tempo. Chi si adoperava attivamente comprendeva di essere parte di un progetto, di cui avrebbero goduto i suoi figli, i quali – a loro volta – lo avrebbero abbellito ed ampliato per i loro figli.
Con questo suo richiamo ci fa capire che non c’è cattedrale senza una società cristiana e non c’è una società cristiana senza singoli cristiani. E, per contro, difficilmente ci saranno singoli cristiani senza una società cristiana in cui essi possano sviluppare e custodire la loro fede e difficilmente ci sarà una società cristiana senza un “luogo”, un’espressione del tempo e dello spazio in cui Dio visita l’uomo e si manifesta a lui anche nella sua dimensione comunitaria.
L’arte sacra ci ricorda, con gioia, la certezza di essere parte di un grande disegno di Dio. •

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