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Parole franche

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Mi pare che sia spontaneo per chi parla il voler convincere gli altri del proprio pensiero. Non sempre al parlato fa riscontro l’evidenza dei fatti e contro l’evidenza non giova discutere. Quando uno si sente messo in discussione, teme le conseguenze di disistima con la brutta figura. Nella franchezza, peraltro, tutto viene detto, lasciando libera la reazione di chi ascolta; comunica senza timori, né preoccupazioni per se stesso.
Al contrario il gioco dei sofisti vuole il conflitto delle varie interpretazioni per mezzo di una retorica particolare, articolata, spesso e ostile e inconcludente. Thomas Merton nell’autobiografia: La montagna dalle sette balze parla delle spiegazioni date al fratello sperando che arrivasse al battesimo: “Avevo detto a John P. tutto quello che sapevo … poi ero tornato indietro per spiegargli il concetto del Sacro Cuore, concetto che sembra misterioso a chi si trova fuori dalla Chiesa …Non mi rimaneva nulla da dirgli.” (ed. 1966 p.475)
Ecco, il dire tutto, la parresia. Il rapporto personale, intrattenuto da chi parla con il vero, ha efficacia su chi ascolta con un effetto tanto disarmante da condurre al riconoscimento della verità. John ricevette il battesimo e dopo poco tempo morì in una operazione militare. Nel dialogo fraterno si lascia libertà di parlare e non si teme di perdere la propria importanza. Gesù Cristo durante il processo di fronte al sommo sacerdote Caifa dichiara di aver parlato apertamente al mondo, insegnando in pubblico, e molti ascoltatori potevano riferirlo. Allora egli ricevette uno schiaffo da una delle guardie. La validità della sincerità è confermata da Gesù che corregge la guardia: “Se ho parlato male, mostra dove è il male. Ma se ho parlato bene perché mi percuoti?” (Gv 18,23)
“Parresia!” dicevano i politici ateniesi sinceri, di fronte alle resistenze degli oppositori; e affidavano la comunicazione della verità al dialogo e al dibattito pubblico. La Chiesa ha sempre praticato i sinodi, i concili, le comunicazioni orali e scritte di teologia e di esperienze pastorali, a cominciare dal libro dell’annuncio lieto che lo scrittore sacro Marco in un anno intorno all’anno 59, pubblicava come “Vangelo”. Paolo VI ha voluto la Chiesa sempre dialogica.
Chi dà la propria testimonianza della verità cristiana, spesso, è messo sotto processo e perseguitato, come lo stesso Gesù, perché la sincerità nel vero non garantisce la salvaguardia della propria vita. Eppure il cristiano è autenticamente tale quando è disponibile a far parlare ed ascoltare gli altri. Da parte mia, preferisco le persone che, come San Francesco d’Assisi, comunicano in modo semplice, aperto e diretto, anche quando pensano cose che non mi piacciono.
Parliamo e discutiamo con franchezza e libertà, tra amici e parenti, quando usiamo cordialità. Il bello della sincerità non è la certezza di esprimere il vero, ma la volontà di accogliere con cuore aperto quello che viene detto anche dagli altri. Ci vuole umiltà. Gli apostoli, con franchezza hanno testimoniato l’esperienza del Cristo risorto vivente, passato dal corpo morto sulla croce, al corpo immortale.
Non trovo convincente il parlare in modo volgare, provocatorio, come se uno cercasse il consenso denigrando gli altri e immaginasse di aver successo con il turpiloquio o con l’aggressività verbale, ostentando una spontaneità ridanciana e dandosi importanza da sé. La spontaneità è bella nelle persone disinteressate che usano rispetto verso gli altri.
Mi sembra che molti comunicatori, usando tanti possibili mezzi, tendono all’effetto di incuriosire e sorprendere con nuove scoperte, talora con segreti inventati, notizie ignote da fare scoop, fino a giungere a mistificazioni o esagerazioni ripetute per denigrare chi presentano come avversario. Si deve capire la loro intenzione nel dire tutto. Sinceramente il governo di se stessi, nell’equilibrio dell’ascolto e del dialogo, non è praticato facilmente, è un’ardua conquista delle migliori abitudini sociali, in cui spicca la sincerità delle intenzioni.
Lo spirito cristiano riconosce ed apprezza ciò che di buono si trova nel comunicare: dialoga ascoltando e parlando, per facilitare la socializzazione e la consociazione civile ed economica. •

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