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Gaudete et Exsultate. I seminaristi ascoltano il Papa

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La santità. È stato questo il tema scelto da don Umberto, il padre Spirituale, per il ritiro vissuto dai seminaristi del seminario di Fermo a S. Vittoria in Matenano, ospiti delle Monache Benedettine, il 19 aprile.
Guidati dalla Esortazione apostolica di papa Francesco “Gaudete et exsultate” (GE), don Umberto ha invitato i giovani alla gioia della santità.
Dopo la presentazione ogni seminarista si è isolato per leggere in silenzio il documento di Papa Francesco. Poi ognuno ha condiviso con gli altri gli aspetti che più sono rimasti incisi nella memoria e nel cuore.
L’Esortazione, come afferma il Papa stesso, non vuole essere un «trattato sulla santità, con tante definizioni e distinzioni che potrebbero arricchire questo importante tema, o con analisi che si potrebbero fare circa i mezzi di santificazione». L’«umile obiettivo» del Papa è quello di «far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità» (GE 2). E in questo senso spera che le sue «pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità» (GE 177).
La “Gaudete et exsultate” si compone di cinque capitoli: la chiamata alla santità; due sottili nemici della santità; alla luce del Maestro; alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale; combattimento, vigilanza e discernimento. Ha 177 numeri.
La santità va dunque cercata nella vita ordinaria e tra le persone a noi vicine, non in modelli ideali, astratti o sovrumani. Dio «ci vuole santi non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (GE 1).
«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare la pace a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio». (GE 7).
Papa Francesco fa comprendere come la santità non sia frutto dell’isolamento: essa si vive nel corpo vivo del popolo di Dio. Questa esperienza di popolo riguarda non soltanto coloro che abbiamo accanto, ma si fonda su una tradizione vivente che comprende chi ci ha preceduti.
Ma la santità è anche legata alla singola persona: la santità è vivere la propria vocazione e missione sulla terra: «Ogni santo è una missione» (GE 19). «Voglia il Cielo che tu possa riconoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita» (GE 24), esclama Francesco, rivolto ad ogni lettore.
Nel secondo capitolo il Papa decide di sottoporre all’attenzione di tutti due «nemici» della santità: il neo-gnosticismo e il neo-pelagianesimo.
Lo gnosticismo trasforma la fede in ragionamenti. Solo chi è capace di comprendere la profondità di una dottrina sarebbe da considerare un vero credente (cfr GE 37). È una religione «al servizio delle proprie elucubrazioni psicologiche e mentali» (GE 40) che allontanano dalla freschezza del Vangelo.
Il pelagianesimo è quell’atteggiamento che sottolinea in maniera esclusiva lo sforzo personale, come se la santità fosse frutto della volontà e non della grazia.
Come essere santi allora?
Nel terzo capitolo papa Francesco traccia una mappa della santità seguendo le beatitudini riportate dall’evangelista Matteo al capitolo 5. «È necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini» (GE 63).
Nel quarto capitolo Papa Francesco espone alcune caratteristiche della santità nel mondo contemporaneo. Sono in tutto «cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo che considero di particolare importanza a motivo di alcuni rischi e limiti della cultura di oggi: l’ansietà nervosa e violenta che ci disperde e debilita; la negatività e la tristezza; l’accidia comoda, consumista ed egoista; l’individualismo e tante forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio» (GE 111).
La prima caratteristica ha i tratti della sopportazione, della pazienza e della mitezza. La seconda caratteristica è la gioia e il senso dell’umorismo. La terza caratteristica è l’audacia e il fervore. La quarta caratteristica è il cammino comunitario. La quinta caratteristica è la preghiera costante.
«La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita» (GE 158). Con queste parole inizia l’ultimo capitolo dell’Esortazione Gaudete et exsultate.
Ogni seminarista è rimasto particolarmente impressionato dal linguaggio semplice e profondo di Papa Francesco.
Ciò che è stato più volte ribadito è che la santità la si consegue insieme, come comunità, come chiesa, come popolo.
Non si può essere santi da soli. La mattinata si è conclusa con l’Eucaristia e il pranzo preparato dalle Monache Benedettine che sono particolarmente legate ai seminaristi di Fermo. •

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