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Osteopatia equina

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Trattamenti per cavalli pregiati e da competizione

Esiste una scuola di osteopatia veterinaria che prepara osteopati di medicina umana all’uso di questa disciplina nell’animale, le tecniche sono sovrapponibili perché tranne che per alcuni rettili e uccelli, l’anatomia è molto simile, quello che cambia però da specie a specie, è la fisiologia.
Non credo che esistano osteopati che trattino rettili o uccelli, esistono invece osteopati che si occupano soprattutto di cavalli anche se qui siamo in un campo un po’, per così dire, minato perché vengono trattati soprattutto cavalli da competizione con tutto il corteo di problematiche che queste competizioni si portano dietro. Ancora l’osteopatia non è ben conosciuta per poterla usare anche nel regno animale però la si può usare tranquillamente in qualsiasi specie e con ottimi risultati.
Personalmente mi è capitato di trattare cani e gatti e ogni volta i risultati sono stati incoraggianti: gli animali reagiscono molto bene al tocco delicato dell’osteopata, si rilassano e spesso si addormentano; le patologie possono essere le più disparate, a me è riuscito ogni volta di lenire il dolore in animali traumatizzati, artrosici o reduci da interventi per cui si instaurava una comunicazione per così dire istintiva, che permetteva all’animale di fidarsi.
Volendo evitare farmaci chimici, anche negli animali vengono usati prodotti omeopatici, integratori naturali, fitoterapici e fiori di Bach, ossia tutte quelle terapie considerate alternative che si usano anche sugli umani e che in realtà alternative non sono, ma complementari.
Come approcciarsi a un animale ferito, traumatizzato e quindi dolorante? La prima cosa sarà entrare nel suo mondo, quindi sedersi sul pavimento per mettersi al suo livello abituale, secondariamente lasciarsi annusare mantenendo un atteggiamento neutro senza aver fretta di iniziare il trattamento, quindi avvicinarsi con cautela provando a farsi accettare e soprattutto far accettare le mani del terapeuta di cui possono aver paura, la carezza e la voce bassa e calma sono quasi sempre la chiave d’accesso. È un po’ una pet therapy all’incontrario dove l’umano funge da catalizzatore per la guarigione dell’animale: secondo le più recenti ricerche scientifiche, soprattutto quelle di fisica quantistica, quando due esseri viventi entrano in contatto fisico, gli scambi che avvengono a livello energetico, fanno sì che le due individualità diano origine ad “un’entità terza” la quale somma le due precedenti che si scambiano informazioni e si armonizzano l’una sull’altra.
Una volta stabilito il contatto il trattamento sarà molto facile perché l’animale, avendo accettato a tutti i livelli l’umano, si lascerà tranquillamente manipolare.
Non ho mai provato a trattare una pianta… ma ho il sospetto che la terapia funzionerebbe ugualmente, tutti gli esseri viventi credo abbiano i mezzi per comunicare ed interfacciarsi a vari livelli essendo tutti allo stesso modo parte della Vita che anima questo pianeta e l’universo in genere. •

Diana L. Splendiani

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