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Il ciclone web. Chi controlla la qualità ?

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«È vero, l’ha detto il telegiornale e l’ho letto sul giornale». Fino a non più di vent’anni fa era questa l’affermazione che sanciva la veridicità di una notizia. Televisione e carta stampata erano la ‘Bibbia’ dell’informazione, tutto girava intorno a questi due mezzi. Oggi, invece, la frase più ricorrente è «hai letto su facebook che il Comune vuole fare…» oppure «hai visto sul profilo di… che foto drammatica dell’incidente avvenuto poco fa?» o anche «guarda che su internet ho scoperto che…».
Il mondo dell’informazione è stato completamente stravolto dal web e dai social network, che hanno centuplicato il flusso di notizie: tutti diventano potenziali giornalisti e tutti possono scegliere direttamente l’informazione che vogliono. Capita che una persona si trovi a passare sul luogo di un’incidente, faccia una foto, la posti sul suo profilo facebook e ci aggiunga una spiegazione di quello che ha visto: ecco che è confezionata una notizia, la quale in breve tempo si diffonde sui social, come comprovano gli immediati ‘mi piace’ che l’accompagna. In poche parole, facebook, whatsapp, instagram, twitter e via discorrendo rendono le notizie immediate, le diffondono ’in diretta’. Tutti siamo subito informati, ma siamo anche bene informati? Il rischio atroce dei nostri giorni è proprio quello della veridicità e dell’autorevolezza di ciò che apprendiamo. L’occhio immediato della persona che mette l’incidente su facebook vale come l’articolo del giorno dopo sul giornale? Nei quotidiani troviamo la versione e tutti i particolari ufficiali dell’incidente, ma probabilmente è ormai troppo tardi perché già tutti si sono fatti un’idea in base a quel primo post sui social. Paradossalmente poi proprio quell’immediata diffusione sul profilo di qualcuno diventa la prima ‘fonte di notizia’ per gli stessi giornali che, altrimenti, saprebbero dell’incidente molto più tardi tramite il cosiddetto ‘giro di nera’. Quindi, indirettamente, quel post riceve una iniziale autorevolezza proprio dagli organi d’informazione ‘ufficiali’ e poi, forse, può anche mantenerla in caso di corrispondenza con la ricostruzione dei fatti accaduti da parte delle forze dell’ordine. Lo stesso vale per le immagini: spesso i telegiornali sono costretti anche ad acquistare video e foto amatoriali di alcuni fatti di cronaca. Twitter, poi, sta diventando mezzo d’informazione ufficiale, visto che, dai politici ai personaggi del mondo dello spettacolo, tutti fanno annunci e dichiarazioni ‘cinquettando’. Il fatto però è che sui social passano anche messaggi offensivi, interpretazioni non verificate e tante altre informazioni potenzialmente offensive e diffamatorie, che poi è difficile cancellare. E, allora, la verità è quella ‘condivisa su fb’, quella ‘maggiormente cercata su Google’ o quella letta sui giornali e vista in tv? E quale genere di notizie ci arrivano: di ogni tipo o solo quelle volute dal ‘popolo di internet’? A chi tutti i giorni si occupa di informazione per mestiere e a tutto il mondo del giornalismo in generale il compito di salvaguardare l’informazione di qualità prima di essere spazzati via dal ciclone del web. •

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