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La luce della notte

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Don Piero Orsini, parroco a S. Petronilla, è un artista sui generis. È il poeta del chiaro-scuro. Nel tempo libero dipinge. Scrive disegni con la china, principalmente, ma è maestro anche nei colori e nelle calcografie.

Nell’incontro di Vicaria di Fermo del 24 gennaio, ai presenti don Piero ha regalato una sua opera d’arte, una calcografia. La calcografia o stampa calcografica è un sistema di stampa ad incisione particolare. Sono due le principali tecniche di stampa calcografica: la puntasecca e l’acquaforte.

La puntasecca consiste nell’incidere la propria opera su una lastra di rame o zinco con uno strumento chiamato “punta” (un ago d’acciaio molto appuntito, dotato di un manico di legno e usato come una matita). Una volta incisa, la lastra viene inchiostrata e poi ripulita affinché l’inchiostro rimanga solo nelle parti precedentemente incise, dopo di che viene collocata sul torchio calcografico che permette la stampa.

Nell’acquaforte invece la lastra di zinco viene ricoperta da un sottile strato di cera d’api, oppure bitume o vernice satinata. Successivamente, con un qualsiasi strumento a punta, si asporta il materiale protettivo affinché restino scoperte le parti che poi verranno stampate; dopo di che, affinché non venga corroso, si isola il retro della lastra con comune nastro adesivo e la si immerge in acquaforte (come veniva anticamente chiamata la miscela formata da tre parti d’acqua e una di acido nitrico).

L’acquaforte, con un’azione chiamata “morsura”, corrode le parti della lastra rimaste senza protezione. La lastra deve rimanere in acido per un tempo proporzionato al tipo di segno desiderato: più lunga sarà la morsura, più scuri saranno i segni. A meno che non sia fatto di proposito, cioè per dare uno specifico effetto artistico all’opera, se la lastra rimane per troppo tempo nell’acquaforte la morsura potrebbe arrivare a bucarla; viceversa, se il tempo di morsura è eccessivamente breve, il segno potrebbe non essere sufficientemente profondo e quindi la stampa non sarà possibile.

Tolta la lastra dall’acido, bisogna asciugarla ed eliminare il nastro adesivo e la cera, dopo di che viene inchiostrata, ripulita e messa al torchio. Questo lavoro viene eseguito manualmente e deve essere ripetuto per ogni esemplare. Tutta questa spiegazione per immaginare il lavoro di don Piero. Non è solo quello di disegnare, difare uno schizzo, ma anche di adoperarsi per le successive lavorazioni. Un bel dono per iniziare il nuovo anno nella Vicaria di Fermo. •

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