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Ingresso del Liceo Classico Annibal Caro di Fermo (foto di Giulietta Bascioni)

Spinti a condividere

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Il terremoto ha fatto tacere le campane ma non la voglia di stare insieme.

Gli studenti del liceo classico Annibal Caro di Fermo fanno lezioni pomeridiane a Palazzo Sacconi. Hanno lasciato l’antica sede di Palazzo Euffreducci per paura del terremoto. Alcuni genitori vorrebbero un trasferimento definitivo nell’ormai esangue Provincia di Fermo. Il timore ha preso tutti, senza distinzioni. È come se ogni centro storico fosse la martoriata Norcia. Per giorni la televisione ha aperto i suoi tg con crolli e boati. Poi è arrivato Trump e i riflettori si sono spenti avendo però già seminato panico da globalizzazione sismica. Tutto uguale a tutto: zona rossa di Amatrice come quella di Piazzetta a Fermo.
Sicurezza, certamente. Ma anche distinguo. Altrimenti le paure diventano incontrollabili e i danni diventano d’altro genere.
Visitare i centri storici mette tristezza. Impalcature, divieti, reti rosse. Nessuno in giro. E silenzio. Quello che colpisce, anche a mezzodì, è non sentire le campane. Si può essere credenti oppure no. Ma la campana ha sempre conversato con il popolo, informandolo. Zittivano solo dopo le invasioni. Zittite oggi per evitare problemi alle torri.
«Sibillini… Fate i buoni!!!» scrive su fb il presidente dei tartufai Alberto Mandozzi inserendo una foto stupenda. Un richiamo, sicuramente, una preghiera, e la speranza che «quando saranno più calmi continueranno ad accoglierci nelle nostre escursioni».
I montanari sono gente particolare. Conoscono la natura, ne sanno potenziale di vita e di morte. Passerà. Passerà anche se le genti di mare e di collina avranno simpatia, συμπάσχω: proveranno emozioni insieme. La solidarietà del momento è stata grande, ma occorre ora una risposta nel tempo. Una condivisione umana, commerciale, economica. Una rete.
Roberto Filippo Di Mulo, allevatore, agricoltore, imprenditore, ha detto che il terremoto chiede di cambiare qualcosa in noi e intorno a noi.
Forse il terremoto ha terremotato, al momento, anche uno stile di vita: quello egoistico. Una giovane laureata in Beni culturali e Turismo, Paola Farinelli, ha ricordato, citando Chesterton: «Non ci sono parole per esprimere l’abisso che corre fra l’essere soli e l’avere un alleato. Si può concedere ai matematici che quattro è due volte due; ma due non è due volte uno: due è duemila volte uno». Con altre parole lo diceva uno sfollato di Roccafluvione telefonando a Radio Aut. La gente s’è ritrovata. Nell’angoscia dell’immediato ha riscoperto il sapore dello stare insieme. Lo percepiscono tra gi sfollati anche i parrucchieri al Camping Holiday di Porto Sant’Epidio.
I fedeli di Santa Lucia a Fermo non hanno più chiese: chiuse Santa Lucia, Sant’Agostino e San Zenone. Ma la messa celebrata in uno stanzone della casa parrocchiale ha visto più gente di prima, che canta, che si sente vicina.
È l’empatia di cui parlava il rettore di Macerata Adornato giorni fa a Magliano di Tenna scorgendo produttori di montagna vicini ai ristoratori di collina vicini a operatori turistici del mare vicini a…
A Servigliano, il 27 mattina, alla terza Fiera delle Qualità si è svolto il convegno «Borghi da riscoprire, comunità da ricostruire». Un altro se ne è tenuto al pomeriggio, per non sembrare utopici: Contratto di rete e nuovo sviluppo. •

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