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Madre dei pellegrini

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Il racconto dell’esperienza del viaggio a Medjuogorje

“Ricorderò per sempre la prima volta che ho sentito l’assoluto bisogno di pregare con il rosario in mano non sapendo neanche come si facesse”. Inizia così il racconto di Giulia, una ragazza forte, generosa, di talento che per tanto tempo si era allontanata dalla fede, fino a quattro anni fa quando una estate le cambia la vita e dalla scoperta di quel rosario nasce e rinasce un amore.
“Ero completamente persa, pur avendo una vita di certezze, una famiglia solida alle spalle, di quelle che non ti fanno mancare mai nulla, avevo il deserto dentro di me. Alle spalle un carico di storie finite, di delusioni nell’amicizia e nella vita sentimentale, ero come fossi sotto anestesia pur non avendone alcun motivo irrisolvibile. Un giorno sento il bisogno di partire, un bisogno talmente forte che non avevo mai avvertito se non fino a quel momento. Passeggiando al parco, ascolto per caso i discorsi di alcune signore che chiacchieravano tra loro, discutevano di Medjugorie. Pensai, anzi non pensai a nulla, lo scelsi come destinazione e basta pur non sapendo come mai. Una piccola valigia e da sola decisi di partire, dopo due giorni. La musica in auto, direzione Ancona e da lì iniziò quella che si è rivelata una fantastica avventura che ha segnato per sempre la mia vita.
Dal porto del Capoluogo dopo le pratiche d’imbarco il mio viaggio col traghetto verso Spalato. Il vento tra i miei capelli, non sapevo davvero di cosa avessi bisogno di partire per ritrovarmi, quello sì. Da Spalato poi verso Medjugorje. Nell’imbarcazione trovo una ragazza che come me aveva fatto la stessa cosa.
Parliamo di tutto, di noi delle nostre difficoltà e più andavamo avanti più ci rendevamo conto di quanto fossero simili i nostri percorsi. Arriviamo a destinazione ci sistemiamo in un hotel ed abbiamo la fortuna di aver trovato stanze libere. Non avevamo prenotato nulla. L’indomani  come tutti ci avviamo con le tante persone che si raccoglievano per l’inizio delle attività religiose.  La ragazza mi dice “prendi in mano questo rosario è tuo, te lo regalo”. Non sapevo neanche da dove iniziare, davvero.  Più tardi iniziamo il nostro più importante cammino partecipando alla solenne Via Crucis sul Krizevac. Accanto a noi due ragazzi. Li osservavo, li ammiravo talmente tanto che mi distraevo dal mio percorso. Uno dei due, dalla camminata affaticata per un problema alla gamba, e dal passo claudicante veniva sorretto dal suo amico lungo quel tragitto tra i sassi. Ho provato tenerezza e mi sono avvicinata per chiedere se avessero bisogno di aiuto. Accettano e ci avviamo con loro.
Metri e metri di salita, dopo una fatica inziale la stanchezza scompare, prendono il posto le parole e l’ammirazione verso quei due nuovi  compagni di viaggio e verso quel ragazzo che prende a se l’amico in difficoltà per supportarlo in questo pellegrinaggio. Tutti e quattro in silenzio, io con il rosario in mano per tutto il percorso. E poi il lento cadenzare della preghiera. Molte parole non le ricordavo. Molte preghiere erano scomparse dalla mia mente. Ma prego lo stesso con loro mentre a turno ci diamo una mano per aiutare quel giovane nella sua difficilissima salita. Il compagno di mi dice:  “se vuoi ti spiego come si prega. Ho capito che stai brancolando nel buio”. Da quel momento ci fermammo un attimo si avvicinò a me e con pazienza illustra tutti i passaggi, ironizzando sulla mia ignoranza.
Da quel momento non ho più abbandonato il rosario. Quel giorno ho ritrovato me stessa ed un amore. Quello di Carlo, il tenero ragazzo che aiutava l’amico nella sua salita. Non posso fare a meno della preghiera, ne sento il bisogno quotidiano. Il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, porta al cuore stesso della vita cristiana. Il Rosario è insieme. •

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