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Incontro con Mauro Andrenacci pittore di Capodarco di Fermo

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Mauro Andrenacci classe 1980 dipinge fin dall’infanzia. “Guardavo mia madre disegnare e per imitazione ho iniziato a disegnare anch’io. Ero molto piccolo e non ho mai smesso” sono le prime frasi che introducono la storia di Mauro, un artista del colore acrilico che sa utilizzare in maniera davvero pregevole. Gli chiedo del perché abbia scelto la pittura su tela con colori acrilici, mentre osservo con piacevole interesse e sorpresa le sue numerose opere.
“Utilizzo i colori acrilici perché seccano velocemente, al contrario dei colori a olio. Il dipinto si effettua rapidamente soprattutto per quanto riguarda le sfumature”.
I quadri di Mauro, infatti, sono giochi di ombre fra macchie di colore che danno forma e senso ai soggetti che abitano le sue tele. Le figure sembrerebbero uscire con tutta l’energia e la potenza di cui sono imbevute.
I colori sono luminosi, brillanti, le tonalità naturali. Le linee tracciate a matita scomparse sotto le pennellate sicure di questo artista di talento che realizza splendide opere personalizzate.
I soggetti che predilige sono fra i più vari: oggetti presi dalla natura e quelli che sono creazione dell’uomo. La pittura e l’abilità innata nel disegno di Andrenacci fanno trasparire l’amore per la vita e le cose di ogni giorno e per gli animali. Un vero artista che si dedica per vivere a tutt’altra attività ma che dovrebbe applicarsi completamente alla pittura. Le opere di Mauro in parte sembrerebbero ricordare la pop art una delle più importanti correnti artistiche del dopoguerra. Questa nuova forma di pittura ha avuto inizio in Inghilterra intorno agli anni ’50 e troverà il suo pieno sviluppo a New York a partire dagli anni ’60.
Il suo nome deriva da “popular art” ovvero arte popolare, arte di massa ma  non è così per Mauro che attraverso le sue opere lascia emergere l’espressione dell’interiorità e dell’istintività e si protrae, invece, al mondo esterno, ed ecco le barche in secco a riva, la moto in corsa con il centauro che si volge indietro, i cavalli con le criniere al vento e il galoppo  appena accennato, il volto intenso di Madre Teresa di Calcutta assorta in preghiera.
In un quadro di grandi dimensioni, realizzato ad olio su parete e rappresentante il Cristo Risorto l’artista unisce ed  accosta colori freddi e caldi ad altri più tenui. La potenza dell’immagine e l’uso appropriato del colore rafforzano la presenza di ombre profonde e la corposità del segno. Interessanti le visibili dinamiche di variazioni cromatiche e i processi di ricerca di un proprio stile.
In alcune opere il tratto pittorico diventa quasi scultoreo, evidenziando una parte viva dell’opera, quella dove l’artista ha depositato il colore, o il suo negativo quando i soggetti scelti richiedono l’utilizzo del bianco e del nero. Il filosofo Fichte afferma: “Per guardare un quadro occorre una seggiola”. Non è più sufficiente guardare un opera bella o ben fatta e sentire che ci emoziona, che ci rievoca qualche cosa, che la tecnica dell’artista è fantastica. Oggi l’arte è più complessa, intima, a volte provocatoria, concettuale ma mai scontata ed è questo l’intento della ricerca di stile di Mauro.
Questo talento pittorico, ama trascorrere il proprio tempo libero in visita ai Musei non solo italiani ma anche europei. Mi ha raccontato come gli piaccia soffermarsi, nel percorrere le sale e le varie stanze espositive, per vedere da vicino e con calma le varie opere più o meno nascoste
Al Louvre tra le sale degli artisti italiani, non ha certo trascurato Paolo Uccello, il Veronese e molti altri meritevoli di più di uno sguardo frettoloso, per arrivare a destinazione: la Gioconda posta dietro uno spesso vetro protettivo.
È di questo che si nutre questo pittore di Capodarco,  di un tempo dedicato ai quadri dei grandi artisti. Li guarda e non semplicemente li vede, nutrendosi di quei segni, forme e colori che li caratterizzano.
Ha imparato a ridare tempo al tempo perché un quadro lo si deve guardare a lungo come se lo si avesse in mano. Ed è questo che meritano le opere pittoriche di Andrenacci, vanno studiate ed osservate nei loro particolari, nei colori, nelle luci e nelle ombre ed è un vero piacere per l’osservatore.
Il tempo scorre veloce ma il nostro salutarci è un arrivederci a presto, magari in qualche importante galleria d’arte moderna. •

About Stefania Pasquali

Stefania Pasquali nativa di Montefiore dell'Aso, trascorre quasi trent'anni nel Trentino Alto Adige. Ritorna però alla sua terra d'origine fonte e ispirazione di poesia e testi letterari. Inizia a scrivere da giovanissima e molte le pubblicazioni che hanno ottenuto consenso di pubblico e di critica. Docente in pensione, dedica il proprio tempo alla vocazione che da sempre coltiva: la scrittura di testi teatrali, ricerche storiche, poesie.

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