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“Tendendosi per raggiungere”

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La strada si apre non solo ai passi ma anche all’anima e al cuore

Ho fatto una cosa strana, in un giornata strana: ho letto poesie, racconti e brani di saggi, in luoghi strani. Una poesia adatta, un racconto adatto. In un luogo adatto.
Ho iniziato dal lungo Tenna, zona di Fermo, nei pressi dell’aviosuperficie. La ghiaia del fiume crea isolette tra acque d’argento. Una vegetazione verdissima fa da quinta. Purtropp,o la mano dell’uomo ha lasciato rifiuti di anni. Stonano, sporcano, deturpano. Scorro la prima enciclica di Giovanni Paolo II. Un passo dice che l’essere umano sembra «non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo». Eppure, scrive papa Francesco «Dio ha voluto questa terra per noi, sue creature speciali». Uno sprone, una spinta. Rifletto. C’è il sole. Canticchio. Francesco Guccini ha citato l’inizio di una canzone di Martin Fierro, autore argentino: «Qui comincio a cantare, accompagnato dalla chitarra, l’uomo che, colpito da una pena straordinaria, come un uccello solitario, con il cantare si consola». Consolazione, alla latina: sentirsi insieme, immersi in qualcosa di più, unità, armonia. Riparto. In ogni senso.
Raggiungo Cerreto, la piccola spianata dove, in occasione della festa medievale, ho letto un mio racconto. Ne ripropongo l’incipit a me e all’infinito che mi circonda: «E tu cerchi qualcosa. Cerchi qualcuno. Cerchi… Come se il tuo animo stesse tendendosi… tendendosi per raggiungere…un desiderio, ma più che un desiderio…».
Un trattore è in movimento. Sulla collina di fronte ci sono pecore al pascolo.
Arrivo ad Alteta. Più nessuno in piazza. Un gruppo di ardimentosi vorrebbe farla rinascere. M’imbatto in Fabio Castellani, architetto e barba da profeta. Leggo il XIV Paradigma di un suo libricino dal titolo Sognando California. «Il nulla non è mai esistito, lo spirito è prima dell’energia. L’energia emana dallo spirito, che la fa vivere intervenendo in essa con il solo scopo di sublimarla». Mi allontano per cogliere il borgo nel suo insieme. Ho con me una poesia di Franco Arminio: «I paesi si salvano con gli occhi. Prima bisogna guardarli come un uomo giovane guarda una donna bellissima…».
Cimitero di Montegiorgio. Vado sempre a trovare la mia storia tra i loculi della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Volti amici, volti famigliari. Occorrerebbe ricordarli tutti, nome su nome. Mi soccorre ancora Arminio. Leggo con un filo di voce: «E comunque pure se moriamo non è che possiamo morire un’altra volta. Allora andiamo nella giornata da signori, il bene sia benedetto, benedetto l’andare in giro, e ancora il pranzo e scrivere a qualcuno, leggere, camminare, guardare un muro». Non è preghiera eppure lo è.
Arrivo al Santuario della Madonna dell’Ambro. Salgo da dietro per Balzo Rosso. Mi fermo nella faggeta. «Per prima cosa attenzione al luogo, un pensiero che viene in un bosco è diverso da un pensiero che viene in ascensore… Capire che la questione non è farsi spazio nel mondo, ma sentire lo spirito che c’è in ogni spazio».
C’è un passo della Bibbia che avverte: «… corsero dietro al nulla diventando loro stessi nullità».
Alla vanità del mondo preferisco il silenzio delle cime e l’abbraccio del creato. •

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