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I giovani del Servizio Civile si raccontano

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Fermo: La Caritas Diocesana realizza progetti di sostegno ai minori, agli anziani e agli emarginati

Montecosaro: signora ottantenne si ritrova sola ad affrontare difficoltà di cui prima si occupava il figlio ora in coma farmacologico.
Tutto ha avuto inizio con una telefonata ai servizi sociali del Comune di Montecosaro in cui si chiedeva aiuto e sostegno per la signora Anna (nome di fantasia). Al telefono un uomo, amico del figlio della signora, il quale racconta delle difficoltà che sta attraversando in questo momento la famiglia in questione. Dal suo racconto è emerso che il figlio Stefano (nome di fantasia) è in gravi condizioni di salute mentre sua madre, rimasta sola in casa, non è in grado di badare alle incombenze quotidiane essendo in forti difficoltà fisiche, psicologiche ed economiche. È proprio il figlio ad occuparsi della gestione economica, dell’igiene della casa e della mamma, in pratica di tutto ciò che serve nella vita di ogni giorno, ed ora sembra lottare tra la vita e la morte. La poverina non essendosi mai occupata di tutto ciò non si trova in condizioni buone, è proprio in forte stato confusionale. I Servizi Sociali, dopo aver approfondito la situazione, hanno pensato di coinvolgere la Caritas Parrocchiale e anche noi ragazze del Servizio Civile per vedere come poter intervenire tutti insieme al più presto nel sostenere questa anziana mamma impaurita. Lei si trovava senza soldi e non ricordava neanche in quale banca ritira la sua pensione; non è in grado di farsi l’igiene personale e ancor di meno quella della casa. Oltre a questo vive anche una condizione di indifferenza e isolamento da parte dei vicini. Ora sono stati rintracciati dei parenti di Anna che, venendo a conoscenza della situazione, si sono preoccupati e hanno voluto contribuire nell’aiuto di questa loro cugina collaborando così alla costruzione di questa rete di sostegno. Inizialmente ci siamo preoccupati di fare amicizia con l’anziana signora e di cercare di capire come meglio aiutarla. Abbiamo parlato a lungo con lei per vincere ogni possibile diffidenza, entrare in sintonia e conquistare la sua fiducia. La Caritas ha dato la disponibilità di una signora che per 3 ore settimanali si reca dalla signora Anna per aiutarla nelle pulizie personali e domestiche. Anche il Comune le ha concesso per 2 ore a settimana una colf. Infine noi ragazze civiliste per ora ci occupiamo qualche volta di fare la spesa che poi le portiamo. Dopo un po’ di tempo fortunatamente Stefano, il figlio della signora, si è ripreso ed è tornato a casa, anche se di problemi ce ne sono ancora molti sia per lui che per la mamma. Stiamo ancora continuando ad accompagnarli giornalmente cercando di portare un po’ di calore e vicinanza. Questa vicenda mi ha colpito molto e anche rattristato e mi ha fatto pensare a chissà quanti anziani, magari nelle grandi città, si possono venire a trovare in situazioni simili senza nessun aiuto e senza sapere neanche a chi chiederlo. Penso siano momenti veramente angoscianti. Ma vedere come tutti ci siamo mossi uniti e concordi per aiutare al meglio mi ha anche dato speranza. Ho anche compreso come a volte anche noi ragazzi del Servizio Civile possiamo fare la differenza e portare un contributo importante anche in situazioni gravi. Posso dire con sicurezza di essere oggi ancora più convinta di aver fatto la scelta giusta nel dedicare un anno della mia vita di giovane al servizio degli altri e, in particolare, agli anziani soli. •
Najada Rinxhi

Ciao a tutti! Mi chiamo Evis e ho 25 anni. Dal 17 ottobre 2017, sto svolgendo il Servizio Civile Nazionale presso l’Oratorio Parrocchiale di Morrovalle.
Il mio compito è quello di aiutare i bambini nel doposcuola e poi nel gioco libero e strutturato e di essere di supporto a tutte le persone, giovani e adulti, che frequentano l’oratorio per attività diverse.
Quando sto con i bambini, io mi sento come il loro fratello maggiore: mi chiedono aiuto nei compiti, consiglio per risolvere piccoli problemi ed è questo aspetto del mio servizio che io amo di più. In realtà, prima del servizio civile, io non avevo mai frequentato un oratorio e non conoscevo la bellezza di poter aiutare e stare vicino ai bambini. Questa esperienza mi ha dato molto fiducia in me stesso: penso che poter aiutare gli altri, specialmente i più piccoli, sia la cosa più bella che ti possa capitare.
Il sorriso di un bambino ti rimane nel cuore e trasforma una giornata grigia in una giornata a colori.
Devo ringraziare anche tutte le persone adulte che mi aiutano a svolgere bene il mio servizio: il parroco Don Luigino, la mia OLP Francesca Latini e la referente Caritas per Morrovalle Giuliana Zacconi. •
Evis

La Caritas Interparrocchiale di Porto Sant’Elpidio ha come prerogativa quella di accompagnare le famiglie che si trovano in disagio, affinché possano ritrovare la dignità che ogni essere umano ha il diritto di possedere. Nel anno 2016/2017 si sono rivolte alla Caritas 115 famiglie; i dati evidenziano che il72,2% degli assistiti sono famiglie italiane nello specifico 83, mentre il 27,8% dei richiedenti sono stranieri. La sede nel anno precedente ha ricevuto188 richieste di aiuto, le quali erano finalizzate, nella maggior parte dei casi, al pagamento di utenze o quote d’affitto, ed è riuscita ad intervenire su 153 (81,38%) casi. Lo scopo di tutto ciò?
E’ informare che la Caritas è presente sul territorio e che ha la necessità di comunicare che insieme possiamo farcela! Possiamo ridare un barlume di speranza a chi non ne ha e che sono schiacciate dalle sofferenze del mondo. •
Ana Julia

Quando ho iniziato il servizio civile in Caritas, non sapevo di preciso che tipo di persone avrei incontrato e che tipo di esperienze avrei fatto. Desideravo solo fare un’esperienza nel sociale e mettermi in gioco con persone in difficoltà. Cosa dire quando madri di famiglia o figli appena maggiorenni vengono da te disperati per chiedere un pacco alimentare o una dritta per trovare lavoro. O quando uomini di ogni età vengono semplicemente per fare due chiacchiere e raccontarti di come anche la domanda per il REI è stata respinta. Ci sono poi quelli che bussano e chiedono semplicemente di potersi fare una doccia o di poter bere un caffè caldo dopo l’ennesima notte al freddo. Solo 14 sono infatti i posti letto disponibili nel dormitorio maschile, sembrano tanti ma in realtà non bastano mai. La necessità di avere un tetto sopra la testa al momento è in crescita a causa del fatto che chi perde il lavoro poi non lo ritrova. Non ti rendi conto di quanto questa Italia stia soffrendo finché non tocchi con mano le sue ferite sanguinanti. Se non fosse per la distribuzione mensile di pacchi alimentari per le famiglie che ne fanno richiesta, molte persone non saprebbero cosa mettere sotto i denti; non parliamo solamente di extracomunitari nei circa 150 nuclei famigliari coinvolti. Molto importante è stato il progetto “Cibo bene comune”; esso consente alle attività commerciali che desiderano aderire di donarci il cibo invenduto del giorno prima o della spedizione precedente, oramai vicino alla scadenza ma ancora buono da mangiare. Parliamo di paste, pizza, pasta fresca ma anche confezioni di marmellata in barattolo. Seppur nel piccolo e con poco, ho capito che tutti possiamo dare una mano e fare la differenza se lo vogliamo. Di volontari pronti a rimboccarsi le maniche c’è sempre bisogno. Soprattutto per consentire continuità ma anche un ricambio generazionale. Ovviamente si svolge anche tanto lavoro d’ufficio. Le scartoffie da compilare non mancano mai e sviluppi un certo talento organizzativo. Ad un ragazzo che esce ora dalle superiori e non sa bene quale strada imboccare consiglierei vivamente un anno nel servizio civile in caritas. Sentendo e confrontandosi costantemente con i bisogni e le esigenze altrui si possono, da specchio, percepire anche le proprie e perciò chiarirsi le idee. Aiutare gli altri per aiutare sé stessi. Il lavoro non è comunque l’unica attività. Mensilmente infatti tutti i civilisti della diocesi di Fermo vengono riuniti insieme per la formazione. Si tratta di un momento non solo di apprendimento ma soprattutto di convivialità e un’opportunità per fare amicizia con altri ragazzi che stanno vivendo le tue stesse esperienze e condividendo con te i tuoi stessi dubbi sul mondo di oggi. Siamo tutti sulla stessa barca. •

Beatrice Cassetta

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