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Oltre il limite c’è un mondo d’amore da esplorare e da vivere

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“Il movimento per la vita” di Civitanova Marche non poteva che scegliere Simona Atzori per testimoniare in modo forte l’amore per la vita in ogni sua forma. Il teatro “Conti” era pieno, tanta la gente in piedi in fondo e ai lati della sala. L’ingresso era libero fino all’esaurimento dei duecento ottanta posti. Tutto ha avuto inizio alle ore 17,00, domenica 4 febbraio con il presentatore Mauro Labellarte che ha spiegato la finalità dell’iniziativa. Il disprezzo della vita cui ci hanno abituato proprio in questi giorni alcuni terribili fatti di cronaca, accaduti proprio vicino a noi, ci porta invece ad affermare fortemente l’amore per ogni forma di vita. Francesca Cesetti, presidente del Movimento per la vita di Civitanova Marche, ha illustrato brevemente il lavoro dell’associazione. Il sindaco di Civitanova Marche e l’assessore al Welfare e famiglia Barbara Capponi, hanno plaudito all’iniziativa che è stato possibile realizzare grazie alla generosità di molti sponsor locali e con il patrocinio del Comune.
La vita è un dono. Se si parte da questo presupposto, tutto diventa più chiaro. Anche le cose difficili diventano possibili. La vita è una tavolozza di colori. Questi vanno dal nero al grigio ma anche al giallo, al rosso, al verde, colori forti che danno allegria e infondono ottimismo. Siamo tutti diversamente capaci. La danza è l’arte che più si avvicina all’amore. Volare anche senza le ali è fare della vita un’opera d’arte. La grandezza del nostro cuore dipende dalla capacità di esercitarlo. La vita è un bene che è comune a tutti. Prendete la vita nelle vostre mani e fatene un capolavoro. Lo diceva Giovanni Paolo II. Il viaggio chiamato vita riguarda tutti e va dalla nascita alla morte. È con il sorriso che vanno affrontati tutti i momenti anche quelli meno belli. Il sorriso è contagioso. Chi sorride insegna che vivere è danzare la vita.
Dopo la proiezione di un video su Simona Atzori che riporta alcuni flash della sua attività di danzatrice, pittrice e scrittrice, c’è stato un lungo spazio per ascoltare la sua vibrante testimonianza. Sono nata a Milano il 18 giugno, ha esordito Simona. Non ha detto l’anno e ha aggiunto: “Ve lo svelo solo se dite che non dimostro gli anni che ho”. Dalla sala si è sentito Matteo che ha detto subito: “Non li dimostri, non li dimostri”. È stato l’inizio per stabilire tra il pubblico e Simona Atzori un coinvolgimento emotivo e simpatico che è durato per tutte le due ore dell’incontro. Simona ha quarantatré anni. Nata senza le braccia ha fatto delle gambe e dei piedi le sue braccia e le sue mani. “Le sue braccia sono rimaste in Cielo ma nessuno ha fatto tragedie”, scriveva Candido Cannavò. Dipinge, danza, scrive. Due i libri fin qui pubblicati: Cosa ti manca per essere felice e Dopo di te. Entrambi i testi sono stati pubblicati negli Oscar Mondadori. Il terzo libro Strada nuova uscirà il prossimo marzo.
13 “Non mi sono mai chiesta con dolore perché Dio abbia voluto che proprio io nascessi così, senza le braccia, ma ho sempre pensato perché Dio invece mi avesse dato così tanto. Mi ha semplicemente disegnata così perché mi aveva in mente così”.
È quanto Simona Atzori ha detto tempo fa in una intervista e ha ripetuto nel corso della serata. Il giorno della nascita, alla mamma sembrò che tutta Milano e l’ospedale le crollassero addosso. Simona Atzori ha perso la mamma il 24 dicembre del 2012 alla vigilia di Natale. In una bella lettera pubblicata dal Corriere della Sera che ha ripetuto al teatro Conti, ha detto: “Dicono che se una persona muore la vigilia di Natale vuol dire che sta accompagnando la Vergine nella nascita di Suo figlio”. La mia vita fino ad ora scorre dentro queste due tappe ha precisato Simona. Ora è iniziata per me una terza tappa. Strada nuova sarà il titolo del suo terzo libro.
Simona Atzori ha avuto fin dalla nascita un papà e una mamma che l’hanno accolta così come è nata. Sono nata per essere la tua mamma, mi diceva sempre mia mamma. Lo sguardo pieno d’amore fa la differenza. La disperazione non ci fa vedere bene. Le cose più grandi sono riposte in quelle più semplici. Occorre cambiare lo sguardo sulla vita, anche se questa ci si prospetta difficile.
“Spesso i limiti sono negli occhi di chi ci guarda e non sono reali. Ce li poniamo noi, o ce li pongono gli altri e noi, semplicemente, lasciamo germogliare e crescere le ide di noi che ci trasmettono. Ci sono persone per le quali, i limiti sono il confine di una sorta di fortino di sicurezze dal quale non amano uscire. Il limite lo vedono, lo sentono e gli sono parecchio affezionate; preferiscono rimanere al sicuro là dentro, dove non può succedere niente di brutto. Affacciarsi significa essere disposti a scoprire cosa c’è un po’ più in là, a scoprire il nuovo, il diverso, magari il bello” (Atzori, Cosa ri manca per essere felice?).
Tutta la testimonianza di Simona Atzori è un canto alla vita. Se siamo al mondo, tutti partecipiamo assieme agli altri, quelli che ci stanno attorno, a quest’avventura. Sentirsi accolti e amati sono gli atteggiamenti da mettere a denominatore comune. Non si è mai soli se quelli che stanno accanto a noi fanno sentire la loro presenza e il loro amore. Ti voglio bene così come sei perchè tu per me sei importante. Se siamo capaci di vivere questa verità, anche gli ostacoli più difficili possono e devono essere superati. Simona Atzori ci ha messo di suo ma è anche vero che fin dalla nascita ha avuto vicino a sé due genitori fantastici che non hanno fatto un dramma se la propria bambina era nata senza gli arti superiori.
Scrive Simona: “Sono un’istintiva, mi butto. I no che mi sento dire diventano perché no? Forse, vediamo, sì. Alla peggio diventano no, perché… Per questa capacità devo ringraziare mia madre. Quando ero bambina, ha capito che per me i no sarebbero potuti diventare tanti e non ha mai voluto che io li vedessi come rifiuti. Mentre mia nonna aveva costantemente paura e mi impediva di fare quasi tutto, la mia mamma cercava soluzioni creative: così no, però così sì, e mi strizzava l’occhio” (Ibidem, pag. 27).
Sono state molte le domande rivolte dai presenti a Simona Atzori al termine del racconto della stessa. Le risposte sono state ugualmente una testimonianza forte che ha lasciato in tutti tanta commozione e tanto desiderio di testimoniare fattivamente che la vita è un dono per tutti. La solitudine va vinta con l’amicizia, sentirsi fratelli e sorelle impegnati a percorrere la stessa strada, questo è l’impegno che deve accomunarci.
Da bambina non ho mai avuto mai la sensazione di essere vista come diversa perché giocavo con tutti gli altri bambini e facevo con i piedi quello che gli altri facevano con le mani. Solo con l’adolescenza ho iniziato a vedere attorno a me qualcosa che non andava per il verso giusto. Una volta, a scuola, caddi a terra. Tutti si preoccuparono e mi costruirono attorno delle difese che mi andavano strette. Col tempo sono riuscita a buttarmi alle spalle tutte le paure anche se queste fanno parte della vita e vanno vinte. Bella serata quella trascorsa al teatro “Conti” domenica 4 febbraio, da incorniciare assieme ad altri momenti, non ultimo quello della “Veglia di preghiera per l’Unità dei Cristiani”. In entrambe le occasioni si è parlato e si è riflettuto sull’amore. •

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