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Sul fidanzamento

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Storia e tradizioni del matrimonio. Oggi tutto è cambiato

Fino al 1900 i matrimoni erano sottoposti ad un forte controllo sociale. Le persone non potevano decidere chi sposare e nemmeno quando sposarsi. Nelle famiglie aristocratiche e borghesi, era il padre a stabilire tutto quanto fosse necessario per un buon matrimonio e nell’interesse delle reciproche famiglie. Per i mezzadri e contadini, legati ad un podere, per sposarsi era spesso necessaria l’autorizzazione del padrone del terreno. A volte il primo figlio maschio poteva prender moglie solo alla morte del padre. Una figlia femmina raramente si poteva sposare se uno dei due genitori avesse avuto bisogno di assistenza. Si diceva in termini dialettali “La frica de… (soprannome della famiglia) è rmasta a coce le fojie”.
Attraverso i riti nuziali le comunità locali celebravano i loro legami sociali interni assieme al passaggio di stato dei due nuovi coniugi. Quindi il rito nuziale aveva una doppia dimensione, quella di aggregazione della coppia nella comunità e quella di un rito di separazione che inaugura una fase nuova nella vita dei nubendi. Queste forme di controllo familiare e comunitario sulle unioni coniugali erano già più attenuate all’inizio del 1900. Eppure rimanevano alcune usanze che definirei come “costrizioni”: i fidanzati che volevano trascorrere del tempo insieme erano soggetti a precise regole di convivenza e alla sorveglianza di altre persone. Solitamente i “sorveglianti” erano fratelli e sorelle minori, nonne, cugine…
Le visite ai parenti, la coppia dei fidanzati, avvenivano solo in prossimità della data del matrimonio.
Dopo la prima metà del ‘900,  è andato attenuandosi il significato sociale di controllo del matrimonio sulla coppia. Sempre più esso rappresentava il frutto di una scelta intima e di assunzione di nuove e reciproche responsabilità individuali. Anche i riti nuziali del passato si sono modificati come i riti di “separazione” dal proprio contesto,  nello specifico i pianti che la sposa doveva fare prima delle nozze.
C’è da riflettere sulla differenza dai riti di separazione di oggi. Le sempre più diffuse feste di addio al celibato e al nubilato o il viaggio di nozze,  che è iniziato nelle famiglie più abbienti dell’800, oggi è un rito codificato per tutte le nuove coppie.
Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 erano ben consolidati i riti di aggregazione:  la sposa era sottoposta a vere e proprie prove  da parte della suocera (La vergara, così chiamata per chi viveva in campagna) che l’accoglieva in casa, per verificare la sua adeguatezza e per poter mettere in chiaro fin dall’inizio i rapporti di potere. Il rito di aggregazione oggi è per eccellenza il banchetto nuziale dove le due famiglie si incontrano al completo e spesso  per la prima volta. Nella prima metà del ‘900 invece, il banchetto consisteva spesso e volentieri in un pranzo a casa della sposa e inoltre l’unico viaggio di nozze era quello rappresentato dal percorso da fare dalla casa alla chiesa. Solo una coppia su cinque si concedeva un periodo di vacanza dopo le nozze. Negli anni successivi però questa abitudine si diffuse rapidamente, dai ceti borghesi e più istruiti, verso le classi popolari, dalle città verso le campagne, dal Nord verso il Mezzogiorno. Questa evoluzione è collegata positivamente al livello di istruzione, alla crescente partecipazione femminile nel mercato del lavoro e negli anni recenti, dalla posticipazione delle nozze. Il viaggio si caratterizza come un rito privato, riservato alla coppia. È il riconoscimento della centralità della coppia degli sposi che celebra così il proprio incontro e la propria scelta. Il viaggio di nozze è oggettivamente favorito dai 15 giorni di ferie matrimoniali estese a categorie, dalla seconda  metà del ‘900, sempre più allargate fino ai  lavoratori dipendenti.
E oggi? Per tradizione l’unione in matrimonio è preceduta, dall’annuncio di fidanzamento.
Vi è un Galateo del fidanzamento che conserva ancora le tradizioni e fra queste la visita dei fidanzati a casa dei parenti ed amici.
Tradizionalmente in occasione dell’ufficializzazione del fidanzamento tra due giovani decisi al matrimonio, la famiglia della futura sposa organizzava un ricevimento. Un’occasione per conoscersi fra famiglie ed era il momento propizio per permettere al fidanzato di donare l’anello come promessa di impegno nei confronti della fidanzata.
Questi festeggiamenti erano annunciati dalla richiesta ufficiale della “mano” della futura sposa al padre. Altrettanto gradita era una successiva visita da parte della fidanzata ai genitori del futuro sposo, tanto per ricambiare la cortesia ricevuta.
Oggi i rapporti tra fidanzati e famiglie sono decisamente meno formali.
Una volta i fidanzati dovevano di regola fare insieme le visite al parentado e secondo il galateo non dovevano dormire sotto lo stesso tetto fino al giorno delle nozze. E la consegna personale delle  partecipazioni è ancora in uso? Ancora oggi le partecipazioni vanno consegnate a mano per i parenti ed amici più stretti, spedite per i più lontani. La visita dei fidanzati è quell’occasione spesso per riprendere i rapporti fra parenti, specialmente se incrinati nel tempo.
È il momento propizio per mettere pace fra le famiglie ed è forse per questo che tale usanza è rimasta integra nel tempo.
La visita ai parenti. per consegnare le partecipazioni. richiede regole a cui  i fidanzati debbono attenersi?
Secondo il Galateo, una visita di cerimonia deve durare 15-20 minuti. Questo breve tempo garantirebbe alla conversazione un tono brillante da una parte e dall’altra. La visita dovrebbe essere restituita entro otto giorni, ad esempio per la consegna del regalo di nozze. In caso di impedimento, la visita può essere rimandata a quando sarà possibile effettuarla. Piccole cortesie che rendono i rapporti più belli e veri. Mia nonna che parlava per proverbi diceva: “l’educazione e il bel tempo, non stancano mai”. Credo proprio avesse ragione. •

About Stefania Pasquali

Stefania Pasquali nativa di Montefiore dell'Aso, trascorre quasi trent'anni nel Trentino Alto Adige. Ritorna però alla sua terra d'origine fonte e ispirazione di poesia e testi letterari. Inizia a scrivere da giovanissima e molte le pubblicazioni che hanno ottenuto consenso di pubblico e di critica. Docente in pensione, dedica il proprio tempo alla vocazione che da sempre coltiva: la scrittura di testi teatrali, ricerche storiche, poesie.

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