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Porto S. Giorgio, parrocchia Gesù Redentore: don Pietro Gervasio e gli organizzatori dell'incontro sul bullismo

Bullismo: paura, etica, cultura

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PORTO SAN GIORGIO: incontro con gli esperti Caioni e Pacella

Una sala attenta di ragazzi, catechisti, genitori ed insegnanti  quella che ha preso parte all’incontro “Giovani e bullismo. Tra paura, etica, morale e cultura”. L’appuntamento programmato presso la parrocchia Gesù Redentore di Porto San Giorgio ed organizzato dall’associazione ‘L’Albero della Sibilla’ ha visto alternarsi nelle relazioni Cesarino Caioni esperto e formatore in educazione alla legalità e Cristina Pacella, l’autrice del libro Il sogno di Paolo. Moderatrice del pomeriggio di approfondimento Monica Centofanti. Introdotti dal parroco don Pietro Gervasio, i relatori  hanno trattato la tematica di stringente attualità. L’esperto in materia, Cesarino Caioni, ha maturato una consolidata esperienza sul campo per la prevenzione ed il contrasto del bullismo e del cyber-bullismo nel mondo della scuola sviluppando un programma formativo efficace denominato “Il patentino della doppia legalità” che ha ottenuto diversi risultati con un progetto sperimentale innovativo che prevede il coinvolgimento del mondo degli studenti, delle famiglie, dei prof  e dei ragazzi. “Stiamo portando avanti una nuova cultura –  ha affermato Caioni –  basata sulla cosi detta “doppia legalità” che parte dal rispetto delle regole per arrivare alla prevenzione e quindi al vivere bene. È necessario  investire sulla prevenzione ed educazione dei giovani al senso di responsabilità dei loro comportamenti ed il rispetto degli altri valorizzando la scuola come soggetto attivo in grado di collaborare ed interagire con le famiglie e i partner quali gli enti locali, le organizzazioni del terzo settore e le imprese”. Di interesse l’intervento di Cristina Pacella che nel tratteggiare i contenuti del suo libro Il sogno di Paolo ha raccontato la sua esperienza e i contenuti della pubblicazione storia di fantasia ispirata ad avvenimenti reali, in cui tratta quel sottile filo che intercorre tra le strategie di azione utilizzate dalla mafia ed il fenomeno del bullismo ed ispirandosi al coraggio di Paolo Borsellino, il magistrato eroe assassinato da Cosa nostra assieme a cinque agenti della sua scorta. “Ho scritto il libro dopo aver conosciuto Salvatore Borsellino ed ho capito che c’era un collegamento moto forte tra il mondo mafioso ed il mondo del bullismo” ha affermato Cristina Pacella, essa stessa vittima di bullismo in tenera età. “Deridere un proprio coetaneo, farlo sentire un diverso, – ha affermato – isolandolo con piccoli o grandi ricatti psicologici e non solo, non è poi così distante dalle dinamiche dei gruppi criminali”. “Troppo spesso il bullismo viene visto quasi come una vergogna e quindi si tende a dire ‘non è stato bullismo’ ma una ragazzata”.

L’insulto, la derisione, l’aggressività, le ingiurie, per ben 8 ragazzi su 10 se messe a segno attraverso la rete ed i social non rappresentano azioni gravi nei confronti della vittima di turno perché non implicano violenza fisica. È  questo solo uno dei tanti aspetti allarmanti emersi nel corso della presentazione del progetto “Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyber-bullismo per un web sicuro”, organizzato dal Moige con la Polizia di Stato, per l’invito dei giovani in età scolare ad un uso più  responsabile della Rete. Argomento che coincide con il Safer Internet Day e la prima edizione italiana della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyber-bullismo promossa dal ministero dell’Istruzione. L’indagine conoscitiva portata avanti dall’Università la Sapienza di Roma su 1.500 ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado, ha delineato un quadro dalle tinte forti: tra gli intervistati, 7 studenti su 10 solitamente sono convinti del fatto che il prendersi gioco del compagno o dell’amico per aspetto fisico, abbigliamento e atteggiamenti non produca alcun effetto sul malcapitato. Nell’elenco dei comportamenti della vittima che scatenano la derisione del bullo di turno compaiono la timidezza, la scarsa disinvoltura, la non omologazione al gruppo dominante, la carenza di coraggio,  la non propensione verso le trasgressioni,  ma anche la religione, le condotte rispettose delle regole, il fatto di mostrarsi intimoriti e  la  dipendenza da genitori.  Stessa proporzione vale anche per le considerazioni dei ragazzi sulla diffusione di immagini non autorizzate, ormai  una prassi tra i giovani, con una enorme sottovalutazione dei rischi a cui si va incontro. L’informatica moderna  ha conosciuto e continua a conoscere tassi di crescita, evoluzione e sviluppo mai sperimentati ma, di pari passo a questa evoluzione non altrettanta modernità si riscontra a proposito della conoscenza sui pericoli che si corrono nella Rete.  Nel frattempo al Senato ha approvato all’unanimità, il disegno di legge che punta a contrastare il fenomeno, ora spetta alla Camera il via libera. Tra le novità a possibilità, per il minore di chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della ‘cyber aggressione’. •

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