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Nuovo ’68 e Era dei giovani

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In un lungo documento nel quale invettive in stile Savonarola si fondono con lo spirito dell’utopia di Gioacchino da Fiore e di Ernst Boch, don Franco Monterubbianesi parla della necessità di una “nuova Era” nella quale i giovani, riprendendo le idealità sopite del ’68, ripropongano con forza il problema di un cambiamento radicale degli attuali assetti del mondo.

Il fondatore della Comunità di Capodarco scrive dure parole di critica nei confronti di una società incapace di generare “una speranza condivisa collettivamente”, e lancia un duro atto di accusa nei confronti di un occidente che ha imposto un’economia “criminale”. Non viene risparmiata neppure la Chiesa, alla quale viene rimproverato di restare “silenziosa” sui mali del mondo e troppo “ripiegata” su se stessa. Le speranze per il futuro provengono dalla capacità dei giovani di “indignarsi”, di “reagire”, di allearsi con adulti ancora capaci di sognare, di guardare avanti e nutrire una “passione dolorosa per il bene puro e assoluto del Regno di Dio”. “Rinascere, risorgere dai mali” questo è per don Franco l’impegno profetico che dovrebbe animare giovani e adulti per uscire dalla crisi economica e morale che attanaglia il mondo occidentale. È necessario, scrive, “un cambiamento che da sociale si fa politico, da politico si fa culturale, da culturale si fa spirituale, nel nome di una nuova Era di giustizia e di pace, che ci sarà data come dono, senza però escludere il nostro impegno radicale”.

In questo contesto, viene riproposto il valore e l’attualità della “profezia di Capodarco”, rivisitata nello spirito originario e nella prassi di quel “Sessantotto minore” realizzatosi nella Comunità, che ha prodotto, nel tempo, tante opere di emancipazione e di liberazione in Italia e all’estero. Con afflato profetico, don Franco fa appello ai giovani che allora si sentirono parte di quell’esperienza. Oggi sono adulti, e sono divenuti, a volte, disillusi e rinunciatari. Li invita a destarsi dal torpore, perchè lo aiutino ad accompagnare “i giovani di oggi, scuotendoli, se è necessario”, per fare in modo che “si rinnovino nello spirito dell’utopia” e divengano protagonisti di una prassi capace di favorire l’avvento di una “nuova Era”.

G.Filippo Giustozzi

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