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Intervista ai candidati: Paolo Petrini

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Come e perché ha iniziato a fare politica?

Ho sempre privilegiato la dimensione del noi rispetto a quella dell’io, con la consapevolezza che da soli è tutto più difficile, mentre insieme si può raggiungere qualsiasi obiettivo. È stato per me un atteggiamento naturale in famiglia come in parrocchia, all’oratorio, in fabbrica, come nel partito a cui successivamente ho aderito. L’esperienza all’interno di un’associazione di volontariato mi ha poi consentito di comprendere la possibilità di intervenire in dimensioni più ampie della realtà che vivevo. Erano gli inizi degli anni ’90, ed ero impegnato nel portare aiuti umanitari ai profughi della ex Yugoslavia collaborando anche con persone che militavano nell’allora PDS. Ho iniziato così, accettando poi di candidarmi alle elezioni comunali di Porto Sant’Elpidio nel 1993.

Perché oggi si parla così spesso di crisi o di delegittimazione della politica?

Perché negli ultimi decenni ha dominato l’egoismo, che è diventato la principale leva dei nostri comportamenti, individuali e collettivi. Abbiamo inseguito un benessere costruito sulle pulsioni individuali, una ricchezza intesa come pura accumulazione. La politica non ha fatto eccezione, anzi ha tirato la volata. È diventata autoreferenziale, quando andava bene, addirittura predatoria in molti noti casi. Così è venuta clamorosamente meno alla sua missione: migliorare il mondo in cui viviamo.

Quali sono stati i principi, le priorità, i riferimenti più rilevanti che hanno guidato la sua attività in politica?

Il senso del dovere, la consapevolezza degli impegni assunti nei confronti degli altri. Esprimere la propria opinione anche quando si possono perdere consensi. Dire sempre si o no in maniera chiara. Studiare le questioni prima di parlarne. Rendere le persone orgogliose della terra che abitano. Puntare sempre al mantenimento della coesione sociale. I riferimenti sono tanti, ma io sono figlio di un operaio e di una sarta. Ho potuto studiare e prendere l’ascensore sociale. Non posso che partire da li, dai miei genitori.

A suo avviso quali sono i problemi più urgenti da risolvere nel nostro territorio?

La sicurezza del lavoro. Oggi chi ha un lavoro ha paura di perderlo e chi non lo ha ha paura di non trovarlo. L’offerta scolastica, che va consolidata per mantenere popolazione nelle aree interne, qualificata per rafforzare la distintività di Fermo, rasserenata per permettere agli insegnanti di svolgere al meglio il proprio lavoro. Occorre poi concludere con il nuovo Ospedale di Fermo l’infinita transizione della riorganizzazione dei servizi sanitari. In ultimo, va affrontata la scarsa integrazione di Categorie, Enti e realtà produttive che attraverso una maggiore collaborazione potrebbero affrontare più efficacemente molti dei problemi che abbiamo.

Quali sono i punti più qualificanti del suo programma di candidato alla Camera?

In primo luogo rafforzare la credibilità della Politica. Se le persone perdono la fiducia nella sua capacità di migliorare la loro vita c’è poco da fare. Poi impegnarmi, in particolare, sulle questioni riguardanti la crescita, il lavoro, lo sviluppo del territorio. Temi sui quali ho maturato maggiori conoscenze e competenze nel corso delle mie esperienze professionali e attraverso i ruoli che ho avuto il privilegio di ricoprire. •

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