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Nascerà “Città dei Sibillini”?

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Proposta da un comitato la fusione dei comuni di Amandola e Comunanza

Venerdì 20 maggio è stato presentato pubblicamente il Comitato per la “Città dei Sibillini”.
Il punto centrale sarebbe la fusione dei comuni di Amandola e Comunanza.
L’ex sindaco amandolese Riccardo Treggiari ci sta lavorando da tempo.
È del parere che entrambi i municipi andrebbero a guadagnarci in termini di trasferimenti di fondi statali: 700 mila euro nei prossimi dieci anni.
L’idea non è malvagia, e la prospettiva invitante. Anche perché, al di là dei contributi, rafforzerebbe il peso politico della montagna rispetto ad altre aree, con la conseguenza di una maggiore attenzione ad una realtà per troppo tempo marginalizzata.
Non sappiamo se il Comitato ci abbia pensato, ma se unione o fusione dovesse esserci, forse sarebbe il caso di coinvolgere anche Sarnano. Un modo per creare un nucleo pedemontano più forte ed omogeneo, con conseguenti politiche unitarie sotto il profilo economico-artigiano, sanitario, scolastico e di sviluppo agricolo/turistico.
Una realtà consistente potrebbe rivendicare, ad esempio, una vera e forte presenza ospedaliera, legata anche alla cura di malattie respiratorie e cardio-vascolari. Addirittura, un Centro contro l’obesità.
C’è anche un altro aspetto da cogliere.
Questo muoversi di realtà di base, che propongono nuovi assetti comunali, potrebbe sottendere – cosciente o meno – una prima reazione al rinato centralismo romano e alla fine del concetto di sussidiarietà verticale.
Potrebbe cioè evidenziare la volontà e la necessità di una nuova organizzazione più autonoma e più vicina ai cittadini. Cosa interessante in quanto un’unione o fusione basata solo sull’opportunità di ricevere maggiori trasferimenti statali rischierebbe alla fine di essere fragile o claudicante e di svolgere una battaglia di retroguardia imperniata unicamente sulla richiesta di fondi per tirare avanti (il che ci sta pure!).
Forse, occorrerebbe osare di più. Magari ispirandosi  alla famosa frase di don Milani: «Ci vorrebbero ventimila sammarini… sarebbero protette le culture e le identità».
Di culture e identità la montagna ne ha a iosa. Non sarebbe il “Libero Regno della Sibilla”, ma qualcosa che possa richiamarlo…
Ci sarebbe anche un’altra frase significativa, cui far riferimento e dove trovare ristoro ideale e coraggio. La pronunciò Antonio Gramsci in un momento particolare della sua vita: «Quando tutto è perduto o sembra essere perduto, è il momento di ripartire». Ripartire con idee nuove, che potrebbero anche essere quelle antiche. Quando la montagna era una ricchezza, un valore, una prospettiva comunitaria. •

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