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È l’ora delle forze positive

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Guardando a distanza la situazione politica italiana, le preoccupazioni sono molte. I problemi legati al governo Monti, sono noti. Le riforme economiche e sociali che i partiti avrebbero dovuto fare, sono subìte. L’unico strumento efficace per farle approvare è il ricorso al voto di fiducia, dopo infinite mediazioni presso il Parlamento.

Il debito pubblico è alle stelle. I tagli spesso hanno colpito le parti più vulnerabili della popolazione. Nel frattempo i tempi della politica si stanno abbreviando, perché “è partita” la campagna elettorale per il rinnovo del parlamento, anche se ancora da approvare addirittura la riforma elettorale. I partiti sono preoccupati sul come assestarsi e le discussioni di questi ultimi giorni sono tutte dirette a stabilire quali compagini comporre. Tutti sono coscienti della crisi economica e sociale in atto, che produce recessione e disoccupazione.

Occorrerebbe una riflessione di ampio respiro, almeno per far uscire l’Italia dalla fase emergenziale. È diventato facile criticare il governo che, fin dall’inizio ha parlato di precipizi, di mettere in sicurezza l’Italia, di urgenze improrogabili. Logica avrebbe voluto che, in alternativa alle misure adottate, fossero suggerite risposte di ampio respiro a medio e lungo termine. La domanda spontanea è perché questo silenzio? Sostanzialmente per due motivi: il primo è la ricerca di consenso. Molta importanza, per acquisire consenso, è il progetto economico che ciascun schieramento politico propone. Nessuno ha il coraggio di proporre misure concrete: solo accenni di responsabilità, di riflessione, di “vedremo”. Il secondo motivo – più serio e preoccupante – è che forse nessuno è in grado oggi di proporre un piano di risposta economica adeguata.

La disoccupazione è alle stelle, le aziende chiudono, molte sono in affanno. Almeno si potrebbero attivare due linee programmatorie: aprire ai mercati esteri; implementare la ricerca tecnico-scientifica. È esperienza comune che solo le aziende che hanno mercati sparsi per il mondo continuano ad essere competitive. Esistono paesi emergenti che non hanno crisi come l’Europa. Inoltre solo una tecnologia avanzata permette di spostare i costi della manodopera dal manufatti in ricerca tecnologicamente avanzata. Purtroppo la politica è ingessata: né grandi prospettive offrono i movimenti che ostacolano la politica dei partiti. Cavalcano la disperazione delle persone, ma non offrono né competenze, né nuove idee.

Il futuro resta incerto. La svolta è l’invito a persone capaci e disinteressate perché si facciano promotrici di un’adeguata risposta al bene comune. Un’operazione ben difficile, ma non impossibile, nonostante i detentori del consenso non siano così propensi ad offrire spazi a nuove generazioni. La pressione della società civile può “fare il miracolo”. Non è vero, come a volte si dice, che non esistono risorse sane e produttrici di buone idee e di buona amministrazione. L’invito è farle emergere, non permettendo che piccoli e personali calcoli facciano da tramite a figure rappresentative del popolo che tali non sono. •

Vinicio Albanesi

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