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Il cibo segno di identità nazionale e regionale: cicerchiata, sfrappe, frittelle, castagnole, arancini

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Quando penso ai dolci, specie quelli di carnevale, penso a mia nonna. Mi vengono in mente le ciambelline col buco con zucchero extra. Alla pazienza che richiede una cicerchiata e all’abilità di mani sapienti nel saper creare quel “castello” composto da palline di pasta fritte e unite come mattoncini da cascate di miele. Sembrerebbe che mia nonna, non solo sia una grande cuoca, ma che il carnevale, le feste, gli stessi dolci, abbiano avuto vita con lei e proprio nella sua cucina. In realtà già nel 1500-1600 era solito preparare banchetti sfarzosi, dove prima si mangiava con gli occhi e poi con la bocca. La maestosità delle tavole sottolineava la potenza del padrone di casa.
Il cibo non mancava nelle cucine dei signori, come non mancava nel contesto artistico. Si prenda ad esempio il mosaico del Masaccio, “La cacciata dei progenitori dall’Eden”, dove Adamo ed Eva sono colti a mangiare “due fichi dolcissimi”. Dei fichi dunque, delle cui foglie hanno poi fatto le loro vesti e a causa dei quali sono stati cacciati dal Paradiso terrestre.
È opinione comune ormai credere che gli italiani siano un popolo dal grande gusto culinario e forse è proprio vero se le nostre stesse favole parlano di cibo. Come in Pinocchio, di Carlo Collodi, quando il burattino si siede a tavola col Gatto e la Volpe e li vede ingurgitare triglie, trippa, lepri dolci e tantissimo altro. E come dimenticare la letteratura, quando Manzoni racconta di quella “polenta bigia” che viene offerta a Renzo in casa del suo amico Tonio.
Il cibo è diventato ormai un segno di identità, non solo come italiani, ma anche a livello regionale. Ogni regione propone le sue particolartà a livello culinario. Soprattutto per quanto riguarda le festività. In occasione del carnevale in ogni regione si corre ai fornelli per preparare il proprio cavallo di battaglia. L’ultima grande abbuffata dolciaria prima della Quaresima, tempo di privazione e digiuno. Nel marchigiano abbiamo la già citata cicerchiata; le tradizionali sfrappe condite, per chi volesse, da un filo di alchermes; le frittelle, delle palline di pasta frolla fritte e zuccherate; le castagnole; ormai tutte pietanze che sono parte integrante della nostra cultura. •

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