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Natale: una memoria pericolosa

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Nascita che chiede di ricominciare con fiducia e determinazione

Mi sono chiesto più volte se oggi fare gli auguri di Natale non sia diventata un’abitudine, una frase che da un certo momento dell’anno si applica di default al termine di discorsi, saluti ed anche scontrini. Ho sempre il terrore, infatti, che quando qualcosa comincia ad esser fatta in automatico, si finisca col perderne il motivo e la ragione.
Superata la valanga di belle parole e buoni sentimenti che in questo periodo ci sommergono, dobbiamo davvero provare a chiederci se e quanto quella nascita, ancora oggi, riesca a sconvolgerci.
Scambiandoci gli auguri dovremmo anzitutto augurare all’altro di saper riscoprire cosa significhi il Natale per la nostra vita.
Accogliere Gesù che viene è ciò a cui ci stiamo preparando in queste settimane di Avvento, ma allo stesso tempo il Natale ci dice che la nostra vita è Avvento, che camminiamo verso un futuro nel quale – è certo – incontreremo Lui. Il Natale ci dice che questo futuro che inizia ora è già iniziato: è Gesù nato, morto e risorto.
Tra poco Lo accoglieremo tra noi, nelle nostre famiglie, nel nostro cuore. Ma non come accoglieremo uno dei tanti amici o parenti con cui condivideremo qualche momento in queste feste, perché il Figlio di Dio si è fatto uomo non come mero ospite, gradito o meno, del nostro pranzo di Natale, ma come residente permanente nella vita umana. Gesù viene per restare, per prendere dimora in noi e per camminare con noi. Egli è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”.
In questi giorni è difficile non pensare a come vivranno il Natale i nostri fratelli di Terra Santa, in questo momento di nuovo così complesso e teso per loro. Aspettare il Natale in queste circostanze interroga la fede e fa nascere il bisogno di una speranza più grande. Il Vangelo ci dice che la pienezza del tempo si è compiuta in un tempo difficile, quando Giovanni nel deserto invitava a preparare la Via del Signore predicando un battesimo di conversione. Ed allora ecco di nuovo che Dio entra nel nostro tempo e nella nostra storia. Il nostro tempo e la nostra storia di oggi, con tutte le ansie e i problemi che porta con sé.
E, come è vero che Gesù rinasce per noi, anche noi dobbiamo metterci del nostro, dobbiamo saper rinascere e ricominciare, con fiducia, con determinazione, con la sana consapevolezza dell’impegno che questa nuova nascita ci domanda.
Ed allora non ci resta che partire ed andare, senza indugio, incontro al Signore Gesù.
E che sia un Natale davvero buono e santo! •

Augusto Cifola

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