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Gender (D)istruzione

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Gender (D)istruzione

Il 21 Giugno scorso, si è svolto a Fermo, a Villa Nazareth, l’incontro “Gender (D)istruzione, vediamoci chiaro”, organizzato dall’Associazione “Non si tocca la famiglia”, con l’intento di fare informazione su quanto sta accadendo nel nostro paese e nelle nostre scuole in riferimento al dilagare dell’ideologia gender. Se è vero che è una ideologia senza alcun fondamento scientifico, è altrettanto vero che nella realtà questa ideologia è alla base di molti progetti educativi nelle scuole di ogni ordine e grado, progetti che entrano come cavalli di troia con la scusa di combattere le discriminazioni ed il bullismo ma che nascondono molto altro e avanzano come una (D)istruzione della identità dell’essere umano, della famiglia naturale e dell’innocenza dei bambini.

L’associazione “Non si tocca la famiglia” ha tra le principali finalità, oltre a fare informazione, anche il proporre sani progetti educativi, come quello realizzato dalla presidente Giusy D’Amico in collaborazione con il regista Pupi Avati, dal titolo “Amare le differenze per un amore che fa la differenza”. È una proposta educativa per le scuole medie e superiori che attraverso una testimonianza reale di vita e di fedeltà ad un progetto d’amore, è orientato a presentare alle nuove generazioni la rivalutazione della famiglia, quale cellula d’amore e di crescita armonica per i figli, puntando il focus sulla bellezza della differenza sessuale.

L’incontro di Fermo ha visto la presenza di due relatori di grande competenza e sensibilità: don Sandro Salvucci, docente di Teologia Morale e l’avv. Gianfranco Amato, presidente nazionale dei Giuristi per la Vita.

Interessanti gli spunti di riflessione esposti da don Sandro Salvucci su una nuova antropologia dell’uomo contemporaneo che ha interiorizzato un’idea di libertà intesa come la possibilità di disporre di tante e diverse opzioni. A fronte di una dissociazione tra natura e cultura, come se la natura non fosse rilevante per dare indicazioni anche di senso all’uomo, don Sandro ha ricordato che l’antropologia cristiana propone, anzi ripropone, l’uguaglianza nella differenza, nel senso che c’è parità, reciprocità ma nella differenza, “stare uno di fronte all’altro, diversi ma chiamati alla reciprocità, differenti ma insieme formano l’umanità, in quell’insieme che rispetta la differenza”.

Ricca di informazioni e fatti documentati, la relazione dell’avv. Amato che ha iniziato chiarendo che, nonostante i continui interventi del Papa sulla questione dell’ideologia gender, anche tra la maggior parte dei cattolici c’è tanta confusione. L’ideologia gender infatti non si deve confondere con l’educazione sessuale, né con la parità tra i sessi, né tantomeno con l’omosessualità. Alla base c’è un’idea ben precisa: l’essere umano è uomo o donna non in base al sesso biologico ma in base a quello che sente di essere al momento, considerando che l’identità di genere può essere transitoria.

Questa idea, definita da papa Francesco “uno sbaglio della mente umana che crea tanta confusione”, sta dilagando nell’opinione pubblica attraverso quattro canali: normativo, giudiziario, culturale ed educativo.

L’avv. Amato ha riportato vari esempi, testimonianze di fatti accaduti nel nostro paese, nelle nostre scuole. Per cercare di far comprendere meglio le implicazioni preoccupanti dell’attuazione di tale ideologia, potremmo riflettere sul fatto che a seguito della sentenza emanata dalla prima sezione civile del tribunale di Messina, in Italia abbiamo un ragazzo di 21 anni, maschio, titolare della coppia cromosomica XY, che per la legge è donna, pur non essendosi sottoposto all’intervento chirurgico di riassegnazione del sesso. Ciò comporta che se volesse sposare un uomo, potrebbe farlo.

“Sarebbe interessante capire cosa succederebbe se chiedesse di sposarsi in Chiesa”…

Un esempio questo che testimonia il fatto che, nonostante qualcuno continua ad affermare che il gender non esiste, questa ideologia avanza addirittura anche attraverso il braccio armato della legge.

C’è inoltre l’aspetto culturale. Innumerevoli sono i mass media che stanno propagandando questa ideologia in tutti i campi, dalla moda a veri e propri esempi di educazione neutra, come la figlia di Brad Pitt ed Angelina Jolie, che si veste da maschio e si fa chiamare John.

L’aspetto più preoccupante, perché va a toccare il campo dell’educazione dei bambini, è quello dell’indottrinamento scolastico, che avanza attraverso un cavallo di troia che è l’idea di contrastare le discriminazioni ed il fenomeno dell’omofobia, concetto questo non chiaro, non definito nemmeno dal DDL Scalfarotto, il quale vorrebbe introdurre come reato penale l’omofobia.

Tanti i casi riportati su quanto accade nelle scuole, in attuazione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”.

Succede già in molte scuole, come testimoniano i tanti casi documentati, che in attuazione di tali strategie, si sta operando una sessualizzazione precoce dei bambini e si presenta un mondo che scredita la famiglia naturale e propaganda il mondo LGBT.

Con delle storie che presentano la pratica dell’utero in affitto quasi fosse tutto opera di persone gentili che donano ovini e semini, si tenta di mascherare quella invece è la realtà, un business miliardario al costo dei diritti dei bambini e di donne sfruttate che in questo mercimonio perdono anche la vita, come la giovanissima Sushma Pandei.

Molto interessante il dibattito al termine dell’incontro, tra cui l’intervento di una docente, la quale ha dichiarato che nella sua scuola ci sono discutibili progetti già approvati dal consiglio di istituto ed ha confermato che è responsabilità di tutti aprire gli occhi.

L’importanza dell’incontro è stata quella di aver svegliato parecchi animi e l’elemento che deve far riflettere è che su alcuni temi trattati, sensibili dal punto di vista etico, non c’è informazione.

I presenti, ora meglio informati, possono diventare voce locale dei tanti richiami di papa Francesco su tali problematiche… ricordando che: “occorre rivendicare il diritto di priorità all’educazione dei propri figli da parte dei genitori e opporsi ad ogni tentativo di sperimentazione su bambini e giovani, utilizzati come cavie da laboratorio in scuole che ricordano sempre di più i campi di rieducazione e gli orrori della manipolazione educativa delle dittature genocide del XX secolo, oggi sostituite dalla dittatura del pensiero unico”. Pensiamo a queste parole prima di affermare che si usano toni allarmistici, perché la verità è che allarmante non è il tono utilizzato, ma quanto accade nella realtà in cui viviamo.

Difendiamo la famiglia, i bambini, la dignità dell’essere umano, la libertà… da questa gender (d)istruzione. Vediamoci chiaro, per non sottometterci alla dittatura del pensiero unico!

 

Fermo, 26 giugno 2015

COORDINATRICE PROVICIALE ANCONA Natascia Eleuteri

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