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Rischio desertificazione

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Intervento alla camera di Marco Rinaldi, sindaco di Ussita

Quello che state per leggere è il resoconto dell’intervento tenuto alla Camera dal sindaco di Ussita Marco Rinaldi a nome degli abitanti del suo comune e di tutti i cittadini della regione Marche colpiti dal sisma. Parole che raccontano in modo sintetico la situazione post terremoto e le problematiche che si trovano ad affrontare i comuni, anche in prospettiva. Basta il titolo dell’articolo, stampato in caratteri maiuscoli, per capire l’importanza dei problemi che farebbero tremare i polsi a qualunque sindaco. Un discorso, quello dell’ing. Rinaldi, imbevuto di preoccupazione in certi passaggi, e in altri invece forte di idee e di speranze. Un insieme di proposte e di contromisure per uscire dalla palude dove rischiamo di sprofondare a causa del terremoto, di cui il sindaco Rinaldi fa una radiografia che affonda la lama nel rischio più immediato che corre il territorio: una desertificazione, o qualcosa che gli somiglia molto. Una vertigine di completo spopolamento che non può essere scongiurata con rimedi blandi. Nella più intima consapevolezza che il tempo a disposizione è poco il sindaco Rinaldi ha sottoposto la problematica del post sisma al presidente Sergio Mattarella in occasione della sua recente visita a Ussita, uno dei comuni più danneggiati dall’evento sismico. Anche al Capo dello Stato l’ing. Rinaldi ha chiesto aiuto per interventi rapidi. E servono adesso, perché dopo potrebbe essere troppo tardi.
Volontà di rinascita e richieste che attendono risposte. Il sindaco Rinaldi, con sottile intelligenza, ha parlato a nome di tutti; ha tenuto un profilo basso senza rinunciare alla determinazione. Sono questi gli elementi distintivi del suo intervento alla Camera che riportiamo integralmente. Ecco il testo.

“Onorevole presidente, signor ministro, signor sottosegretario, onorevoli deputati, colleghi sindaci.
A nome dei cittadini di Ussita che mi pregio di rappresentare e di tutti i cittadini dei comuni della regione Marche colpiti dai sismi del 24 agosto, del 26 e 30 ottobre, buon giorno e grazie alla presidente on. Boldrini per la possibilità che mi ha concesso di rappresentare in questa sede la voce dei comuni marchigiani colpiti dalla sciagura.
Nel rispetto del tempo assegnatomi ho preparato una sintesi delle problematiche da porre alla vostra attenzione e pertanto non mi soffermerò a raccontare fatti già noti.
Per quanto attiene la gestione dell’emergenza credo che, a prescindere da una necessità di migliorare il coordinamento, possa essere annoverata tra le eccellenze italiane.
Riporto alcune osservazioni sul decreto del 17 ottobre 2016 n. 189 ed in particolare: abbiamo colta con favore la sensibilità dimostrata dal Governo, sia rispetto alla tempestività dell’emanazione del decreto, sia per aver recepito la nostra richiesta di annoverare anche i proprietari delle seconde case tra gli aventi diritto all’indennizzo dei danni. Le nostre seconde case, infatti, in larghissima misura sono tali solo formalmente, perché, provenendo dall’eredità degli avi, rappresentano la storia della nostra gente e vengono considerate il legame più forte con un territorio dove sono radicati gli affetti e i ricordi.
Circa l’articolato del decreto, sostanzialmente innovativo e buono, occorre apportare qualche correzione ed integrazione.
Per quanto all’art. 44 – Disposizione in materia di contabilità e bilancio.
Il sollievo delle rate dei mutui della Cassa Depositi e Prestiti con accodamento delle stesse, dovrebbe essere esteso a tutti i mutui della Cassa e non limitato a quelli passati al Mef, magari solo per i piccoli comuni.
Occorre prevedere, così come segnalato anche dall’Anci, il ristoro del mancato gettito Imu/Tasi/Tari a favore dei comuni terremotati che hanno visto molta parte degli immobili del loro territorio, inagibile.
Necessita poi approfondire il concetto di fondo di solidarietà ed in particolare, per quanto all’esercizio 2016, si dovrebbe prevedere la restituzione delle rate già pagate ed è indispensabile contemplare l’abolizione del fondo stesso almeno per i prossimi dieci anni per i comuni interessati dal sisma.
Nell’area del sisma ci sono situazioni atipiche che vedono i comuni “imprenditori”, specialmente per quanto al settore turistico. Molti comuni, infatti, sono proprietari ed esercenti delle strutture sportive (impianti a fune, impianti sportivi in genere). C’è bisogno quindi di un immediato aiuto per sopperire al mancato incasso, e dell’istituzione di un canale speciale per favorire la messa in sicurezza e l’adeguamento/ricostruzione degli impianti stessi. Ciò soprattutto per garantire un minimo di occupazione ai dipendenti di queste attività che sono per lo più giovani valligiani.
Per quanto attiene al futuro chiediamo una pianificazione di alto spessore, che attraverso l’individuazione di ambiti territoriali omogenei, abbia una visione globale dell’intero comprensorio che prescinda dai confini regionali e comunali e metta al centro dell’attenzione la vocazione turistica di quei territori così come strettamente legata alle loro attività tradizionali. Uno strumento programmatico capace di favorire la nascita e lo sviluppo di un sistema economico integrato, sostenibile ed affidabile, in grado di azzerare gli errori del passato e garantire la messa a sistema di tutte le risorse proprie del territorio, per quanto attiene i vari ambiti del primario e dell’attività turistica.
Poiché il più grande pericolo che in questo momento corriamo è quello dello spopolamento definitivo dell’area interessata dai sismi, che stante già la esigua presenza antropica diventerebbe una desertificazione con conseguenze catastrofiche ed irreparabili per l’ambiente non solo dell’entroterra montano, ma dell’intera regione, chiediamo una risposta non rapida, ma immediata a questa necessità.
Dobbiamo riportare quanto prima possibile la gente di montagna nella sua terra e contestualmente dobbiamo far ripartire le attività commerciali e produttive, individuando già nei disposti legislativi che il Parlamento si accinge ad approvare, misure urgenti di sollievo per quelle attività commerciali e artigianali che hanno subito danni dai sismi.
Il ritorno alla normalità passerà attraverso la ricostruzione che dovrà rispettare l’architettura dei borghi, ovvero la loro forma e le loro tradizioni, ma che dovrà assolutamente cambiare per quanto alla sostanza.
Materiali e tecniche moderni, antisismici e “leggeri”, dovranno garantire l’incolumità degli occupanti delle strutture e generare una diffusa sensazione di sicurezza, secondo modelli già collaudati da anni in altre parti del mondo. In questo l’industria italiana delle costruzioni dovrà avere il coraggio di cambiare.
Strutture portanti con muri di pietra e cemento – ove possibile – non ne vogliamo più, come non vogliamo più pensare di dover riparare una casa dopo ogni terremoto.
Per ottenere ciò abbiamo assoluto bisogno del sostegno delle istituzioni e in particolare del Governo e del Parlamento. Per questo mi permetto di chiedere a voi, onorevoli deputati, la massima collaborazione per concordare insieme il cammino futuro.
In molti mi accusano di essere un sognatore. A parte il fatto che se ci togliete la libertà di sognare non so cosa ci resta, sono personalmente sicuro che potremo contare sempre sulla disponibilità di tutte le istituzioni.
Questa speranza è l’unico carburante che ci spinge ad andare avanti in un territorio ferito, martoriato, che va completamente e totalmente rigenerato ed in cui i valligiani vogliono assolutamente tornare a vivere ed a sorridere”. •

Valerio Franconi, collaboratore de L’Appennino Camerte

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