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Un paese per “fiabe” d’amore

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Petritoli. Stamperia Fabiani. Luogo affascinante. Serie di quasi grotte dove i caratteri mobili di piombo sono in mostra insieme a torchi ed altri macchinari.
Strumenti che ricordano Gutemberg e la sua rivoluzione nella stampa.
Un’altra era, un’altra civiltà.
Giancarlo (il Fabiani proprietario) è di grande gentilezza. Ci fa da guida e ci concede il suo tavolo da lavoro.
L’odore è quello dell’inchiostro intriso nelle pareti e nell’aria. Sulla nostra testa pendono decine e decine di sciarpe multicolori. Sono di squadre calcistiche e di nazionalità estere. D’altronde, Giancarlo se l’è meritate e lo si capisce dal soprannome che si porta dietro. Lo chiamano padre Ralph, quello di Uccelli di rovo.
Non è certamente un prete ma celebra comunque matrimoni. Ovviamente quelli civili. Quelli richiesti solo in municipio. Quelli che si svolgono nel gioiello di paese: il Teatro dell’Iride, dalle panche di platea in legno, dai palchetti che si svolgono a semicerchio.
Le coppie vengono da tutta Europa per dire di sì dinanzi al ministro dello stato. Arrivano dalla Svezia e dalla Norvegia, dall’Inghilterra e dalla Germania. Lo scenario è bello. Il teatro è e fa spettacolo. Piace a sposi ed invitati.
Così Petritoli è diventa nel giro di pochi anni la capitale europea dei matrimoni fuori di chiesa. E ad ogni matrimonio Fabiani si arricchisce, dicevamo, di una sciarpa multicolore. Che poi appende come trofeo, quasi come una tacca sul fucile dei cowboys.
Tornando ai matrimoni stranieri sempre più in aumento, siamo di fronte ad un caso che è stato studiato anche in università.
Del particolare turismo petritolese s’è interessata anche una tesi di laurea. È quella scritta dalla neo dottoressa Teresa Angela Bentini.
Nel primo foglio del dattiloscritto, i ringraziamenti non sono andati solo a genitori parenti e amici. Anche la comunità petritolese è stata ringraziata. E la comunità petritolese – sindaco Luca Tomassini in testa,con tanto di fascia tricolore in dosso – ha partecipato in massa, nella severa aula accademica, alla discussione della laureanda.
La stamperia Fabiani è gremita di manifesti e libri. Giancarlo olia ben bene le sue macchine. Non per mania da collezionista, ma perché convinto che si tratti di una memoria importante. Così ospita scolari ed insegnanti, e li invita a sporcarsi le mani: a trovare il piombo di vocali e consonanti, a mettere in riga la parola, e ad aver pazienza soprattutto. Perché quel tipografo – ripete – era un uomo molto paziente, con la schiena piegata sui contenitori, con il grembiule nero e i manicotti a mezzo braccio. Dalla finestra della stanza dove ha posto il suo tavolo da lavoro, si scorge l’Ascensione e i campi di un verde profondo, il grano che sta crescendo, e alcuni cerchi di spighe abbassate dal permanere di un probabile gregge in sosta.
Petritoli affascina e ammalia. Come accadde alla bellissima americana. Per alcuni giorni – qualche anno addietro – era solita scendere in piazza dal quartiere della torre civica. Un incedere leggero eppur solenne, accompagnato da un bel sorriso. Confessò di trovarsi, lì, in pace con se stessa e felice di aver trovato un luogo ameno.
Era una discendente dei presidenti Kennedy. •

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