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Un amore così grande…

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Febbraio: giornate della vita e del malato, festa di San Valentino

La Voce delle Marche, per avere un parere autorevole su Amoris Laetitia (AL), ha intervistato il gesuita Miguel Yáñez, direttore del Dipartimento di Teologia morale della Pontificia Università Gregoriana. Queste le sue risposte alle nostre domande.

1) Quali, secondo Lei, sono i punti di forza dell’AL nel mostrare la bellezza e le fragilità dell’amore nel matrimonio e nella famiglia?
Uno sguardo positivo sulla persona e le sue capacità, tra cui l’ascolto di una chiamata ad una vocazione che è l’amore, in questo caso nella forma della coniugalità e della genitorialità.
Questo approccio si radica in un atteggiamento contemplativo dell’opera di Dio nel nostro mondo contemporaneo, dove la rapidità dei cambiamenti ci possono far perdere il senso di una storia redenta da Dio in Gesù Cristo, e perciò carica dei “segni dei tempi” (GS 4).
AL è una esortazione post sinodale. Ripropone dunque gli elementi che i vescovi avevano rintracciato nel loro discernimento su matrimonio e famiglia nel mondo contemporaneo. Tra questi elementi emerge “il desiderio di famiglia” (AL 1). La Chiesa viene incontro a questo desiderio che rende possibile un cammino di compiutezza nelle capacità donate da Dio anche se limitate e minacciate di fallimento a causa della vulnerabilità propria dell’umano. Alla luce di questo “segno dei tempi” che è anche un “segno di Dio”, vanno apprezzate tutte le forme di realizzazione di questo desiderio, anche quelle che non corrispondono al modello proposto nella Sacra Scrittura, ma che contengono ed esprimono degli elementi di umanità, e, pertanto, di bontà e bellezza (AL 76. 292). Ovviamente, questo apprezzamento non è per conformismi pigri o lassisti, ma per sostenere ciò che di positivo si trova nel cuore delle persone che cercano nel miglior modo possibile di portare avanti la loro esistenza (AL 37), avendo come orizzonte il modello dell’amore coniugale stabile e fecondo (Cap. II).

2) Quali indicazioni la AL rivolge alla Chiesa riguardo al modo di rapportarsi ai fallimenti /crisi che a volte caratterizzano i rapporti di coppia?
La Chiesa è chiamata a fare suo lo sguardo di Gesù sugli essere umani (MV, 12; AL, 309), uno sguardo compassionevole e misericordioso che è in grado di capire e comprendere la loro situazione e le buone intenzioni che tante volte non si traducono in realizzazioni secondo lo standard normativo della Chiesa. Anche dove ci sia un peccato, basta il desiderio effettivo di conversione per lasciare agire la misericordia salvante di Cristo attraverso i sacramenti (EG 44.47; AL 300) e le strutture comunitarie, che devono essere capaci di integrare il peccatore attraverso un attento discernimento. Su questa base, nessuno deve essere escluso della comunità (AL 297), anzi, la comunità è chiamata a sviluppare un atteggiamento di accoglienza, in modo particolare di coloro che si sentono lontani della Chiesa, coloro che si trovano nelle periferie esistenziali, a cui deve arrivare l’olio della misericordia (EG 114).
Questo è il nocciolo duro dell’annuncio della Buona Novella che la Chiesa, quale “ospedale da campo” deve rendere presente nel mondo d’oggi, lacerato dall’egoismo autoreferenziale (AL 2919.

3) C’è a suo avviso nella AL un punto di svolta nella proposta morale della Chiesa?
C’è il ritorno alla saggezza pratica che la tradizione della Chiesa ha esercitato attraverso il discernimento e il ricupero della sua vocazione missionaria. Ambedue gli aspetti vanno insieme. Se la Chiesa è in uscita, si trova con le persone concrete che vivono il proprio mondo, la propria realtà, in cui c’è il peccato insieme alla grazia che opera la salvezza.
L’evangelizzatore va incontro alle persone e cerca di “curare il grano” con la pazienza propria di chi attende il Regno e non si lascia scoraggiare per la presenza della zizzania (Mt 13, 24-30). Per questo occorre sviluppare una cultura di dialogo all’interno della comunità ecclesiale e dialogare con la cultura contemporanea, per cercare insieme (GS 16) le vie di compimento dell’esistenza, tra le quali, il matrimonio e la famiglia sono le vie privilegiate da promuovere e sostenere.

4) Come mai, a suo parere, la AL è stata accolta con una certa diffidenza in diversi ambienti del mondo cattolico?
Ciò è conseguenza dell’originalità di AL. Non dobbiamo però dimenticare che, in genere, ogni volta che c’è stato un documento profetico emanato dal magistero della Chiesa, ci sono stati incomprensioni, rifiuti, o anche attacchi. Si pensi al Concilio Vaticano II, in modo particolare alla Costituzione pastorale Gaudium et spes e alla Dichiarazione Dignitatis humanae.
C’è una novità dello Spirito, contenuta nella Sacra Scrittura, che il magistero della Chiesa deve scorgere nei tempi attuali. Quando ciò accade, chiama i cuori alla conversione e provoca delle reazioni di aperta opposizione, come accadeva ai tempi di Gesù riguardo al suo agire e alle sue parole.
Quindi, reazioni di questo tipo non dovrebbero spaventare. Anzi, talvolta, possono essere segni dell’autenticità di un magistero che si esercita nella complessità della vita contemporanea. •

Sebastiano Serafini

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