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La ricchezza della Teologia

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seminarioInnanzitutto qualche numero. Quanti studenti ci sono in totale? Perché ben tre istituti? Che differenza c’è tra ITM, ISSR e SFT?

In totale abbiamo oltre 160 studenti: 105 all’ITM, 15 all’ISSR, circa 40 alla Scuola di formazione teologica. L’ITM è il percorso accademico che conduce al conseguimento del baccalaureato, primo grado accademico nel percorso teologico. È il percorso di chi riceverà gli ordini sacri, anche se è aperto e frequentato da molti laici. L’ISSR è il percorso accademico, strutturato in un triennio più un biennio specialistico, secondo il cosiddetto processo di Bologna, che conduce alla laurea in Scienze religiose, titolo necessario per accedere all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado. La SFT è un percorso di approfondimento teologico per tutti coloro che lo desiderano, compresi i candidati al diaconato permanente, che non rilascia titoli accademici.

Quali sono le ragioni della chiusura dell’ISSR? Che significato ha per te questa scelta?

La ragione fondamentale è la saturazione dei posti per l’insegnamento della religione. In più in Italia, e forse nelle Marche, ci sono di fatto troppi ISSR. Il futuro dell’ISSR sarà di diventare una eccellenza, in termini di facoltà universitaria, per poter ottenere per il titolo da esso rilasciato il riconoscimento civile. È stata una scelta dolorosa, vista la lunga storia e il grande servizio reso dal nostro ISSR, ma necessaria. Speriamo che nelle Marche sopravviva questa realtà con l’aiuto di tutte le diocesi.

Quali sono i compiti principali del preside?

Il preside è colui che garantisce la qualità formativa dei percorsi di studio, tenendo relazioni con tutti i docenti per una comunione tra noi e accompagnando gli studenti. Altrettanto importante è la relazione da tenere con la nostra facoltà madre, la Pontificia Università Lateranense.

Oggi sei chiamato a guidare lo stesso istituto nel quale hai studiato anche tu. Che ricordi hai dei tuoi anni di studio?

Ho ricordi molto belli. Gli studi mi hanno permesso di approfondire la fede, di fare in modo che essa divenisse consapevole e adulta e soprattutto mi hanno aiutato a coltivare un rapporto intenso e sapiente con la Scrittura e la Tradizione della Chiesa. Gli studi mi hanno aiutato ad amare meglio e con intelligenza la Chiesa. Sono grato a tanti docenti anche maestri di vita.

Come è cambiato l’Istituto Teologico da quei tempi?

Oggi il “popolo” che vive nell’Istituto è molto più numeroso e “ricco”: diverse provenienze culturali, geografiche, o di Seminario o di appartenenza ad ordini religiosi. In più c’è una discreta presenza di laici iscritti a questo percorso accademico. Quando io iniziai gli studi teologici, nel primo anno eravamo in quattro persone. Anche questi dati dicono la ricchezza formativa attuale di questa esperienza, grazie alle relazioni che si costruiscono. In miniatura, si riproduce una situazione analoga alle facoltà pontificie. I primi due anni dell’iter formativo sono quasi interamente dedicati alla filosofia.

Perché hai scelto di proseguire gli studi in filosofia?

La passione per la filosofia è nata in me soprattutto al Liceo. La filosofia aiuta a discernere la cultura in cui viviamo e ciò è fondamentale, se pensiamo che ogni approccio alla Scrittura e alla Tradizione della Chiesa è sempre culturalmente mediato. E poi, quante grandiose intuizioni sull’uomo, sulla realtà in cui scorgere “semi della verità” che è Gesù Cristo.

Gli studi teologici sono aperti a tutti? Anche chi non ha una formazione umanistica può accedervi?

Sicuramente, anche se forse dovrà faticare un po’ di più all’inizio. Capita anche alle facoltà statali: spesso chi non ha fatto un liceo o studi umanistici si trova a suo agio in facoltà umanistiche. A volte scopriamo di avere talenti e propensioni che non pensavamo. Che un seminarista, che si prepara a diventare prete, studi teologia è una cosa chiara, credo, a tutti.

Ma perché un laico dovrebbe farlo?

Oggi, perché la fede possa vivere di fronte alle sollecitazioni della cultura presente, ha bisogno anche dello studio. Preghiera e studio sono i due polmoni con cui respira il credente. Inoltre, i docenti laici di materie teologiche sono una grande ricchezza. Il mondo cambia con grande rapidità.

C’è qualche materia che introdurresti per leggere meglio la realtà?

Lo facciamo già. Abbiamo uno spazio flessibile che cambia ogni anno in cui introduciamo tentativi di lettura della realtà. Quest’anno abbiamo proposto due seminari e un corso opzionale dedicati alla comprensione, a grandi linee, dell’attuale sistema economico, del grande discorso, in piedi da qualche decennio in Italia, della riforma della Costituzione e sulla costruzione della democrazia. Tematiche analoghe mi sembrano più che mai necessarie per essere persone, presbiteri di domani o laici, con una mente orientata verso l’alto, ma con i piedi ben saldi a terra. •

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