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Ero straniero e mi avete accolto

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Domenica 17 Aprile, nell’Oratorio di Porto Potenza , alle ore 15,30 ha avuto luogo l’incontro proposto dalla Caritas diocesana in collaborazione con l’Ufficio della Pastorale del Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Fermo, e promosso da alcune famiglie e dalla Parrocchia S. Anna di Porto Potenza: “Ero forestiero, sono stato accolto: esperienze di accoglienza in un mondo che cambia”.
L’incontro, moderato da Stefano Castagna, incaricato per la Caritas diocesana, è stato introdotto da alcune riflessioni proposte da Don Pietro Orazi, direttore della Caritas diocesana. Egli, parafrasando il titolo, ha evidenziato due passaggi: “accoglienza” e “in un mondo che cambia”. Per dare significato alla prima parola, Don Pietro, ricordando il viaggio del Papa a Lesbo, ha riportato le parole di una anziana del luogo che ha raccontato con molta semplicità che accolgono con quel poco che hanno, e che, quando non hanno niente, accolgono con un abbraccio. È un invito questo a spogliarci di tante preoccupazioni, pregiudizi. Ad essere semplici e ad agire con il cuore, perché l’accoglienza è frutto dell’amore. Nel secondo passaggio “in un mondo che cambia” si pone l’attenzione su un mondo che, benchè sempre più piccolo, vede aumentare le distanze tra le persone e con esse le barriere che dovrebbero tutelare le ricchezze che ci sono; i poveri sono quelli che turbano ciò che c’è.
A3-caritasIl progetto della Caritas nazionale: “Accolgo un rifugiato a casa mia” parla un linguaggio opposto. Lo scopo è quello di far crescere la pedagogia della carità. Dobbiamo essere attenti anche quando classifichiamo i migranti in “migranti economici” perché essi provengono da molte zone dove ci sono “guerre dimenticate”, ma non per questo meno dolorose; l’invito è di non porci solo dal nostro punto di vista ma dal loro. Allora ragioneremmo in modo diverso e realizzeremmo la conversione dei cuori.
Barbara Lanzotti di Faenza, coordinatrice del progetto per il centro Italia, ringrazia per l’occasione di sensibilizzazione che è uno degli obiettivi fondamentali del progetto e ne descrive i numeri che, ad oggi, vede coinvolte in tutta Italia 76 Diocesi con circa mille esperienze di accoglienza. In un primo momento il progetto pilota prevedeva solo “l’accoglienza a casa mia”, ora l’accoglienza può essere fatta anche in strutture, appartamenti diversi, ma deve esserci sempre una famiglia tutor e persone sensibili che attuano una rete di accoglienza; il periodo di accoglienza è di 6 mesi, tempo necessario per promuovere l’autonomia dell’ospite. Ogni paura deve essere fugata, in quanto chi ospita è sostenuto dalla rete diocesana. In questo progetto si prevede un sostegno di tipo economico di 100 euro al mese che deve essere usato per esperienze di integrazione che l’ospite, la famiglia tutor e la Caritas decidono insieme.
Splendido è stato il racconto di Giorgia, mamma di una famiglia tutor di Faenza, che insieme al marito ed ai suoi tre figli, fanno accoglienza nella loro casa di 86mq. Hanno subito colto il valore pedagogico per la loro famiglia e soprattutto per l’educazione dei figli, perché, affermano, la formazione ai valori si fa con l’esperienza. Sono alla seconda esperienza, il primo ospite ora lavora ed è autonomo dopo essere stato nove mesi in casa loro; il nuovo ospite è arrivato da un mese. Insieme a loro hanno vinto le titubanze anche i nonni che spesso appoggiano l’ospite così come sono disponibili per i nipoti. Anche gli amici, a modo loro, si lasciano coinvolgere. È come gettare un sasso nello stagno e vedere dei cerchi che si propagano ed ampliano la sfera di azione. Matilde, la figlia 15enne di questa famiglia presente all’incontro, ci dice che sono molto sereni, che l’ospite è normalmente coinvolto nella loro vita familiare e, spesso per loro figli, è anche un supporto, un fratello in più. L’accoglienza che stanno realizzando in famiglia non turba affatto le loro reti relazionali ed amicali, anzi le arricchiscono.
In conclusione il dottor Stefano Castagna illustra i percorsi di accoglienza che ci sono anche a Fermo. Cita Mondo minore, il Sagrini, e persone che dopo aver fatto già un percorso, ne hanno titolo. Chiama a raccontare la propria disponibilità Luigi Marconi che, a Porto Potenza, insieme alla sua famiglia, si è reso disponibile ad accogliere costituendosi come famiglia tutor.
Luigi parla del suo obiettivo che è quello di recuperare a piccoli passi e con esperienze significative, nella comunità dei credenti, una dimensione più umana e fraterna. OIccorre cambiare prospettiva, anche in considerazione dei cambiamenti che avvengono nella nostra comunità, senza far altro che ciò che ci indica il Vangelo.
Nello spazio aperto al dibattito, le domande si sono riferite al racconto della vita di relazione nella famiglia che ospita, e anche in alcune proposte, come quella di aprire la sensibilizzazione alle società sportive.
L’invito per tutta la comunità è di comunicare, raccontare l’esperienza per attuare la pedagogia dei fatti: “educare attraverso l’esperienza”. •

Anna Rossi

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